BERGAMO – Maurizio Andriolo, uno degli storici leader di Stampa Democratica, la componente fondata da Walter Tobagi e dopo il suo assassinio guidata da Giorgio Santerini in quello che fu il sindacato unico dei giornalisti, si è spento oggi all’età di 95 anni. Nato a Palermo il 5 maggio 1929, era giornalista professionista iscritto all’Ordine della Lombardia dal 22 gennaio 1969.
Aveva mosso i primi passi nel giornalismo, nel 1956, all’agenzia Associated Press, per poi lavorare a Keystone, Publifoto, European Picture Agencies e Ansa. Assunto al Corriere della Sera vi ha lavorato per 28 anni ricoprendo per 12 anni l’incarico di componente del Comitato di redazione e di responsabile del coordinamento dei Cdr dei periodici e quotidiani del Gruppo Rizzoli/Rcs.
Nel 1976 è stato eletto nella Giunta esecutiva della Fnsi guidata da Luciano Ceschia e Alessandro Curzi. A lungo consigliere dell’Associazione Lombarda dei giornalisti, che ha presieduto per due mandati, è stato più volte consigliere nazionale della Fnsi e dell’Ordine dei giornalisti e presidente del Circolo della Stampa di Milano.
Per due mandati è stato vicepresidente vicario dell’Inpgi dichiarando nel 2010: «Avevo deciso di non essere più presente a congressi o riunioni…malgrado le affettuose insistenze di diversi colleghi e di differenti posizioni culturali. Ringrazio chi tanto si è premurato di farmi cambiare opinione, opinione che non ho cambiato rispetto ai difetti dell’attuale politica sindacale, alla situazione complessiva opportunista che pare tesa a ottenere un “posticino”… cerchiamo di cominciare a vedere il nostro sindacato più autonomo e libero.».
Profondo cordoglio per la scomparsa di Maurizio Andriolo viene espressa dal segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, che anche a nome del nuovo sindacato dei giornalisti, ricorda con commozione «le battaglie condotte da un grande e onesto combattente per i diritti dei giornalisti e la tutela della professione, sempre pronto e aperto al dialogo e fermamente critico nei confronti dei sostenitori del pensiero unico. Un uomo buono, un collega esperto e sempre disponibile, un amico sincero che anche negli ultimi anni non ha mai fatto mancare il suo pensiero su quella che dovrebbe essere la missione del giornalista e su quelli che dovrebbero essere i compiti di un sindacato al servizio di tutti. Nessuno escluso».
«È stato una colonna della categoria – aggiunge Pierluigi Roesler Franz – e per anni ha rappresentato un punto di riferimento per tutti». (giornalistitalia.it)
Addio caro Maurizio, collega retto ed amico affettuoso. Quanti incontri al Cnog e all’Inpgi. I tuoi consigli mi hanno sempre retto nel mio percorso. Resterai sempre presente in chi ti ha conosciuto e voluto bene.
Maurizio, ovvero il sindacalismo fatto con gentilezza e durezza.