PRETORIA (Sudafrica) – Nei momenti più drammatici del suo processo per l’omicidio di Reeva Steenkamp, Oscar Pistorius recitava? La domanda che si sono posti molti osservatori e i familiari della fidanzata uccisa di fronte alle scene di contrizione, di dolore, di pianto a singhiozzi e perfino di vomito esibite nell’aula di tribunale dall’atleta, è affiorata prepotentemente in questi giorni di pausa processuale: una giornalista anglo-sudafricana, Jani Allan, basandosi su “fonti attendibili”, ha affermato in una lettera aperta che Pistorius si è preparato al processo, e lo fa tuttora, prendendo lezioni di recitazioni da un attore professionista.
La portavoce della famiglia Pistorius, Anneliese Burgess, oggi ha ufficialmente smentito con decisione le affermazioni della Allan definendole una tragica “burla” montata ai danni delle vittime di un dramma. Ma l’affermazione della Allan hanno provocato comunque una certa sensazione sui media e rischiano di minare ulteriormente la posizione processuale del campione, già difficile dopo lo stringente controinterrogatorio dell’accusatore, Gerrie Nel, che ha colto diverse contraddizioni nella già fragile versione dei fatti presentata dalla difesa. E rischia di demolirne anche il profilo psicologico, i suoi momenti di dolore e di emozione, a volte plateali, scrutati da occhi attenti che si sono interrogati sulla loro genuinità e buona fede e sui suoi veri sentimenti per Reeva.
“Ho appreso da una fonte affidabile che stai prendendo lezioni di recitazione per le tue giornate in tribunale”, ha scritto nella sua lettera aperta a Pistorius la Allan, secondo la quale l’attore professionista “ha un compito impossibile”.
La giornalista aggiunge di trovarlo un ragazzo viziato: “Oscar, io ti osservo piagnucolare e vomitare sul banco degli imputati. Per me rappresenti pienamente tutto ciò che l’Occidente detesta dei bianchi sudafricani che fanno una vita agiata”.
La portavoce Burgess ha replicato: “Neghiamo nei termini più forti il contenuto della lettera per quanto riguarda il nostro assistito e neghiamo inoltre che il nostro assistito abbia preso lezioni di recitazione o di controllo delle emozioni in qualunque forma”.
Durante il suo sferzante interrogatorio, il procuratore Nel ha accusato Pistorius di fare “sceneggiate” e di versare lacrime di autocommiserazione per evitare di rispondere a domande spinose su cosa accadde quella notte di San Valentino del 2013, quando l’imputato sparò attraverso la porta del bagno alla fidanzata affermando di aver creduto si trattasse di un ladro introdottosi in casa sua in piena notte.
Un errore in buona fede commesso per paura, sostiene Pistorius, in un goffo tentativo di difendere la sua amata fidanzata. Un omicidio commesso volontariamente, secondo l’accusa, al termine di un lungo litigio, i cui strepiti sono stati uditi da vari vicini di casa chiamati a deporre in aula nelle prime fasi del processo.
Il dibattimento riprenderà il 5 maggio e forse qualcuno guarderà alle emozioni esibite in aula da Pistorius con occhi nuovi, in un processo che per lui al momento appare in salita.
Fabio Govoni/Ansa