Figec Cisal al fianco del giornalista “colpevole” di aver fatto il suo mestiere di cronista

Pasqualino Rettura nel mirino di sedicenti tifosi

Lo striscione contro il giornalista Pasqualino Rettura esposto oggi allo Stadio “Guido D’Ippolito” di Lamezia Terme in occasione della partita Vigor Lamezia – Bocale

LAMEZIA TERME (Catanzaro) – “Squallido vassallo dei finti potenti di questa città. Pasqualino Rettura subumano senza vergogna e dignità”. Questo lo striscione esposto oggi allo Stadio “Guido D’Ippolito” di Lamezia Teme in occasione della partita Vigor Lamezia – Bocale del campionato di calcio di Eccellenza.

Pasqualino Rettura

È firmato Cna, acronimo di “Collina non autorizzata”, che si definisce “l’unico gruppo ultras al seguito della squadra biancoverde”. Infatti, chiamare tifosi gli autori di tale ignobile gesto sarebbe un’offesa nei confronti di quanti il calcio, dentro e fuori dal campo, lo vivono con passione ma soprattutto con rispetto.
Ma cosa avrebbe fatto di così grave il giornalista Pasqualino Rettura, corrispondente da Lamezia Terme del Quotidiano del Sud, da meritarsi un attacco del genere? Semplice. Ha fatto bene il suo lavoro di cronista pubblicando, nei giorni scorsi, la notizia della condanna di sette “tifosi” a multe dai 3600 ai 2700 euro ciascuno per diffamazione aggravata su Facebook nei confronti dell’imprenditore Felice Saladini presidente della Vigor Lamezia e, successivamente, della Fc Lamezia Terme. Articolo professionalmente ineccepibile nel quale, tra l’altro, il giornalista si era limitato a riportare soltanto le iniziali dei “tifosi” condannati.

L’articolo di Pasqualino Rettura sul Quotidiano del Sud

Nell’esprimere «piena solidarietà a Pasqualino Rettura, ai colleghi del Quotidiano del Sud e a tutti i giornalisti che, quotidianamente, sono costretti a subire insulti, minacce e aggressioni da sedicenti tifosi che nulla hanno a che spartire con lo sport e con la società civile», il segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, e il consigliere nazionale con delega alla legalità Michele Albanese «auspicano che le forze dell’ordine e la magistratura facciano subito piena luce sull’episodio individuando gli autori dello striscione offensivo e minaccioso nei confronti di un giornalista la cui unica colpa è stata quella di aver fatto correttamente il proprio lavoro». (giornalistitalia.it)

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