PALERMO – Un pezzo di giornalismo, siciliano ma non solo, che se ne va: è morto a 93 anni Aurelio Bruno, cronista di altri tempi e professionista dallo stile umile e semplice. Cronista di nera e giudiziaria, Bruno, che era laureato in Giurisprudenza, cominciò giovanissimo il mestiere – aveva appena 18 anni – al quotidiano L’Ora. Proseguì la carriera lavorando per numerose testate come il Mattino di Sicilia, Telestar, La Sicilia. Lavorò anche per l’Ansa e la Rai.
Memoria vivente di notizie e aneddoti, Bruno aveva anche un enorme archivio cartaceo con articoli e documenti ormai introvabili. Ad esempio rammentava, sorridendo, la volta in cui il boss Beppe Di Cristina gli disse: “Si ricordi che la virtù di un giornalista è la moderazione”.
Da cronista vecchio stampo, che usava i piedi per inseguire le storie, ha raccontato le grandi vicende siciliane tra cui il caso del bandito Salvatore Giuliano, la strage di Ciaculli del 1963, la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro e l’uccisione del cronista Mario Francese. E ancora l’eliminazione del vice questore Boris Giuliano e quella del giudice Cesare Terranova, l’attentato al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Per ultimo si è occupato delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Superati i 75 anni, Bruno si aggirava ancora nei corridoi del palazzo di giustizia palermitano cercando notizie e salutando avvocati e magistrati vecchi e nuovi. In tutta la sua carriera non è mai stato querelato ed era stato nominato cavaliere della Repubblica.
Il 26 novembre 1995 il quotidiano L’Unità gli dedicò un’intera pagina del giornale intitolata “Cronista da marciapiede” in cui il giornalista raccontava episodi della sua lunga carriera, come quando scoprì l’avvelenamento di Gaspare Pisciotta. Scompare, insomma, con lui la memoria storica del giornalismo siciliano.
I funerali di Aurelio Bruno si svolgeranno oggi a Palermo, alle 12, nella Chiesa del cimitero di Sant’Orsola.
Memoria storica del giornalismo siciliano, iniziò a 18 anni a L’Ora. Aveva 93 anni