
Lorenzo Del Boca, Carlo Parisi, Ilda Tripodi, Pino Bova e Stefano Biolchini al Teatro Metropolitano di Reggio Calabria (Foto Giornalisti Italia)
REGGIO CALABRIA – «In un contesto di mutamenti violenti che spesso i giornalisti possono soltanto subire, l’informazione cosiddetta culturale è quella che maggiormente è rimasta simile a se stessa. Ed è anche quella che – più facilmente – mette la professione in grado di valorizzare se stessa». Il presidente della Figec Cisal, Lorenzo Del Boca, ha concluso con queste parole il corso di formazione su “Il giornalismo culturale dalla terza pagina agli influencer. Etica e deontologia del giornalista” che, al Teatro Metropolitano di Reggio Calabria, ha suscitato grande attenzione e interesse tra i numerosi giornalisti presenti che, al termine di quattro ore di relazioni e dibattito, si sono complimentati per la qualità di un evento che ha analizzato lo stato dell’arte della professione e messo in luce gli aspetti da sviluppare per tenere alta la bandiera dell’informazione di qualità.
Come può l’Intelligenza Artificiale recensire una prima teatrale? E come può una App raccontare un testo? «Il commento di una pubblicazione – ha osservato Del Boca – non può che riguardare un territorio specifico dove il giornalista si pone quale mediatore rispetto a una comunità che ha confini e riferimenti così specifici da essere unici. L’uso di termini appropriati, l’aggettivo che vuol dire proprio quella cosa lì, il verbo scelto con cura rappresentano un valore aggiunto che consente al giornalista di rimanere se stesso».

Carlo Parisi introduce i lavori del corso di formazione su “Il giornalismo culturale dalla terza pagina agli influencer. Etica e deontologia del giornalista” al Teatro Metropolitano di Reggio Calabria (Foto Giornalisti Italia)
A introdurre i lavori, soffermandosi sulla particolare attenzione che la Figec Cisal, in collaborazione con l’ente terzo InformaGiovani Ets, dedica all’alta formazione professionale, è stato il segretario generale Carlo Parisi, direttore di Giornalisti Italia e consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ricordando che «la profonda trasformazione del settore, nel quale i giornalisti non detengono più l’esclusività del canale informativo, impone un ragionamento complessivo sulle nuove figure professionali legate al mondo del web e le nuove tecnologie che in parte aiutano e in parte sostituiscono il lavoro umano, come appunto l’Intelligenza Artificiale».
«L’IA – ha sottolineato Parisi – ha aperto nuovi orizzonti per lo sviluppo tecnologico e produttivo, con enormi vantaggi soprattutto in tema ambientale, energetico e sanitario, ma presenta un rovescio della medaglia devastante per le professioni intellettuali e in tema di economia e impatto sociale». «Fermare il progresso – ha ricordato Parisi – è impossibile, ma fondamentale è porre attenzione al cambiamento e contribuire a definirlo con regole certe che tutelino le opere d’ingegno e il diritto d’autore (con l’IA è sempre più difficile rilevare il plagio) e impediscano la creazione e proliferazione di fake news». Il segretario generale della Figec Cisal ha, infatti, ricordato che «attualmente la rete è dominata delle cinque grandi multinazionali dell’IT indicate dall’acronimo Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) che potrebbero ridursi o allearsi con il concreto rischio di annientare il pluralismo, favorire il pensiero unico e, di conseguenza, diffondere un’informazione piegata agli interessi dominanti.
Senza contare che l’IA viene propagandata solo per gli aspetti che ci fanno intravedere il miraggio di una vita agevolata in tutto e per tutto (robot cameriere, robot autista, robot facchino…) omettendo, invece, il terrificante rischio di vedersi controllati e attaccati da robot poliziotti e robot soldati.
Presenti, tra gli altri, i consiglieri nazionali della Figec Cisal Federica Morabito (fiduciario di Reggio Calabria), Franco Arcidiaco e Francesco Cangemi, a portare il saluto della Città Metropolitana di Reggio Calabria è stata la giornalista Anna Briante, assessore alla Pubblica Istruzione, evidenziando che «in alcuni territori, purtroppo, occorre restituire al giornalismo il valore che merita, sia dal punto di vista contenutistico che deontologico».

