ROMA – È dedicato al coraggio dei giornalisti, quelli disposti a rischiare persino la vita pur di fare, e bene, il proprio “mestiere”, il film di Sebastiano Rizzo “Nomi e cognomi”, che vede protagonisti attori del calibro di Enrico Lo Verso e Maria Grazia Cucinotta.
La verità a qualunque costo è il cuore di questo lavoro che porta sul grande schermo la drammatica vicenda di Domenico Riva, un personaggio inventato, simbolo dell’onestà e dell’amore per il proprio lavoro, inteso come una missione.
“Domenico Riva è la persona che ti passa accanto e lascia il segno; è un uomo semplice – racconta Domenico Rizzo – ma intenso, che morde la vita nell’unico modo che conosce: facendo bene il proprio lavoro. Al punto che il lavoro diviene il centro della sua vita, lo specchio della sua anima e della sua coscienza. Domenico lotta, insiste, cade e sente tutto il peso delle paure e dei dubbi; è un uomo, non un eroe; che fa i conti con la propria famiglia e con il proprio dovere di marito e di padre, fino a deludere le sue donne; è un mentore che non è geloso del proprio sapere e del proprio ardore ma lo dona generoso perché se ne sparga il seme in una terra tanto arida e avvelenata. E’ un amico, Riva, che in un whisky e in un confronto sincero e pulito, ritrova il senso semplice e ovvio di una lotta che non si nutre di principi impalpabili ma di vita, vera, cruda e comunque bellissima”.
In origine, “Nomi e cognomi”, nelle sale dal 14 maggio, avrebbe dovuto essere la versione estesa di un cortometraggio che lo stesso Rizzo aveva dedicato alla figura di Giuseppe Fava, il giornalista catanese ucciso dalla mafia nel gennaio del 1984: “Il corto – spiega il regista – aveva vinto un premio al Festival di Taormina ed era stato un successo. Trasformarlo in un lungometraggio sarebbe stato più semplice e più comodo, però a un certo punto ci siamo resi conto che dovevamo staccarci da una singola figura, dovevamo generalizzare e parlare di tutti i giornalisti che sono stati ammazzati per aver raccontato i fatti così come si sono svolti”.
“L’esperienza di questo film bellissimo – ha sottolineato Enrico Lo Verso che nel lungometraggio di Rizzo è Domenico Riva – è stata una specie di risarcimento per chi, semplicemente facendo il proprio mestiere, ha pagato un prezzo troppo alto. Con una storia così dovevamo essere puliti e chiari, evitare ogni caratterizzazione. Non è la prima volta che lavoro in un film sulla Mafia, ma qui faccio il buono invece del cattivo. Fare il buono è più impegnativo che fare il cattivo. I cattivi sono più divertenti e sono sempre da soli. I buoni sono circondati da personaggi che soffrono con loro. I buoni hanno responsabilità, devono consegnare un testimone, che qui è il testimone della verità”.
Muove da un cortometraggio su Pippo Fava il lavoro di Rizzo con Lo Verso e Cucinotta