ROMA – Cosa pensano i vertici della Chiesa cattolica della Rai? Qual è il giudizio che i vescovi italiani hanno di questi primi 70 anni di televisione pubblica e di questi primi 100 anni della radio? E soprattutto, come giudica Santa Romana Chiesa il ruolo esercitato fino ad oggi da “Mamma Rai” ?
La risposta a questi interrogativi è tutta dentro l’omelia pronunciata domenica scorsa a Roma, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, dal capo dei vescovi italiani, il cardinale di Bologna Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e “apostolo di pace”, per conto di Papa Francesco, nelle aree oggi devastate dalla guerra.
«Un’intera generazione – esordisce così l’uomo oggi più vicino a Papa Francesco – non sarebbe uscita dall’analfabetismo senza la televisione e l’Italia sarebbe stata meno unita senza questo immaginario comune che crea anche quel tanto che ci unisce. Guai a dividerlo o a indebolirlo, a fare qualcosa di parte quello che invece è di tutti!».
Sorride il cardinale di Bologna e per spiegare meglio il suo amore per la televisione pubblica ricorre ai ricordi della sua infanzia e della sua giovinezza.
«La generazione cui appartengo – dice – è quella che scopriva per prima la magia di quella scatola che portava il mondo dentro casa. I tempi sono cambiati, l’intelligenza artificiale apre frontiere straordinarie, alcune inquietanti perché spesso non ha “fasce protette”, con i tanti rischi per un immaginario che condiziona e può diventare oppressione e distorsione».
In prima fila in Chiesa ci sono l’amministratore delegato della Rai, Giampaolo Rossi, accanto a lui il presidente Simona Agnes e dietro di loro maestranze dell’azienda di Stato, giornalisti, tecnici, conduttori, registi, programmisti, specializzati di ripresa, tecnici del suono, i nuovi esperti di Intelligenza Artificiale, volti noti e meno noti della Tv italiana, che ogni giorno, ogni sera, da sempre entrano nelle nostre case per raccontarci a loro modo la storia del Paese. Ad ognuno di loro il capo dei vescovi italiani affida i suoi sentimenti più intimi, che trasudano di ammirazione per il lavoro che fanno.
«Il rapporto tra la Rai e la Chiesa italiana – afferma l’amministratore delegato della Rai – è un rapporto centrale nella diffusione della conoscenza, della cultura, nell’informazione, lo è nello scambio anche di un incontro e di un’esperienza. È una sorta di sinfonia, come ha definito anche Papa Francesco il ruolo del servizio pubblico, e ha la funzione anche di aiutare il percorso dei cittadini italiani a una maggiore consapevolezza anche nell’ambito prettamente religioso».
Ma il numero uno di Viale Mazzini va ancora oltre questa premessa di fondo e aggiunge: «C’è una grande attesa nei confronti del Giubileo e la Rai si preparerà con una serie di programmazioni ad hoc che aiuteranno a scoprire il Giubileo non solo nella parte informativa, ma anche nella sua storia, nel suo significato profondo che è anche artistico, è storico e culturale. E quindi sarà uno straordinario viaggio che accompagnerà l’esperienza dei pellegrini, dei credenti ma anche dei non credenti, alla conoscenza di questo grande evento storico».
Di forte impatto mediatico è, invece, l’appello del cardinale Matteo Maria Zuppi al mondo della TV di Stato.
«È importantissimo – dice il cardinale Zuppi – presentare il mondo, la vita vera, non banalizzarla, farla conoscere, aiutare a capire e a sconfiggere l’ignoranza con una conoscenza vera, profonda dell’umano e dell’umanità, del creato e delle creature e, quindi, sempre anche del Creatore! Farlo richiede ed esprime professionalità, creatività, rigore, servizio, per far conoscere e capire. L’ethos nazionale non sarebbe lo stesso, il nostro Paese non sarebbe lo stesso e noi tutti non saremmo gli stessi, senza questi 70 anni di televisione».
Solo lui, con il suo rigore e il suo carisma può permettersi di arrivare fino a tanto, cosa che il cardinale Zuppi fa alla sua maniera, porgendo al suo popolo che lo segue in religioso silenzio le sue certezze, la sua mission di pastore della Chiesa, e la sua fede di sempre.
