Oggi la Vigilanza dovrebbe votare il parere sul piano di riforma delle news

Rai: in Parlamento è l’ora della verità

Luigi Gubitosi

Luigi Gubitosi

ROMA – È tempo di chiarimenti (e di pareri) tra la Rai e il Parlamento. Domani, venerdì 13 febbraio, infatti, il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi si incontrerà con il presidente della Commissione di Vigilanza, Roberto Fico. All’incontro – con all’ordine del giorno la firma del contratto di servizio 2013-15, scaduto da oltre due anni – parteciperà anche il presidente Rai, Anna Maria Tarantola.
Gubitosi con ogni probabilità vorrà ribadire a Fico come l’ultima stesura del contratto di servizio uscita da San Macuto sia troppo onerosa (e per certi versi irrealizzabile) per la Tv di Stato e come non tenga in nessun conto degli effetti del decreto Irpef che ha prodotto un mancato introito da parte della Rai di 150 milioni.
Argomenti che non hanno impedito al sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, di dichiarare a Viale Mazzini (per iscritto) la propria volontà di firmare. E che non dovrebbero attecchire con Fico che ha appena lanciato una campagna (#FirmeRai) proprio per il varo del contratto di servizio.
Inoltre, Gubitosi chiederà lumi su quel parere in merito al piano news che Viale Mazzini attende ormai da sette mesi e che sembra sia in dirittura d’arrivo. Ieri alle 14 scadeva il termine per la presentazione degli emendamenti e oggi, giovedì 12 febbraio, la Vigilanza dovrebbe votare finalmente il parere sul piano di riforma delle news. Un testo che nell’ultima stesura del relatore Pino Pisicchio – a quanto apprende il Velino – è stato parecchio limato. E che dovrebbe consentire a Gubitosi – eliminando ulteriori passaggi formali in Parlamento – di portare il piano in cda per il via libera definitivo magari già nella seduta in agenda per il 19 febbraio.
Il Piano “15 dicembre” – in una prima fase la rivoluzione delle testate Rai – ideata da Nino Rizzo Nervo, Carlo Nardello e Valerio Fiorespino – prevede la nascita di due Newsroom. La prima (Tg1, Tg2 e Rai Parlamento) avrà una vocazione “generalista e istituzionale” e potrà contare su circa 350 giornalisti. La seconda, invece, metterà insieme Tg3, RaiNews24 e Tgr, vanterà oltre mille giornalisti e avrà la mission “multimediale, internazionale e locale”. Tutto questo, poi, dal 2018 dovrà diventare solo “Rai Informazione”. E soprattutto dovrà produrre un’informazione migliore e meno costosa (-20%) dei 500 milioni l’anno attuali. (Il Velino/Agv News)
A contestare il piano è soprattutto Forza Italia. “Ciò che emerge dalla commissione di vigilanza Rai – avverte Maurizio Gasparri – è tutt’altro che un avallo alle cervellotiche manovre tese a smantellare i telegiornali del servizio pubblico. Inutile che i capi azienda mettano in giro bugie che irritano chi deve decidere”.
Nell’ultima versione del testo sono stati comunque smussati i punti maggiormente critici nei confronti del piano, a partire da quello in cui si diceva che “il progetto non sembra garantire il pluralismo e l’identità editoriale delle singole testate e un loro adeguato raccordo con le reti di riferimento”.
Ora nel testo si invita a “procedere ad una revisione del progetto con l’obiettivo di garantire il pluralismo e l’identità editoriale delle singole testate”. Riscritta anche la norma che prevedeva un ulteriore passaggio in Commissione del testo riformulato dal dg, prima dell’approvazione da parte del cda. Una previsione che si temeva potesse allungare i tempi per il via libera finale.
Nell’ultima versione si invita semplicemente la Rai a “rivedere, nella sua autonomia, il progetto, tenendo conto delle indicazioni contenute nella presente risoluzione. Di tali integrazioni la Commissione dovrà essere tempestivamente e compiutamente informata, limitatamente ai seguiti di sua competenza”.
Il piano prevede la nascita di due newsroom (una con Tg1, Tg2 e Rai Parlamento, l’altra con Tg3, Rainews24 e TgR), che poi, nel tempo, sono destinate a diventare una sola. Dovrebbe essere comunque il prossimo vertice (l’attuale è in scadenza a maggio) a procedere all’applicazione della riforma e, forse, anche alle nomine dei nuovi direttori.
I tempi dell’avvicendamento in Rai sono, comunque, legati alla riforma della governance che Renzi è tornato recentemente ad annunciare. Per mettere a punto il testo è stato creato un gruppo di lavoro del Pd, ma sulle tempistiche della presentazione in Parlamento non ci sono ancora certezze.
Fico ha annunciato che presto sarà il Movimento 5 Stelle a presentare una proposta di riforma per slegare la tv pubblica dai partiti. Il presidente della Vigilanza ha anche lanciato allo stesso tempo la campagna #FirmeRai per invitare governo e azienda a firmare il contratto di servizio 2013-2015, fermo in un cassetto da mesi, ma in grado – secondo il parlamentare – di garantire una Rai “più attenta ai bambini e più trasparente, con un canone più equo e senza spot sul gioco d’azzardo”. (Ansa)

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