ROMA – Una lettera inviata nel 2010 dal consigliere Rai Antonio Verro all’allora premier Silvio Berlusconi per segnalare otto trasmissioni “fortemente connotate da teoremi pregiudizialmente antigovernativi”. A pubblicarla è, oggi, Il Fatto Quotidiano che, in prima pagina, titola “L’Editto bulgaro bis. Sabotiamo otto programmi anti-B.”.
Il diretto interessato, da sempre vicino a Berlusconi, però smentisce: “Impossibile che abbia potuto scrivere questo”. Nella lettera, inviata via fax, si spiega – facendo seguito a un colloquio “a San Siro” – che i “programmi sono inseriti nel palinsesto che il Direttore Generale ha già presentato, ma su cui il consiglio non può fare decisiva interdizione”.
“Unico rimedio ipotizzabile – si sottolinea – sarebbe quello di mettere paletti relativi a composizione del pubblico, strettoie organizzative e scelta di ospiti politici (e non) delle suindicate trasmissioni, tramite i Direttori di rete”.
“E’ di fondamentale importanza – prosegue la lettera – procedere il prima possibile alla nomina di Susanna Petruni a direttore di Raidue già dal primo consiglio di amministrazione disponibile, cioè quello del 15 settembre prossimo, e verificare che il Direttore Generale si determini a un puntuale controllo sul Direttore di Raitre”.
I programmi elencati sono: Annozero, Parla con me, Che tempo che fa, In mezz’ora, Report, Ballarò, Lineanotte e Glob.
Intervistato dal Fatto, Verro conferma che il suo rapporto con Berlusconi è “quarantennale” e che è “plausibile” gli abbia potuto scrivere una lettera. Smentisce però il contenuto della lettera datata Roma, 25 agosto 2010: “E in agosto lei pensa potessi essere a Roma?”, replica al giornalista. E ancora: “Impossibile che abbia potuto scrivere questo. Indicare il nome della Petruni poi! Smentisco al 100 per cento. No: al 102 per cento”.
Verro ipotizza anche il motivo per cui sia stata fatta circolare la lettera: “Sono l’unico consigliere di amministrazione che si oppone alla riforma di Gubitosi. Fare uscire proprio adesso questa missiva significa una cosa sola: tentare di mettermi in difficoltà alla vigilia di un decisivo consiglio nel quale la riforma dev’essere votata”. (Ansa)
Lo rivela una lettera del consigliere Verro (che nega) all’ex premier pubblicata dal Fatto