ROMA – E’ morto a 88 anni a Terni Gustavo Selva, indimenticato direttore del Gr2 Rai “radio belva” della fine degli anni ‘70. Prima del salto in politica negli anni ‘80 e ‘90, prima fra i banchi europei della Democrazia Cristiana e poi in quelli italiani di Alleanza Nazionale, fra i protagonisti della parabola del centrodestra italiano dopo la fine dell’Msi.
Dopo essere stato dal 1946 cronista, inviato speciale e capo della redazione triveneta del quotidiano bolognese “L’Avvenire d’Italia”, Selva dal 1954 diventa giornalista parlamentare a Montecitorio per i sette quotidiani cattolici allora pubblicati in Italia e collabora con l’Agenzia Giornalistica Italia (Agi) per le pubblicazioni in lingua italiana all’estero. Nel 1960 entra alla Rai ed è nominato corrispondente da Bruxelles, da Vienna e da Bonn (all’epoca capitale della Repubblica Federale di Germania.
Dal 1972 al 1975, rientrato a Roma, è caporedattore del Telegiornale Rai unificato e conduttore dell’edizione delle 13,30. Dal 1975 al 1981 è direttore del giornale radio Radio2 che si guadagna il nome di “Radio belva”. Dal 1981 è presidente della Rai Corporation di New York e poi, dal 1983 al 1984, direttore del quotidiano veneziano Il Gazzettino. Ha sempre collaborato come editorialista per Il Secolo d’Italia.
Selva finì sotto i riflettori tantissime volte, per le ragioni più svariate. Il suo nome comparve nella lista degli appartenenti alla loggia massonica P2 resi pubblici il 20 maggio 1981 con tessera numero 1814. Lui, nonostante tre sentenze, ha sempre negato quell’iscrizione, al punto da chiedere i danni al premio Nobel Dario Fo che lo chiamava “piduista”.
“Se avessi però saputo che nella P2 c’erano tanti galantuomini, prefetti, questori, militari, mi sarei iscritto anch’io…”, disse allora Selva.
Nel 2007 si fece trasportare in ambulanza di corsa per non fare tardi a una trasmissione tv. Era il giugno 2007. E Selva, invitato ad un dibattito televisivo, per evitare di arrivare in ritardo negli studi di La7 a causa del traffico, finse un malore e si fece trasportare dal 118 agli studi televisivi spacciando l’indirizzo dell’emittente come quello del suo medico di fiducia. Per questo episodio nel marzo 2008 fu condannato con rito abbreviato a 6 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 200 euro per truffa ai danni dello Stato aggravata dall’abuso di potere e dall’interruzione di pubblico servizio.
Negli ultimi anni le cronache tornarono a occuparsi di lui in almeno altre due occasioni. Nel 2012 quando, a 86 anni, annunciò il sui secondo matrimonio. E l’estate scorsa, quando ad agosto cadde alla stazione di Terni picchiando la testa sullo spigolo del marciapiede di una banchina, scendendo da un treno probabilmente in movimento. (Askanews)
Il giornalista ed ex parlamentare è morto a 88 anni dopo una vita avventurosa