MILANO – Ammontano ad “almeno 200mila euro” i soldi che il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, avrebbe ricevuto da Andrea Toschi, amministratore delegato della società Adenium del gruppo Sopaf, per «il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio, in particolare per gli investimenti che Camporese aveva veicolato quale presidente di Inpgi su Adenium Sgr, nonchè sui canali di conoscenze e contatti che aveva offerto a Toschi per la propria attività».
È quanto ha scritto il pm di Milano, Gaetano Ruta, nell’avviso di chiusura inchiesta sul crac Sopaf, nel quale contesta a Camporese i reati di corruzione e truffa, in merito a una operazione che avrebbe danneggiato l’Istituto di previdenza dei giornalisti per 7 milioni di euro, attraverso l’acquisto di quote del Fip, Fondo immobili pubblici. I soldi rappresenterebbero un guadagno illecito ottenuto da alcuni degli altri indagati, con l’Inpgi che avrebbe pagato più del valore di mercato le quote del Fip.
Nel dettaglio, si spiega nell’avviso di chiusura delle indagini, «Toschi accordava nel 2011 e nel 2012 a Camporese, quale componente del comitato di investimenti di un fondo di fondi di private equity denominato Adenium Fundl, la somma di 25mila euro l’anno».
Inoltre, «in data 4 marzo 2013» veniva aperto presso la banca Bsi di Lugano un conto «intestato a Toschi e da questo detenuto per conto di Camporese», nel quale è stata «versata l’8 marzo 2013 la somma di 142.500 euro, utilizzata con prelevamenti per contanti nel corso del tempo».
Il reato di truffa ai danni dell’Inpgi, oltre che a Camporese e Toschi, è contestato anche ad Alberto Ciaperoni, direttore finanziario del gruppo Sopaf e amministratore di Adenium e a Gianfranco Paparella, collaboratore del gruppo. Avrebbe concorso nel reato anche Giorgio Magnoni, vice presidente di Sopaf, già sotto processo al tribunale di Milano per questi fatti in virtù del rito immediato scelto dalla procura nei suoi confronti.
Secondo la procura, l’Inpgi – per volontà del suo presidente Andrea Camporese – nel 2009 ha comprato 224 quote del Fip del valore unitario di 140.077 euro, per un importo complessivo di 30 milioni di euro. Con questa operazione Sopaf ha realizzato una plusvalenza di 7,6 milioni di euro tra la vendita all’Inpgi delle quote Fip e l’acquisto delle stesse da Immowest Promotus Holding Gmbh. Per la procura di Milano l’operazione è stata viziata da «artifici e raggiri» e quindi i 7,6 milioni rappresenterebbero un guadagno illecito per Sopaf e una truffa ai danni dell’Inpgi.
Il reato di truffa ai danni dell’Inpgi, secondo l’avviso di chiusura indagini, sarebbe consistito nel «rappresentare falsamente all’organo amministrativo di Inpgi – chiamato a ratificare la delibera di acquisto del presidente Andrea Camporese – che Sopaf fosse titolare delle quote Fip, laddove la società agiva di fatto come intermediario tra venditore e acquirente, non avendo nè la titolarità delle quote nè le risorse finanziarie per acquistarle, e che il margine di guadagno della società su tale operazione fosse quindi pari alla differenza tra il prezzo di acquisto dalla società austriaca Immowest Promotus Holding Gmbh e quello di rivendita a Inpgi». Ovvero, per la procura, Sopaf non avrebbe mai potuto comprare e pagare le quote Fip da Immowest se non avesse trovato subito Inpgi cui rivenderle e l’istituto di previdenza le ha pagate di più di quanto valevano sul mercato, facendo guadagnare Sopaf in maniera indebita – attraverso la corruzione di Camporese – «con le aggravanti del danno patrimoniale di rilevante gravità, dell’abuso di prestazione d’opera, di avere commesso il fatto ai danni di un ente esercente un servizio pubblico». (Il Sole 24 Ore Radiocor)
La Procura di Milano chiude le indagini contestando il reato al presidente dell’Inpgi