La selezione boccia i giornalisti, ma premia un collaboratore delle campagne elettorali

Non giornalista “comunica” al Comune di Como

Comune di ComoCOMO – Non è certo un momento felice per l’editoria nella “ricca” provincia di Como. L’Ordine, storico quotidiano rifondato da Alessandro Sallusti ha chiuso i battenti e ora è ridotto a un inserto settimanale della Provincia.
Pure il colosso che fa parte del gruppo Eco di Bergamo è in sofferenza da tempo, tra contratti di solidarietà e prepensionamenti, la redazione si è trasferita dove un tempo veniva ospitata la tipografia, mentre dove c’erano i giornalisti sta sorgendo un albergo. Il Corriere di Como ha addirittura un piede nella fossa. A giorni è prevista una richiesta di Cassa integrazione pesante per il corpo redazionale e sul futuro del “panino” lariano del Corriere della Sera pesa pure l’inchiesta sull’erogazione passata dei fondi per l’editoria.
La televisione della zona, Espansione Tv ha licenziato il licenziabile lo scorso anno. Sopravvivono alcuni siti di informazione e la radio, ma certo anche per i new media non sono momenti di vacche grasse e di assunzioni di giornalisti.
Ecco che in gennaio il Comune di Como e in particolare l’assessore con delega alla Comunicazione, avvocato Lorenzo Spallino, annuncia la volontà di creare una mini-redazione all’interno di quella che è probabilmente l’azienda con più dipendenti di Como, il Comune. Pochi giorni dopo esce un primo bando. È per un incarico di due anni di lavoro autonomo all’ufficio comunicazione, la retribuzione è più che dignitosa, 40mila euro sui due anni e si può lavorare anche da casa.
Si dovrà “garantire il corretto ed efficace trasferimento delle informazioni ai city users”, operare nel “campo dei new media, fotografico e video per poter sfruttare al massimo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie”. Si cerca insomma un giornalista, una figura multitasking, come chiede il mercato di oggi.
Ecco che molti notano subito un’incongruenza nel bando. Viene richiesta la laurea, la collaborazione per almeno tre anni anche non continuativi negli ultimi sei in testate giornalistiche, aziende o enti pubblici. Ma non l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti, pubblicisti o professionisti (iscrizione richiesta dall’articolo 9 della legge 150/2000).
Ma come? Avviene una prima selezione in base ai curricula, una seconda attraverso un colloquio per i primi dieci. Partecipano diversi giornalisti professionisti e pubblicisti di comprovata esperienza. Eppure vince una persona non iscritta all’Ordine (almeno secondo gli elenchi nazionali aggiornati al 26 gennaio 2015).
Nelle ore successive alla pubblicazione si scatena il consueto tam tam di dietrologi. Chi ha vinto, infatti, collabora con l’agenzia che ha curato campagne elettorali per il centrosinistra, il colore della giunta. L’agenzia della vincitrice è fondata da una giornalista che ha collaborato con l’assessore e con lo stesso Comune in diversi ruoli. È stata pure indicata dal municipio come consigliere in una società partecipata.
L’errore però sta alla base, perché la Pubblica Amministrazione ha, ancora una volta, calpestato la professionalità e i professionisti. Non ha considerato l’iscrizione all’Ordine il requisito minimo per l’accesso all’Ufficio Comunicazione. Come se all’ufficio legale ci potesse essere un non avvocato, o all’ufficio tecnico un non geometra, non perito, non ingegnere o non architetto.
Speriamo che il Comune faccia un passo indietro, nel nome del rispetto degli Ordini professionali e delle professioni. Il sindaco, del resto, è iscritto all’Ordine dei geologi, l’assessore a quello degli avvocati, il capo di gabinetto a quello dei giornalisti. (francoabruzzo.it)

Arnoldo Rizzoli

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