Giornali e giornalisti sopravviveranno adattandosi se manterranno alti i livelli etici

Il giornalismo resta fondamentale

CATANZARO – «Le cose stanno precipitando e noi ignoranti finiremo schiacciati dagli strilloni»: così mi ha scritto un imprenditore del ramo green a proposito di giornali, giornalisti e invasione Google.

Filippo Veltri

È del tutto evidente che il problema non nasce oggi ma nemmeno ieri e nemmeno avantieri come minimo, se pensiamo che nell’agosto del 2006, quindi quasi 20 anni fa, l’Economist si chiedeva in copertina “Chi ha ucciso i giornali?’’. Calavano infatti già allora le copie, diminuiva la pubblicità e nel mondo ricco i giornali iniziavano ad essere una sorta di specie in via di estinzione, anche se a guardare i numeri di oggi (da far paura) se la cavavano in realtà benissimo.
Nonostante tutto questo, il settimanale britannico iniziava a tessere le lodi dei blogger (era iniziata la loro era) come salvatori addirittura della democrazia colpita dalla crisi dei quotidiani. E in mezzo a questo marasma i giornalisti e gli operatori in generale dell’informazione ci finivano dentro fino al collo, travolti da ondate di discredito basate in realtà sul nulla che sono via via cresciute nei decenni successivi.
Sei anni dopo quel 2006, sempre in Gran Bretagna un altro grande giornale, il Guardian, cambiava registro e scriveva così nel 2012: «i giornali saranno pure in crisi ma il giornalismo non è mai andato così bene».
Ovviamente Alan Rusbridger (che ha fatto il direttore del Guardian) si riferiva all’esperienza del suo giornale che aveva fatto una scommessa che molti in Italia non hanno oggi ancora fatto definitivamente: puntare cioè al giornalismo di qualità senza rinunciare ai contenuti on line gratuiti.
Arriviamo così ai giorni nostri e la questione sembra essere diventata quella di come salvare i giornalisti minacciati dall’intelligenza artificiale. È iniziata l’epica dei capelli strappati, delle prediche sull’inesistenza del ruolo dell’operatore, dello stravolgimento di fatti e cose, etc etc, con vagonate di libri e di articoli che ne mettono in dubbio l’esistenza in un futuro più o meno vicino. Ma è davvero così?

Mario Tedeschini Lalli

Lasciamo la parola ad uno che se ne intende, Mario Tedeschini Lalli, considerato uno dei più acuti osservatori dei mass media in Italia: «Se giornalismo non è più solo quello che propongono i giornali o ciò che producono i giornalisti e le giornaliste, possiamo dire che giornalismo è informazione selezionata e presentata secondo determinate regole, quelle che in Italia chiamiamo deontologia e che nei paesi di lingua inglese si chiamano molto più chiaramente ethics».
Se questo è dunque il quadro – tra il prepotere di Google, l’intossicazione da social, l’intelligenza artificiale che avanza – la domanda è d’obbligo: il giornalismo resta fondamentale? Lo è se è dotato appunto di etica come dice Tedeschini Lalli. Se è vero, infatti, che è assai difficile prevedere quale sarà il futuro dell’informazione una ipotesi la si può azzardare: giornali (qualunque sia la forma che assumeranno) e giornalisti sopravviveranno adattandosi, come del resto hanno sempre fatto, se manterranno alti i livelli etici e quando sempre più crescerà la consapevolezza del ruolo fondamentale che svolgono per il funzionamento dei sistemi democratici nei Paesi in cui operano. Ovviamente anche in Italia. (giornalistitalia.it)

Filippo Veltri

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