Il nuovo direttore di Repubblica: “Non voglio pensare ai tagli ma alla crescita”

Calabresi: “L’informazione parte dal telefonino”

Mario Calabresi

Mario Calabresi

ROMA – “La dieta informativa non parte più dalla carta, dalla tv o dalla radio, ma dal telefonino”. Parola di Mario Calabresi, nuovo direttore de La Repubblica, che racconta il piano editoriale all’assemblea dei giornalisti e indiretta streaming agli utenti del sito, alle cui domande risponde poi, sempre in tempo reale. Tra i quali c’è chiede quale sarà la sua linea politica.
“Mi sembra che la gente ragioni sempre di meno di destra e sinistra e sempre più su cambiamento e conservazione – afferma –. La cosa fondamentale è rispettare il dna del giornale e fare dei cambiamenti: essere costruttivi non vuol dire essere collaterali al governo, vuol dire anzi tirare fuori le cose che non funzionano e far vedere che possono funzionare meglio”. Immediatezza nella divulgazione delle notizie, ma anche accuratezza, sono i criteri citati dall’ex direttore de La Stampa.
“La battaglia fondamentale – sostiene – è quella del mattino, non quella della sera. Penso che alle 7 del mattino ci debba essere un vicedirettore, un caporedattore centrale e una presenza in ogni redazione. La prima riunione è alle 8, una riunione veloce in cui si imposta il lavoro. L’integrazione si può fare serenamente alle 11, con il racconto di quello che stiamo facendo e come siamo disposti sul campo”. Sono in arrivo, quindi, anche novità organizzative.
“Non ha più senso avere una redazione per la carta e una per Repubblica.it – sostiene –, non ci qualificheremo per i sistemi distributivi, che sono un punto secondario. Faremo un prodotto unico”.
Il giornale del giorno dopo dà il contesto e inquadra le notizie, che devono però finire subito sul sito. Una scelta in linea con quella spiegata dal direttore de Il Corriere della Sera, Luciano Fontana, qualche giorno fa e – come ricordato da Calabresi – seguita anche da La Stampa e da gran parte dei giornali internazionali. Dal 2007, quando i ricavi erano a quota 430 milioni, c’è stato un calo di 200 milioni, dovuto soprattutto al crollo della pubblicità sulla carta. I ricavi sul digitale sono cresciuti da 14 a 35 milioni, senza riuscire a controbilanciare le perdite.
“Non voglio vivere alla giornata – dice Calabresi –, rischiando di avere nuovi stati di crisi tra due anni. Voglio portare il giornale nel futuro senza pensare ai tagli ma alla crescita”. Per far questo bisogna cambiare: “Non possiamo più fare il gigantismo sulla carta. La carta deve essere più curata, asciutta e scelta. La stagione del gigantismo è finita”. (Ansa)

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