CITTA’ DEL VATICANO – ‘“Giovanni Paolo II non voleva che si sapesse delle guarigioni, ma io ho assistito a diversi episodi”. Lo testimonia Arturo Mari, fotografo personale di Giovanni Paolo II in una intervista pubblicata dalla rivista da “A Sua Immagine” nella quale ripercorre le tappe di una vita passara con il futuro Santo: dal primo incontro con il giovane Wojtyla ai tempi del Concilio Vaticano II, alla prima foto una volta eletto Papa, fino all’ultima carezza prima della morte.
Mari si è detto certo di aver vissuto “per 27 anni accanto ad un Santo”. “Il Papa – racconta lo storico capo del servizio fotografico dell’Osservatore Romano – l’ho reputato come il mio papà e lui mi ha tenuto come un figlio. E’ stata un’esperienza straordinaria. Era un uomo molto aperto”.
Parlando, in particolare, degli episodi di guarigioni compiuti da papa Wojtyla, Mari ricorda, ad esempio, il caso di “una donna con il figlio di un mese e mezzo ricoverato in oncologia al Bambin Gesù. Era nell’ultima stanza del reparto, quando il Papa entrò, la donna, gridando, staccò il bambino dalle flebo e dai tubi e glielo gettò addosso. Poi si mise a piangere e si buttò ai piedi del Papa, urlando: “Guariscilo, sta morendo”.
Il Papa – racconta ancora Mari – prese il bambino tra le braccia come un papà. Dopo si chinò, sollevò la mamma, e avvicinò la testa della donna al suo cuore iniziando a parlarle. Due giorni dopo il bimbo era guarito”.
Ma casi simili, precisa nel corso dell’intervista, “sono accaduti in Messico, ma anche a San Pietro. E’ successo alla moglie di un mio amico: a causa di una malattia neurodegenerativa non parlava da anni – è la sua testimonianza diretta – . Il Papa le passò vicino e le disse: “Buongiorno, come sta?” E lei replicò: “Bene, grazie”. Restammo di sasso io, il marito e gli altri amici che li accompagnavano, poi per la gioia scoppiammo in lacrime”. Episodi ripetuti e che, forse, hanno riguardato anche il papa emerito Benedetto XVI.
“Il cardinale Ratzinger ha avuto tre interventi e per tre volte ha dato le dimissioni. – ricorda il fotografo – Quando è stato in ospedale la terza volta, andò a visitarlo Giovanni Paolo II. A un certo punto rimasero soli nella stanza e qualcosa è successo. Io non posso dire di più perché ero fuori dalla stanza”. Ed è accaduto qualcosa anche a lei direttamente? Domanda la giornalista.
“A causa del troppo lavoro, dopo che sono andato in pensione, ad un certo punto, non camminavo più. La mia schiena aveva risentito del peso delle macchine fotografiche portato così a lungo. Un professore mi ha portato in America, nel Minnesota, in un centro di alta specialità: quando stavo per entrare in sala operatoria, l’anestesista mi concesse di stare un attimo da solo. Lì ho detto: ‘Giovanni Paolo da lassù mi vedi che sto sorridendo. Entro con il sorriso, se va bene esco con il sorriso, ma se vedi che va male lasciami dormire’. Dopo tre ore e mezzo dall’intervento ero già in piedi – è il racconto di Mari – . In stanza sentivo un profumo intenso di rose e chiesi a mia moglie perché avessero spruzzato del deodorante. Nessuno, tranne me, però, sentiva quell’odore. Ecco, Giovanni Paolo II era lì: quello era il profumo che sentivo quando entravo nell’appartamento papale”. (Asca)
Arturo Mari racconta: “Ho vissuto per 27 anni accanto ad un Santo”