L’intervento dell’assessore alla Pubblica Istruzione della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Anna Briante (Foto Giornalisti Italia)
«Percepiamo in alcuni contesti – ha sottolineato Briante – la necessità di un più intenso confronto tra professionisti del mondo della comunicazione ed anche, perché no, di un aggiornamento costante. Appuntamenti come questo di Reggio Calabria, sul giornalismo culturale, servono a comprendere la grande responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti dei fruitori dei contenuti che diffondiamo. Storicamente il giornalismo ha contribuito alla crescita sociale e culturale del nostro Paese».
Dal canto suo, il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, ha inviato un messaggio di saluto e buon lavoro elogiando «l’iniziativa della Figec Cisal e la particolare attenzione che viene rivolta alla formazione professionale continua che è uno dei presupposti per la correttezza e la qualità dell’informazione».
Pino Bova, presidente del glorioso Circolo culturale Rhegium Julii, che quest’anno festeggia i 57 anni di attività, nella sua relazione ha ricordato che «il giornalismo svolge un ruolo chiave nel processo culturale: racconta il fascino di un’opera d’arte, la profondità di un romanzo, l’armonia di una composizione musicale o l’innovazione di un progetto architettonico, rendendoli comprensibili e apprezzabili anche da chi non ne ha esperienza diretta. In questo senso, è un veicolo di diplomazia culturale, capace di abbattere barriere linguistiche e ideologiche attraverso la forza evocativa della bellezza».

L’intervento del presidente del Circolo culturale Rhegium Julii, Pino Bova (Foto Giornalisti Italia)
Insomma, ha incalzato Bova, «nell’era digitale, il giornalismo culturale ha ancora più opportunità di esportare la bellezza. Le piattaforme online, i social media e i podcast permettono di diffondere contenuti in tempo reale, raggiungendo lettori e spettatori in ogni parte del mondo. Questo non solo valorizza le espressioni artistiche di un paese, ma contribuisce anche a costruire una narrazione positiva della sua identità culturale, rafforzandone il prestigio internazionale».
«Tuttavia, affinché il giornalismo culturale possa davvero esportare bellezza, è fondamentale che sia di qualità: deve essere – ha concluso il presidente del Rhegium Julii – capace di raccontare con profondità e sensibilità, evitando la superficialità e il sensazionalismo. Per me che presiedo un circolo culturale che ha quasi 60 anni di storia è triste constatare che gli operatori della cultura hanno sempre più difficoltà ad entrare nelle redazioni dei quotidiani e a confrontarsi con i giornalisti viso a viso».
Evidenziando che «il giornalismo culturale rappresenta una forma di educazione pubblica, un ponte tra la conoscenza e la società, capace di stimolare il pensiero critico e arricchire il dibattito collettivo», Ilda Tripodi, consigliere nazionale della Figec Cisal, ha ricordato che «il termine educazione deriva dal latino educere, che significa “trarre fuori”: il giornalismo culturale, in questo senso, ha il compito di estrarre significati profondi dagli eventi, dalle opere d’arte, dalle espressioni letterarie e dai fenomeni sociali, rendendoli accessibili e comprensibili a un pubblico più ampio».
«A differenza del giornalismo d’inchiesta o di cronaca, – ha sottolineato Tripodi – il giornalismo culturale non si limita a riportare i fatti, ma li interpreta, li collega al passato e li proietta nel futuro. Attraverso articoli, recensioni, interviste e analisi, contribuisce alla formazione di una coscienza critica, aiutando il lettore a comprendere le implicazioni culturali di ciò che accade nel mondo».
Attenzione, ha ammonito Ilda Tripodi: «Un buon giornalismo culturale non è elitario, ma inclusivo: non si rivolge solo a un pubblico accademico, ma cerca di coinvolgere chiunque sia interessato ad approfondire argomenti che spaziano dall’arte alla letteratura, dal cinema alla musica, dalla filosofia alla tecnologia. In un’epoca dominata dalla velocità dell’informazione e dalla frammentazione delle notizie, il giornalismo culturale può offrire uno spazio di riflessione, opponendosi alla superficialità e all’oblio dei contenuti».
«L’educazione che il giornalismo culturale promuove – ha concluso Ilda Tripodi – non è quella imposta, ma quella che invita alla scoperta. È un’educazione che forma cittadini più consapevoli, in grado di interrogarsi sul significato delle cose e di partecipare attivamente al dialogo sociale. In questo senso, il giornalismo culturale non è solo un mezzo di informazione, ma un vero e proprio strumento di crescita individuale e collettiva».
A Giornalisti Italia non nasconde il suo grande entusiasmo per l’ottima riuscita del corso e la bellezza di Reggio Calabria Stefano Biolchini, giornalista delle pagine culturali del Sole 24 Ore e componente della Giunta esecutiva della Figec Cisal: «È stato un excursus, pur veloce, dalla grande critica letteraria alla decadenza dei neo-influencer il cuore dell’incontro nella città dei Bronzi di Riace, simbolo di bellezza senza tempo».

