ROMA – In piazza Madonna di Loreto, a trecento metri da quel Campidoglio che hanno raccontato per oltre dodici anni, hanno “rottamato” telecamere e microfoni. Una manifestazione simbolica dei giornalisti e dipendenti di Roma Uno, la prima emittente televisiva tutta romana che ora – con un passaggio di proprietà che tutto è fuorché un rilancio e una valorizzazione della testata giornalistica – rischia la chiusura.
Ci sono tre mesi di stipendi arretrati, il segnale fermo da giorni, manca un piano aziendale. Il nuovo proprietario – l’imprenditore Fabrizio Coscione – dice di voler tagliare l’organico e sembra aver già dimenticato l’impegno di risanare il debito preso al momento dell’acquisto dell’emittente.
“Una tv come Roma Uno – denuncia il Sindacato Cronisti Romani – non è una frequenza, ma è un giornale, una voce che racconta la città. Il sospetto, e il timore, è che alla nuova proprietà non interessi di aver acquistato un patrimonio di credibilità che ora sarebbe stupido buttare nel cestino, proprio come sono stati buttati – simbolicamente – i microfoni e le telecamere nella protesta dei lavoratori (giornalisti, ma anche personale amministrativo: 29 famiglie delle quali si sta decidendo il destino)”.
Il Sindacato cronisti romani era presente alla manifestazione di ieri con una rappresentanza del suo direttivo (il presidente Fabio Morabito ed i componenti Giacomo Carioti, Emilio Orlando e Paolo Tripaldi) così come la dirigenza dell’Associazione Stampa Romana (il segretario Lazzaro Pappagallo e la vicepresidente Alessia Marani) per manifestare quella solidarietà che a Roma Uno, fortunatamente, hanno rappresentato con messaggi e dichiarazioni molti esponenti politici, oltre a tanti cittadini che a questa voce libera che ci ha accompagnato negli ultimi dodici anni non vogliono rinunciare.
“Ma la solidarietà non basta. Ci deve essere – spiega il Scr – la consapevolezza a livello nazionale che l’emittenza locale è una risorsa per la democrazia. Una risorsa che va tutelata, perché la libera informazione ha bisogno di più voci. E la stessa città di Roma – proprio ora quando gli ultimi scandali, la crisi politica, il Giubileo richiedono il massimo dell’attenzione – è danneggiata da questa vicenda, così come già lo era stata con lo smantellamento della redazione di T9. Servono incentivi, una normativa di «protezione» per l’emittenza che fa informazione, tutele per le testate giornalistiche di radio e tv locali nei passaggi di proprietà. Una sfida che il sindacato deve affrontare subito perché è anche un’emergenza di libertà”.
Manifestazione davanti al Campidoglio che i giornalisti hanno raccontato per 12 anni