46 anni da quel maledetto 26 gennaio 1979 nel cuore e nell’anima di Silvia Francese

Vivo col sorriso il dolore per nonno Mario Francese

Silvia Francese e nonno Mario

PALERMO – Nel nome del padre, del figlio, del marito che non sei più stato.
Nel nome del nonno, il mio, che saresti stato e che invece non sei stato mai…Sono passati 46 anni da quel 26 gennaio…
46 anni… un tempo lunghissimo…
Quanta pazienza, quanta dedizione, quanta sofferenza ci vuole per mantenere viva la memoria?

Giulio Francese e Matilde

“Cos’è la memoria?”
Una traccia.
Un’eco che attraversa il tempo.
Un filo invisibile dalle trame a volte dolorose, ma necessarie.
E in questo giorno speciale voglio raccontare dell’uomo che non ho mai conosciuto, ma che è parte di me.
Era un giornalista.
Un uomo libero.
E per questo l’hanno ucciso.
26 gennaio 1979.
Una fredda notte d’inverno.
Sei colpi di pistola.
Un destino interrotto.
Da quel giorno niente è stato più come prima.
Nemmeno il futuro. Perché il futuro non è solo quello che immaginiamo.
È anche quello che ci viene strappato via.
Eppure, da quell’assenza è nata una missione.
Ogni parola che abbiamo scritto, ogni storia che abbiamo raccontato, è diventata un ponte.

Mario Francese

Un ponte per costruire legalità. Un ponte per sconfiggere l’oblio.
Sapete, il dolore è una cosa strana.
C’è chi dice che ti uccide o ti fortifica.
Forse entrambi.
E ancora più strano è che a dirlo sia io.
Io, che non ero neanche nata quando l’hanno assassinato.
Eppure, il dolore si eredita. Attraversa il tempo.
Le generazioni.
Non puoi evitarlo. Ma puoi decidere come viverlo.
Io ho scelto di viverlo col sorriso.
Con il coraggio di chi sa che non conta quanto lunga sia una vita, ma quanto sei disposto a lasciare di te agli altri.
E questo nonno mi ha lasciato così tanto che mi sono accorta della sua assenza solo il giorno in cui ho sentito la sua voce.
Era un’intervista. Su Youtube. Lui parlava con un accento siracusano molto marcato. E quella voce… non mi era familiare, non aveva niente a che fare con quella che da sempre risuonava nella mia testa!

Silvia Francese

Strano, vero?
L’unica cosa tangibile che ancora oggi mi ricorda di non averlo mai conosciuto.
Ma il suo nome… non si è fermato a quella notte.
È risuonato nelle aule di tribunale.
Nelle redazioni.
Nelle scuole d’Italia.
La sua voce non si è spenta.
Hanno chiuso una bocca…
Ne hanno aperte migliaia.
Ed è per questo che oggi esiste, e resiste, il Premio di Giornalismo Mario e Giuseppe Francese.
Un riconoscimento per chi continua a raccontare la verità.
Per chi sceglie di non avere paura.
Per chi ha paura ma sceglie di continuare a lottare…
Per chi deve crescere e deve scegliere quali modelli seguire…
Ed è anche per questo che da qualche tempo ho cominciato a parlare di questo nonno speciale a mia figlia Matilde.

Mario Francese

Anche se è difficile spiegare a una bambina di 6 anni che esiste tanto male…
Ma i bambini trovano sempre il modo di stupirti con la semplicità spiazzante di cui sono capaci.
– “E quanti anni aveva, mamma, il mio bisnonno?”
– “Avrebbe compiuto cento anni”
– “Cento??? Wow come i dinosauri!”
Un dinosauro….
Ma sapete cosa fanno i dinosauri nei racconti dei bambini?
Resistono.
Al tempo.
Alla polvere.
All’oblio.
E alla fine… vincono.
E forse è proprio questo il segreto dell’immortalità.
Non essere solo un ricordo.
Ma una presenza viva.
Nel nome del padre.
Del figlio.
Del nonno che non sei mai stato.
Ma che continua a vivere.
In ognuno di noi.
“E ’a luna rossa mme parla ’e te,
Io lle domando si aspiette a me,
e mme risponne: “Si ’o vvuó’ sapé,
ccá nun ce sta nisciuna…”
Che la musica risuoni e la festa continui.
Buon compleanno, nonno.

Silvia Francese

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