Lorenzo Del Boca, Carlo Parisi e Stefano Biolchini davanti al Castello Aragonese di Reggio Calabria candidata a Città della Cultura 2027 (Foto Giornalisti Italia)
«Una critica – ha esordito Biolchini nel suo intervento – non impone il suo mi piace, ma fornisce gli strumenti necessari al lettore per costruirsi una sua idea estetica e non solo di personale competenza». Questo l’assunto da cui si è, infatti, partiti. «Perché – ha spiegato – proprio la competenza è il principio cardine indispensabile di qualsivoglia critica per un giudizio consapevole e significativo».
Al centro dell’analisi gli studi in proposito di Michel Foucault, la lezione imprescindibile di Walter Benjamin, le analisi sociologiche di Pierre Bourdieu e la grammatica critica di Saymour Chatman, oltre immancabilmente alle teorizzazioni di Michail Bachtin e degli strutturalisti russi. L’esperienza italiana si è focalizzata invece sulle gloriose terze pagine dei giornali, primo fra tutti il Corriere della Sera, con gli interventi di letterati, critici, autori e giornalisiti che hanno reso eccelsa la nostra esperienza critico-letteraria, fra cui Vittorini, Pavese, Calvino, Montale, Buzzati, Pasolini, Cecchi, Praz, Malaparte, Comisso, Eco, per non citare che alcuni.
La pratica contemporanea Biolchini l’ha analizzata alla luce di “The logical strucuture of linguistic theory” di Noam Chomsky e dei suoi scritti politici. «Perché al fondo, il giudizio critico come la recensione motivata (e priva di inutili manierismi) – ha sottolineato Biolchini – sono alla base di una cittadinanza consapevole. Cosa questa che – in questi tempi di giudizi sperticati, che hanno il valore della velocità con cui vengono profusi da tuttologi, retori in malafede e influencer dalla lingua veloce e dalla voce roboante – non va certo per la maggiore, con le recensioni autentiche (e non prezzolate) che sono ormai diventate perle rare; per non dire delle stroncature, specie in via d’estinzione! Anche perché la politica e la società del mordi e fuggi dei nostri device tutto vogliono, tranne che teste pensanti in proprio o, peggio ancora, allenate a non arrendersi al frullatore dell’omogeneità più conformista e comoda».

Stefano Biolchini, Ilda Tripodi, Carlo Parisi, Lorenzo Del Boca e Pino Bova al Teatro Metropolitano di Reggio Calabria (Foto Giornalisti Italia)
«Il controcorrente e il non allineato – ha ricordato il giornalista del Sole 24 Ore – non va di moda da molto tempo e la critica, da sempre scomoda, ai politici e oligarchi d’oltreatlantico e non solo, fa orrore. Gli editori ne gioiscono finalmente, per la delizia degli uffici stampa e commerciali. Alloro e incenso a profusione dunque, che tantopiù in un paese come il nostro di amici, parenti, congreghe e conoscenti, significa stroncare, stavolta sì, ma solo e soltanto il diritto alla critica. Con buona pace anche di chi, come i giornalisti culturali, non dovrebbe invece mai arrendersi». (giornalistitalia.it)