Il Gruppo Sardo Ungp: “Difendiamo uno dei capisaldi dell’autonomia professionale”

Pensioni Inpgi: non tagli, ma una seria riforma

pensionatiCAGLIARI – Il prossimo anno si annuncia decisivo per capire se i giornalisti italiani potranno continuare a contare su uno dei capisaldi dell’autonomia professionale, il loro istituto di previdenza che ha rappresentato un modello virtuoso di gestione privatistica del capitolo pensioni, da anni tema centrale del dibattito politico-sociale nel nostro paese.
Da tempo gli operatori dell’informazione si incontrano, ma più spesso si scontrano, sulla gestione attuale e sulle prospettive future dell’Inpgi, atteso nei primi mesi del 2016 da un appuntamento importante: il rinnovo degli organismi dirigenti dell’Istituto. Noi operatori dell’informazione ci siamo ritenuti al riparo dai temporali che hanno investito il sistema previdenziale italiano e ora stiamo cercando di recuperare il tempo perso. Ma non è facile perché servono ingredienti in questo momento rari: la condivisione, la partecipazione e, soprattutto, la capacità di unire le forze e non lasciare che prevalgano corporativismi e deleterie divisioni per fazioni.
Come Gruppo Sardo Giornalisti Pensionati, facciamo nostre le posizioni, le iniziative, le proposte e le proteste (l’ordine non è casuale) dei Gruppi regionali, dei Presidenti e di colleghi autorevoli che hanno offerto spiegazioni e analisi per contrastare alcune delle decisioni assunte negli ultimi mesi dal Cda dell’Inpgi e in primis dal suo Presidente. A cominciare dai dubbi sollevati dai colleghi del Piemonte sugli inspiegabili motivi del ritardo nell’applicazione della delibera sul prelievo forzoso sulle pensioni.
Giustamente il presidente del Gruppo si chiede “perché la riforma continua a dormire sui tavoli dei ministeri vigilanti. Forse perché é tutta la manovra ad essere ritenuta insufficiente allo scopo di mettere in ordine i conti dell’Inpgi?”. E come non essere d’accordo con i colleghi romani quando ricordano che contro “l’arbitrario ed illegittimo prelievo forzoso sulle pensioni dei giornalisti” si è abbattuta una pioggia di diffide legali che dovrebbero aprire gli occhi sia all’Inpgi sia ai ministeri vigilanti. E che dire del diniego alla richiesta di alcuni colleghi di accesso agli atti del Fondo Immobiliare, dove Inpgi e InvestireSgr non pubblicano i bilanci, i documenti e gli atti relativi agli immobili apportati, alla loro valutazione, alla selezione dei periti valutatori e le perizie di stima redatte da terzi indipendenti, in palese contrasto con la normativa nazionale in materia di trasparenza e della prassi seguita da altre Casse previdenziali. Un primo squarcio di luce è venuto dal Senato con un ordine del giorno che ribadisce, in materia di pensioni, il rispetto delle regole vigenti per coloro che già sono titolari di prestazione previdenziale o sono prossimi a conseguirla nel nome del principio per cui ogni cambiamento deve potenzialmente consentire al cittadino un recupero operoso di reddito, come evidenziato dalla giurisprudenza costituzionale.
Auspichiamo che prima del voto gli organismi rappresentativi della categoria assumano le opportune iniziative che servano a far capire all’opinione pubblica che non è in atto un’azione di difesa corporativa di privilegi, ma il tentativo – non facile ma obbligato – di ammodernare e rilanciare un sistema previdenziale che tuteli i diritti di tutti i giornalisti italiani, di quelli in pensione e di quelli che matureranno questo sacrosanto diritto al termine del proprio ciclo lavorativo. È, altresì, indispensabile che tutti gli operatori dell’informazione (dai giornalisti in attività ai pensionati, dai precari ai freelance) difendano ruolo e compiti del nostro Istituto di previdenza, a prescindere da chi oggi lo dirige e che avrebbe da tempo dovuto fare un passo indietro. E non basta certamente il tardivo – e, per molti versi, ridicolo – taglio degli emolumenti degli amministratori per ristabilire quello spirito di servizio che deve sempre improntare l’attività di chi è stato chiamato dai colleghi ad esercitare compiti di rappresentanza e guida negli istituti della categoria. È tempo di voltare pagina e rivolgiamo un pressante appello al Cda uscente a limitarsi a una rigorosa gestione dell’ordinaria amministrazione, auspicando nel contempo un confronto a tutto campo tra i candidati, invitandoli ad esprimersi su alcune proposte del Gruppo Sardo Giornalisti Pensionati, così riassunte:
– mettere a disposizione dell’Ungp i dati che riguardano i pensionati (per fasce di redditi, di età, distribuzione territoriale, etc);
– fissare un tetto (lo stipendio contrattuale del redattore capo) per la remunerazione del presidente e sulla falsariga, le altre retribuzioni previste e i gettoni di presenza;
– Presidente, o un suo delegato, devono assumere un formale impegno (dichiarandolo nel programma e ribadendolo nella seduta di insediamento) a partecipare alle riunioni del Consiglio nazionale dell’Ungp;
– Presidente e nuovo Cda devono impegnarsi, già dalla seduta di insediamento, a rispettare le norme vigenti in materia di intangibilità dei trattamenti pensionistici, coinvolgendo tutti gli organismi della categoria nei progetti o iniziative di riforma del sistema previdenziale dei giornalisti.
Chiediamo, infine, che il nuovo Cda promuova, in raccordo con gli altri organismi della categoria, un convegno sul regime fiscale applicato alle pensioni a livello europeo, per evitare che alla fuga dall’Italia di un gran numero di pensionati Inps (come segnalato in una documentata nota dal presidente del Gruppo romano) si aggiunga, a breve, quella di molti giornalisti pensionati, attratti da una serie di vantaggi fiscali, di costo della vita e altro, che vige in diversi paesi europei ed extra-europei. In questa ottica ci pare indispensabile aprire una finestra di dialogo costante con le forze politiche, anche alla luce della presenza tra le loro fila di diversi giornalisti eletti in Parlamento.

Giorgio Greco
Presidente Gruppo Sardo Giornalisti Pensionati

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