Carlo Parisi: “L’informazione non è un hobby, e così non si difende la professione”

Revisioni Odg, ecco il “decreto salva fannulloni”

OdgROMA – Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha approvato a maggioranza un ordine del giorno sulla revisione degli iscritti all’Albo professionale che consente a chi non può “temporaneamente dimostrare di possedere i requisiti previsti” di chiedere “il differimento della revisione ad una data successiva comunque non superiore a due anni”.
Una delibera, comunque, alquanto singolare considerato che l’eventuale differimento a due anni della revisione consente anche ai soliti furbi, che magari non si sono mai preoccupati di farsi pagare, di accordarsi sulla corresponsione del minimo indispensabile necessario a non farsi cancellare dall’Albo.
La decisione viene legata dal Consiglio nazionale dell’Ordine al fatto che “l’attuale grave momento di crisi sta creando parecchie difficoltà agli iscritti (Professionisti e Pubblicisti) all’Ordine dei Giornalisti sottoposti a Revisione dai Consigli Regionali ai sensi dell’art. 41 della legge 69/1963”.
Queste le motivazioni che hanno portato all’approvazione della delibera: “si continuano a registrare un forte calo delle vendite dei giornali e la chiusura quasi quotidiana di testate giornalistiche; tale situazione comporta la costante e progressiva perdita di posti di lavoro e, o, di collaborazioni giornalistiche oltre alla difficoltà di trovare nuovi spazi lavorativi; in diverse regioni si sta registrando un fenomeno senza precedenti, per portata, poiché si rilevano numerosissime cancellazioni determinate da dimissioni volontarie o da morosità che evidenziano anch’esse difficoltà economiche dei colleghi costretti a rinunciare all’iscrizione non potendo più corrispondere le quote ordinistiche; è già in atto un consistente e forzato calo del numero degli iscritti all’Ordine dei Giornalisti, tanto da determinare una riduzione nella relativa voce in entrata nel bilancio di previsione del Cnog e dei Consigli regionali; il delicato momento, così come emerso anche nella Consulta dei Presidenti e Vicepresidenti del 3 marzo 2015 e del 21 aprile 2015, impone delle scelte politiche univoche ed eccezionali in merito ai criteri di valutazione sulle revisioni al fine di non danneggiare e penalizzare ulteriormente i colleghi, e soprattutto i più giovani, che già si trovano in estrema difficoltà”.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine ha, quindi, deciso di “integrare il documento di indirizzo sulle revisioni approvato l’8 luglio 2014, stabilendo che: gli iscritti sottoposti a revisione e che non possono temporaneamente dimostrare di possedere i requisiti previsti nel suddetto documento di indirizzo, possono chiedere il differimento della revisione ad una data successiva comunque non superiore a due anni; tale facoltà viene riconosciuta anche a tutti i giornalisti che hanno presentato ricorso e per i quali l’impugnativa non sia ancora definita; gli interessati, cancellati a seguito di revisione, possono chiedere ai rispettivi consigli di appartenenza, un riesame sulla base della presente decisione; per gli iscritti che abbiano maturato il tredicesimo anno d’iscrizione il differimento è di 15 mesi; per quelli che hanno superato il quattordicesimo è di 10 mesi. I colleghi che abbiano ottenuto il differimento e si trovino ancora nella condizione di inoccupazione, prima del raggiungimento dei 15 anni di iscrizione, possono chiedere all’Ordine regionale di promuovere un’istruttoria per valutare la loro effettiva volontà di rimanere iscritti all’Odg, tenendo conto delle precedenti occupazioni e collaborazioni giornalistiche e dell’osservanza delle norme in materia di formazione permanente”.
“Forti perplessità sulla decisione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti” viene espressa da Carlo Parisi (Giunta Esecutiva Fnsi), secondo il quale “il provvedimento, così formulato, non favorisce certamente la tutela di quanti credono nella professione giornalistica. Chi dopo tanti anni di iscrizione all’Albo non ha mai aperto una posizione previdenziale all’Inpgi – osserva Carlo Parisi – non è certo vittima della crisi, ma è semplicemente un iscritto all’Ordine che non ha mai fatto il giornalista, che – per legge – deve svolgere attività continuativa e retribuita. Nè è possibile definire giornalista chi si fa supinamente sfruttare con retribuzioni offensive della propria dignità o, addirittura, senza retribuzione, al pari di coloro i quali non si fanno pagare perché considerano il giornalismo un hobby”.
“La decisione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, insomma, per essere credibile – sottolinea Carlo Parisi – avrebbe dovuto prevedere almeno l’esclusione da questa sorta di «decreto salva fannulloni» coloro i quali, in tanti anni di iscrizione, non hanno mai avuto una posizione previdenziale, ovvero non hanno mai guadagnato un solo centesimo. Allo stesso modo, per incoraggiare i giornalisti a rendersi protagonisti di quello «scatto d’orgoglio» necessario a salvare la professione, la possibilità di differire la revisione avrebbe dovuto essere garantita a quanti hanno intrapreso iniziative legali (naturalmente documentabili) nei confronti degli editori pirata”.
“Insomma – conclude Carlo Parisi – la professione giornalistica è una cosa seria e se in Italia non c’è un posto di lavoro per oltre la metà degli iscritti all’Ordine, per impedire agli editori di livellare i compensi sempre più verso il basso, a causa della vasta platea di inoccupati, sarebbe il caso di tutelare quanti vivono esclusivamente di giornalismo, quanti vorrebbero farlo ma si scontrano con gli hobbysti, quanti fanno il gioco degli editori non riuscendo a capire che alzare la testa e pretendere di farsi pagare è un atto di dignità e di civiltà e non come colpevolmente in tanti ripetono, un «rischio». Come si fa, infatti, a temere la perdita di un «lavoro» se, nella sostanza, la retribuzione non c’è o è nell’ordine di poche centinaia di euro l’anno? Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti riveda, insomma, l’ordine del giorno appena approvato, garantendo il differimento della revisione solo ai giornalisti veri”.

http://www.odg.it/content/revisioni-linee-guida-una-valutazione-omogenea-tutte-le-regioni

3 commenti

  1. Mentre s’immagina una “mora” di due anni per chi, travolto dalla crisi, non lavora, si continuano a sfornare pubblicisti. Non è una contraddizione? Se le difficoltà economiche mordono, è possibile che il lavoro diminuisca e che qualcuno non abbia la possibilità di pubblicare con qualche editore. Ma allora si dovrebbe mettere un blocco ai nuovi ingressi. Altrimenti risulta che il lavoro non c’è per chi l’aveva ma spunta fuori per chi non si era mai occupato di giornalismo… Insomma – diciamo la verità – un pasticcio che l’Ordine poteva risparmiarsi…!

  2. Siamo troppi? Sì. Ma i pubblicisti non “si sfornano” (e, in ogni caso la decisione è degli Ordini regionali). Il problema è che c’è una legge (inadeguata ai tempi) che il Parlamento si rifiuta di riformare nonostante le sollecitazioni e i contributi. E fino a che questa legge, che regolamenta come ci si iscrive all’Odg, c’è, occorre rispettarla. Non è possibile mettere blocchi se non violando, appunto, una legge dello Stato.

    • E allora quella stessa legge che il Parlamento non riforma pretende le revisioni e, nei fatti, esclude iniziative come quella dell’Odg che prevede un periodo di “mora”…

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