Dopo 24 anni di pubblicazioni la New Media Enterprise Srl ha staccato la spina

Natale amaro per il freepress Metro: ha chiuso

ROMA – Il quotidiano gratuito Metro chiude battenti dopo 24 anni. Fondato nel 1995 in Svezia sul modello della free press internazionale, aveva iniziato le pubblicazioni in Italia il 3 luglio del 2000 a Roma e dopo alcuni mesi a Milano. A diffondere la notizia della chiusura dell’edizione italiana del giornale è stato il Comitato di redazione denunciando che «la Nme – New Media Enterprise Srl in liquidazione, società editrice del quotidiano freepress Metro e del sito metronews.it, ha comunicato al Comitato di redazione con perfetto e cinico tempismo alla vigilia di Natale l’interruzione della produzione dal 23 dicembre 2024 e dell’attività lavorativa giornalistica dal 31 dicembre 2024».
Evidenziando che Metro, quando era nato, «è apparso subito come una salutare rivoluzione nel coacervo di intrecci tra imprenditoria e politica che caratterizza la gestione dell’editoria e della pubblicità nel nostro Paese», il Cdr ricorda che «il suo arrivo ha portato anche delle innovazioni giornalistiche – il «Metro style» – che oggi sono divenute imprescindibili: dalla sintesi dei testi alle infografiche, dall’attenzione a tutte le sensibilità alla paritaria rappresentazione di genere».
«È stato uno spettacolo – ricorda il Cdr – vedere i convogli della metropolitana pieni di persone con un giornale aperto davanti. L’esperienza di Metro in questi quasi 25 anni è stata incredibilmente libera, senza vincoli né imposizioni che non fossero il rispetto delle lettrici e dei lettori che prendevano – a loro volta liberamente – le copie dai dispenser. L’essere gratuiti ha costituito una sfida quotidiana in più, per ribaltare gli stereotipi e costruire ogni giorno stima e autorevolezza con la qualità del nostro lavoro».
«Le giornaliste e i giornalisti di Metro – conclude il Comitato di redazione di Metro – hanno vissuto anni di crescente precarietà, hanno accettato responsabilmente ammortizzatori sociali sempre più pesanti senza far mai mancare il proprio impegno professionale per garantire la massima qualità possibile dell’informazione. Sino all’ultimo si sono fatti carico delle conseguenze dei tagli e della crisi. E ora, giusto alla vigilia di Natale, si ritrovano insieme alle loro famiglie a fare i conti con l’amara assenza di qualsiasi prospettiva lavorativa». (giornalistitalia.it)

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