«Oggi manca Carosello, per andare a letto! Ma la tecnologia che progredisce continuamente –sottolinea il presidente della Cei – chiede proprio quel “di più” di valore che il servizio pubblico ha come impegno primario, proprio perché pubblico, per tutti, libero da motivi commerciali e interessi di mercato, per aiutare il senso del bene comune, per riannodare il gusto per i legami e per il dialogo, in un tempo luccicante di like, di comunanze superficiali e di pollici abbassati, di linguaggi aggressivi, di amici senza amicizia e di nemici che si condannano senza conoscerli. Papa Francesco proprio alla Rai ha detto che la vostra presenza nelle case degli italiani è come “un gruppo di amici che bussano alla porta per fare una sorpresa, per offrire compagnia, per condividere gioie e dolori, per promuovere in famiglia e nella società unità e riconciliazione, ascolto e dialogo, per informare e anche per mettersi in ascolto, con rispetto e umiltà”».
Per il cardinale di Bologna il Vangelo del giorno ci insegna che «Solo amare il prossimo fa amare se stessi, fa capire chi siamo e il nostro valore più di qualunque interpretazione e prestazione, che non bastano mai. Amore per Dio e per il prossimo. Insieme. Come i nostri due occhi: servono tutti e due e si completano, uno vede con il cuore e nello spirito e l’altro la concretezza della vita».
E non soddisfatto di questo il cardinale Zuppi rincara la dose e lancia alla platea che lo segue un messaggio di grande forza mediatica perché mai come in questo momento così particolare della storia del mondo diventa indispensabile: «Amare il prossimo come se stessi, non contro sé stessi, come se l’altruismo fosse limitazione o privazione di qualcosa».
Per il capo dei vescovi italiani «solo se trovi l’altro trovi il tuo io. Fai all’altro quello che vuoi sia fatto a te e troverai anche quello che serve a te. L’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono intrecciati e indivisibili. Gesù, a chi domandava chi fosse il suo prossimo, non indicò una categoria, i meritevoli, i “tuoi” o quelli che convengono a te, ma un uomo, senza nessuna qualifica, solo, ferito, mezzo morto, del quale non sappiamo nulla, che diventa prossimo, quindi caro, se tu ne hai compassione e lo tratti come il tuo amico. Lo diventa!».
La televisione, dunque, “maestra di vita”, la televisione con la sua forza e la sua capacità di insegnare delle cose, la televisione come strumento di cultura, la televisione come guida morale, la televisione come punto di riferimento, con la consapevolezza assoluta della sua pervasività. Per l’apostolo di pace di Papa Francesco «questa pagina del Vangelo è il miglior piano editoriale, il palinsesto più efficace per pianificare il lavoro e renderlo sempre sorprendente e nuovo, ma anche per rileggere le azioni compiute.
Oggi, in questa Basilica – che è un vero spettacolo, e che con la bellezza del mosaico ci aiuta a vedere le cose del cielo, a contemplare il mistero luminoso dell’amore di Dio che si riflette su di noi e accende la luce che portiamo dentro di noi – ricordiamo – conclude il cardinale Matteo Zuppi – e ringraziamo per i 70 anni della Televisione e per i 100 anni della Radio. Ringraziamo la Rai per il suo prezioso servizio».
Nessuna preghiera sarebbe mai stata più aderente e più avvolgente di questa, ma non a caso il “popolo Rai” che lo ha ascoltato dall’inizio fino alla fine lo aspetta alla conclusione della messa per abbracciarlo come un vecchio compagno di vita e di lavoro.
Ed è a tutti loro che il cardinale rivolge l’ultimo appello della sua omelia: «Tutti voi che ogni giorno entrate nelle nostre case, continuate ad esserlo, siate davvero amici della vita con sapienza e tanta umanità vera e non finta, per regalare prossimità e vicinanza, unione e appartenenza, specialmente a chi vive situazioni di isolamento o di vera e propria solitudine!
Ecco il nostro augurio, e sono certo sarà il vostro impegno per onorare un compito così importante e delicato». Ma guai a dimenticare chi non c’è più: «Desidero ricordare – conclude il cardinale – anche tutti quei colleghi che hanno offerto la loro vita per la comunicazione e l’informazione: alcuni sono diventati volti familiari, tra i più amati e conosciuti, tutti importanti»
Meraviglioso Uomo di Chiesa, e indimenticabile domenica di novembre per chi come noi ha dedicato alla Rai tutta la sua vita. (giornalistitalia.it)
Pino Nano