RENDE (Cosenza) – E’ proprio vero che non c’è limite al peggio quando il peggio diventa una forma mentis o uno stile di vita. Stamattina ci siamo ritrovati in redazione e abbiamo appreso che il misterioso liquidatore, che attualmente non risulta ancora registrato alla Camera di Commercio, ha mandato un’altra delle sue email mannaia alle ore 18.47 di venerdì 18 aprile (lo stesso giorno in cui ha interrotto le pubblicazioni dell’Ora e ha oscurato il sito impedendo persino la consultazione dell’archivio, quindi cancellando ogni traccia del nostro lavoro).
Il contenuto di questa comunicazione noi lo ignoravamo poiché era stato inviato ad un dipendente amministrativo, quel giorno assente perché in ferie. Con questa email il Bilotta “autorizza” ad organizzare già da stamattina il ritiro delle attrezzature e di tutto quanto apparteneva alla C&C, la nostra società editrice, all’interno delle nostre redazioni periferiche chiedendo lo sgombero immediato di tutti i locali delle redazioni in affitto.
Ancora una volta i più elementari diritti dei lavoratori, le libertà fondamentali degli individui, la dignità umana e professionale sono stati gravemente calpestati.
Nessuno di noi, per il momento, è stato licenziato quindi come si può impedire di fatto a qualcuno di andare sul posto di lavoro facendoglielo trovare chiuso o senza le strutture necessarie o senza aver avuto alcun preavviso? E soprattutto come può Bilotta agire da dittatore, a che titolo?
La sensazione è che la fretta nasca soltanto da voler far passare nel silenzio le manovre poco chiare che hanno scandito quest’ultimo mese dell’Ora. Manovre che conducono sempre alla volontà di far passare la testata a De Rose che magari, poi, l’affiderà ad un altro soggetto (noi sappiamo già chi è), nella trita e purtroppo drammatica logica del’accurduni che uccide la Calabria.
Non possiamo ignorare queste violazioni, non possiamo farle passare nel silenzio. Queste sono solo l’apice di un malcostume diffuso sono purtroppo state la regola per decenni.
Luciano Regolo e i giornalisti de “l’Ora della Calabria”