ROMA – L’organizzazione dei grandi eventi sportivi è sempre più orientata a garantire un’esperienza sicura e accessibile per tutti i tifosi che sono i protagonisti di una realtà in continua evoluzione. Impegni, prospettive future, analisi degli ultimi accadimenti che hanno toccato il mondo sportivo, coinvolgendo la frangia ultras, sono stati al centro di una due giorni organizzata a Roma dall’Associazione Nazionale Delegati alla Sicurezza (Andes), con il patrocinio del Coni, della Federazione Italiana Giuoco Calcio, della Serie A, della Lega Nazionale Professionisti B, della Serie C – Lega Italiana Calcio Professionistico, della Lega Nazionale Dilettanti e della Federazione Italia Rugby.
Con l’avvicinarsi di Euro 2032, l’attenzione su questi aspetti è in costante crescita, coinvolgendo non solo le istituzioni, le forze dell’ordine, gli esperti di pubblica sicurezza ma anche gli stessi tifosi, inclusi i gruppi ultras e le nuove generazioni di appassionati. Tanti sono stati i contributi forniti da esperti del settore che si sono susseguiti in una ricca giornata moderata dal giornalista del Corriere dello Sport, Fabio Massimo Splendore.
«Abbiamo voluto organizzare questo convegno – ha dichiarato il presidente di Andes, Ferruccio Taroni – per essere un punto di ascolto e di confronto sul tema della sicurezza e dell’accessibilità negli stadi. Il nostro obiettivo è coinvolgere tutte le parti, sia a livello nazionale che internazionale, per costruire un dialogo costruttivo e condividere le migliori strategie».
Al centro dell’incontro l’analisi sugli ultras, che rappresentano una componente storica del tifo organizzato e spesso sono visti come un fenomeno controverso. Se da un lato il loro supporto incondizionato può essere un valore aggiunto per lo spettacolo sportivo, dall’altro è necessario instaurare un dialogo costruttivo tra club, istituzioni e gruppi di tifosi per evitare episodi di violenza e promuovere un tifo sano.
Il questore di Roma, Roberto Massucci, ha sottolineato la necessità di una riflessione approfondita sul fenomeno degli ultras: «Il mondo ultras è una parte integrante del calcio e può esistere all’interno di un contesto di legalità, senza necessariamente debordare nell’illegalità. Solo la fortuna ha evitato epiloghi drammatici negli ultimi giorni».
«All’interno delle curve – ha spiegato Massucci – si commettono reati e c’è una curva di rialzo con un aumento di feriti e criticità. È fondamentale analizzarne le cause e adottare misure efficaci. Oggi ci sono molti giovani in curva e le società non hanno investito adeguatamente nella figura dello Slo (Supporter Liaison Officer), determinando il fallimento di questo strumento di mediazione. Si è verificato uno scollamento del sistema, che va ricucito con interventi mirati».
Interessante è stata l’analisi sociologica fornita dal professor Nicola Ferrigni: «La violenza negli stadi sta assumendo una dimensione spettacolare, amplificata dalla ricerca di visibilità attraverso i social media, con il coinvolgimento di trapper e influencer che alimentano questa dinamica. Serve un nuovo approccio, basato sulla mediazione culturale e sulla comprensione delle dinamiche di un mondo calcistico che è ormai sempre più orizzontale e interconnesso».
Best practice come la creazione di figure di mediazione, l’adozione di regolamenti condivisi e la responsabilizzazione degli stessi gruppi ultras possono favorire un approccio più collaborativo. È importante, però, puntare anche alla formazione delle figure che potrebbero e dovrebbero garantire la sicurezza negli stadi.
Roberto Perrotta, dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, dal canto suo ha analizzato il tema dell’assunzione del personale: «Lo steward è una figura chiave nella sicurezza degli stadi, ma il reperimento e l’assunzione di personale qualificato restano sfide aperte. Servono percorsi formativi più efficaci e un ammodernamento continuo, come dimostra l’adozione di sistemi di videosorveglianza di ultima generazione. Questi strumenti non solo migliorano la prevenzione, ma rafforzano una sicurezza partecipata con il coinvolgimento dei club. Inoltre, i tavoli strategici ci permettono di affrontare sia la criminalità internazionale sia l’ottimizzazione di strumenti come il Daspo, ispirandoci al modello britannico».
Lo steward è una figura su cui ha puntato anche la Juventus, il cui percorso potrebbe essere replicato e diventare un modello da seguire. A spiegarlo è stato Francesco Gianello, Facilities Management Director della Juventus e presidente dell’Essma: «Abbiamo scelto di formare direttamente i nostri steward, perché ci siamo resi conto che il ruolo del delegato alla sicurezza doveva evolversi in quello di un vero e proprio delegato alla gestione dell’evento. Non bastava più garantire il corretto afflusso e deflusso o mantenere buone relazioni con le autorità, ci veniva chiesto di più. Così, abbiamo deciso di diventare ente formatore e di costruire un nostro database di steward, aumentando anche la presenza femminile e superando il modello dello steward come figura imponente e autoritaria. Oggi, lo steward è anche accoglienza e mediazione».
Tutto ruota attorno ai tifosi che sono il cuore pulsante di qualsiasi competizione sportiva. La loro presenza e il loro entusiasmo contribuiscono a rendere un evento memorabile. Tuttavia, è fondamentale che le politiche di sicurezza e accessibilità siano strutturate per favorire un’integrazione positiva di tutti i partecipanti, garantendo il rispetto delle regole e un ambiente inclusivo.
L’ottimizzazione dell’accessibilità e della sicurezza negli stadi passa attraverso una sinergia tra istituzioni, tifosi e organizzatori. Euro 2032 sarà un’occasione per dimostrare che, con le giuste pratiche, è possibile creare un ambiente sportivo che valorizzi la passione dei tifosi senza compromettere l’ordine pubblico. La collaborazione con Andes, il suo impegno nella formazione di figure professionali, nella promozione di protocolli efficaci e nella collaborazione con le istituzioni sportive è essenziale per elevare gli standard di sicurezza. L’interazione con i club e i tifosi permette di sviluppare strategie preventive e interventi mirati per evitare criticità durante gli eventi sportivi e l’adozione di politiche inclusive ed efficaci rappresentano le chiavi per un futuro in cui il tifo sia sinonimo di festa e partecipazione, nel rispetto di tutti. (giornalistitalia.it)
Roberta Spinelli