GENOVA –
Una fotoreporter del Secolo XIX è stata aggredita, stamane, da una decina di tassisti mentre svolgeva il suo lavoro, tentando di raccontare la protesta organizzata contro Uber. La protesta contesta la decisione del giudice di pace di restituire patente e libretto di circolazione ad un driver Uber, l’azienda americana che fornisce corse in auto private, attraverso un’applicazione per smartphone facendo concorrenza ai taxi.
“Sarebbe già deprecabile in sé il fatto – afferma il Comitato di redazione del quotidiano genovese esprimendo solidarietà alla collega – che una decina di energumeni, facciano un tale sfoggio di machismo e arroganza, insultando una donna, strattonandola, e obbligandola con la forza ad allontanarsi da una piazza, un luogo pubblico, in cui era in atto una protesta pubblica”.
“Il fatto è – denuncia il Cdr – che sono le ragioni stesse di una protesta, di fronte a gesti come questo, a perdere di credibilità. Soprattutto quando i membri di una categoria sindacalizzata, in gruppo e con fare intimidatorio, se la prendono con una precaria. Siamo (e vogliamo essere) certi di parlare di una piccola minoranza. Eppure non riusciamo a non essere colpiti dal silenzio dei rappresentanti di questa categoria, persone che stimiamo, con cui ci confrontiamo quotidianamente e che dovrebbero far sentire la loro voce in situazioni del genere”.
“I tassisti – aggiunge il Cdr del Secolo XIX – sono stati spesso in prima linea nella difesa della libertà di stampa e prima ancora di parola (di questo li ringraziamo) quando si è trattato di solidarizzare con cause lontane, dal Tibet alla strage di Charlie Hebdo. La tensione è stata stemperata grazie all’intervento della polizia. Ma riteniamo che, in una città italiana e durante una manifestazione pacifica, un giornalista non dovrebbe aver bisogno dell’intervento della forza pubblica”.
Anche l’Associazione Ligure dei Giornalisti esprime solidarietà alla collega fotoreporter del Secolo XIX ricordando che, nei giorni scorsi, “una ricerca di Reporters sans Frontieres ha collocato l’Italia al 73° posto nella classifica della libertà di stampa”.
“In un anno, infatti, solo l’Italia ha perso 24 posizioni (nel 2013 era al 49° posto della classifica) – rileva l’Assostampa – e questo è il risultato degli attacchi subiti dai giornalisti contro i quali, nel 2014, si sono registrate 43 aggressioni fisiche e 7 attacchi incendiari per non parlare poi delle minacce più odiose (come l’uccisione dei cani di un collega) e delle ingiustificate di diffamazione che sono state 129”.
“I tassisti genovesi – conclude l’Assostampa Ligure – potranno essere soddisfatti se, anche a causa del loro comportamento e per di più nei confronti di una collega precaria, nel 2015 l’Italia potrà scalare qualche altra posizione nella classifica dei Paesi in cui alla stampa vengono messi silenziatore e bavaglio”.
Mentre svolgeva il suo lavoro, a Genova, per raccontare la protesta contro Uber