ROMA – Ancora una vittoria per i giornalisti dell’Ufficio Stampa del Campidoglio e una bruciante sconfessione dell’operato dell’Amministrazione capitolina. Il giudice del lavoro di Roma ha condannato Roma Capitale a reintegrare nell’Ufficio Stampa con il giusto inquadramento professionale (D3) una giornalista destinata a mansioni amministrative circa un anno fa insieme ad altri cinque colleghi.
Una sentenza esemplare che condanna l’operato dell’amministrazione obbligando alla corresponsione delle differenze retributive accumulate nel tempo e riconoscendo anche il danno “da dequalificazione”.
Si tratta già della seconda sentenza in pochi mesi che va in questa direzione rendendo ormai palese come il provvedimento adottato un anno fa fosse iniquo e lesivo dei diritti e della dignità dei lavoratori.
Appare tra l’altro decisamente contraddittorio l’atteggiamento assunto in questa vertenza da Roma Capitale e dal sindaco, Ignazio Marino, che fa giustamente della legalità e della trasparenza i perni del sua attività e del suo impegno quotidiani.
Lascia sgomenti che si debba passare attraverso l’ennesima sentenza per vedere correttamente applicata una legge nazionale (legge 150 del 2000) con tanto di spreco di denaro pubblico, e che ci si ostini a disattendere un’altra sentenza di corretto inquadramento professionale risalente addirittura al febbraio 2014 relativa ad un’altra collega dell’Ufficio Stampa.
Il Comitato di Redazione esprime la piena soddisfazione per una sentenza di giustizia e verità e si impegna a mantenere alto il livello di attenzione e di lotta per una corretta e completa applicazione.
Il Cdr dell’Ufficio Stampa di Roma Capitale