FIRENZE – “L’Italia è collocata al 57° posto della classifica di Reporters sans frontieres, poiché nei primi 10 mesi del 2014 si sono verificati 43 casi di aggressione fisica e 7 casi di incendio doloso a case o auto di giornalisti”. Lo ha ricordato il presidente nazionale dell’Unci, Guido Columba, in occasione della 8ª Giornata nazionale della memoria per i giornalisti uccisi da mafie e terrorismo che, organizzata a Firenze nell’ambito del XX Congresso dall’Unione Nazionale Cronisti Italiani. Ad aprire la manifestazione è stato il Gruppo Cronisti Toscani ricordando che il 27 maggio ricorre l’anniversario della strage di via dei Georgofili. Il presidente del Consiglio regionale, Alberto Monaci, aprendo i lavori, ha sottolineato “la necessità di una informazione libera da condizionamenti, il più tragico dei quali è proprio la minaccia alla vita dei giornalisti”. Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, rappresentato dalla consigliere Maria Federica Giuliani, ha inviato un messaggio nel quale si ribadisce che “in ogni giornalista assassinato muore un frammento di possibile verità”.
Sndro Bennucci, presidente dell’Associazione Stampa Toscana, ha invece ricordato le difficoltà quotidiane “di chi è chiamato a svolgere il lavoro di cronaca, spesso senza tutele, e in una situazione di precarietà che ormai riguarda il 62% dei giornalisti toscani”. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, Carlo Bartoli, dal canto suo ha evidenziato la necessità di continuare a battersi affinché “i tentativi di limitare il lavoro dei giornalisti, anche con leggi come quella in discussione sulla diffamazione, siano fermati sul nascere”.
Prima di dare la parola ai familiari dei giornalisti uccisi, il presidente dell’Unci Sicilia, Leone Zingales, sha ricordato il ruolo dei cronisti siciliani per “evitare che l’oblio nascondesse la loro memoria”, anche attraverso iniziative come il giardino della memoria realizzato a Palermo su un terreno confiscato alla mafia.
Tra i familiari delle vittime: Alberto Spampinato, fratello di Giovanni ucciso il 27 ottobre 1972 e presidente di ossigeno, ha detto che bisogna “ricordare i morti e proteggere i vivi”, mentre Mimma e Fulvio Alfano, vedova e figlio di Beppe, ucciso da Cosa Nostra nel 1993, hanno rappresentato la sofferenza di una famiglia per anni confortata solo dalla frase che il giornalista ucciso soleva ripetere: “Io non ho prezzo”. “Non basta scortare i giornalisti minacciati – ha detto Mimma Alfano – ma occorre anche difenderli. “Non vogliamo più giornalisti isolati”, ha aggiunto Giulio Francese, figlio di Mario Francese, freddato dalla mafia nel 1979 a Palermo. “Le vittime sono, io credo, molte di più di quelle delle quali sono stati letti i nomi in questa cerimonia – ha detto il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino – perchè ogni giorno si uccide la verità, la voglia di conoscere e di informare, nella indifferenza e con la complicità della classe politica”.
Assente il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, che ha comunque inviato un messaggio per ricordare che “Attenzione, vigilanza, denuncia, devono essere le nostre parole d’ordine” e che “le organizzazioni dei giornalisti rappresentano strumenti importanti per la richiesta di tutele adeguate contro mafie e terrorismo e di sostegno al lavoro dei cronisti”.
Tra gli altri, erano anche presenti il prefetto di Firenze Luigi Varratta, il questore Raffaele Micillo, il comandante provinciale dei carabinieri Marco Lorenzoni, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Leandro Cuzzocrea, ed il procuratore aggiunto di Firenze, Francesco Pappalardo.
Celebrata a Firenze la VIII Giornata della memoria nell’ambito del XX Congresso Unci