COSENZA – Mimmo Nunnari, già vice direttore della Testata Giornalistica Regionale della Rai, caporedattore della Tgr Calabria e autore di decine di saggi di successo dedicati al Mediterraneo non ha dubbi: «La storia della Democrazia Cristiana, conclusasi con il suo scioglimento nel luglio 1993, è parte rilevante dell’identità del Paese, anche se inspiegabilmente messa in secondo piano, quando non del tutto cancellata, nel dibattito culturale, mediatico e politico nazionale».
A questo tema Nunnari ha dedicato l’ultimo suo libro “Democristiani” (Luigi Pellegrini Editore, 180 pagine, 18 euro), che ricostruisce la nascita della Dc, da Alcide De Gasperi fino ai giorni nostri e che sarà presentato domani, giovedì 10 ottobre, a Cosenza su iniziativa della casa editrice.
17 capitoli, una bibliografia aggiornatissima, un “elenco dei nomi” che in un libro storico non guasta mai, “Democristiani” di Mimmo Nunnari in realtà non è solo il tentativo di un “Amarcord” – che sarebbe anche inutile e patetico ai giorni nostri – ma è piuttosto la voglia di dimostrare quanta Dc ancora ci sia all’interno del Paese e quanto le Istituzioni del Paese siano ancora impregnate di quel “sentiment” di cui parla Pierluigi Castagnetti nella sua prefazione.
Dentro c’è di tutto e di più: Il rimpianto della Dc, Che Dio ti aiuti, Mino Martinazzoli, Le radici nel mondo cattolico, L’atto di nascita, con De Gasperi, A Bari col Cln, Il primo congresso, Il trionfo del 1948, La paura per l’attentato a Togliatti, L’eterno “rieccolo”, La macchia del Governo Tambroni, La stagione di Moro, Il divo Giulio o Belzebù?, La meteora Goria, De Mita, il ragionamento e il pensiero, Le correnti, Mattarella, “l’ultimo democristiano”, e infine La lezione politica della Dc.
Parliamo di un libro che ripercorre le diverse tappe che hanno contraddistinto il cammino del partito scudocrociato nella storia democratica italiana e ne rilegge le principali vicende attraverso documenti, testimonianze e l’azione dei suoi maggiori leaders, Da De Gasperi a Fanfani, da Moro ad Andreotti a De Mita, fino all’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Un libro che racchiude in 287 pagine la vera chiave di lettura del grande successo che la grande Balena Bianca ha sempre mietuto nelle case di milioni di italiani.
«La Dc – scrive Pierluigi Castagnetti, che della Dc è stato uno dei grandi protagonisti veri del suo tempo, e che firma la prefazione di “Democristiani” – era un partito e non semplicemente una sigla; non era una persona, per quanto carismatica, che operava in solitudine, ma era una macchina che produceva politica, cioè democrazia e scelte. Era un partito ramificato in tutto il territorio nazionale, spesso non visibile ma c’era, perché oltre a essere un partito era un popolo, quello descritto in questo testo sobrio e profondo di Nunnari: il popolo dei “democristiani”.
Sì, perché i democristiani oltre a essere stati un ben connotato ceto dirigente, erano un popolo. Erano un modo di pensare, un modo di essere, un sentiment (diremmo oggi) largamente diffuso, una rete di valori, il rifiuto dell’estremismo ma non il conservatorismo, la convinzione profonda che per fare storia occorresse solidità di progetto e di convinzione. Erano – come diceva ancora Moro – intelligenza degli eventi, cioè intelligenza storica».
Cosa è rimasto di questo “sentiment”, così come lo chiama Pierluigi Castagnetti? Molto più – devo dire – di quanto la gente comune forse non immagini, e in questo suo saggio Nunnari ricostruisce quel tanto di buono che è rimasto dietro e davanti le mura di palazzo Sturzo.
Ma democristiani si nasce o si diventa? Mimmo Nunnari ci dimostra che bisognava nascerci. Impossibile diventarlo dopo. Altro che sentiment…
“Democristiani”, per Pierluigi Castagnetti, riassume la storia politica di una generazione che è stata importante per il nostro Paese”. Ma aggiunge e ricorda testualmente che «I meriti storici della Democrazia Cristiana e di Alcide De Gasperi sono stati: la scelta della collocazione occidentale dell’Italia, il ruolo decisivo avuto nella costruzione dell’Europa politica, il concorso rilevante nella scelta del modello costituzionale.
Ed ancora: la chiara opzione per una idea di economia sociale di mercato, la riunificazione territoriale del Paese come dall’unità d’Italia non era ancora avvenuto, anche se in misura tutt’altro che sufficiente, come il magistero di scrittore politico assunto negli ultimi anni da Mimmo Nunnari ci documenta pervicacemente tutti i giorni, con i suoi articoli su giornali e riviste e con i libri sull’annosa questione del dualismo Nord Sud, alcuni arricchiti dal contributo illuminato di eminenti personalità della Chiesa, come il cardinale e presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi».
Insomma, un libro che non mancherà di far discutere e di animare il dibattito politico nazionale che ha sempre più fame di “valori condivisi”. (giornalistitalia.it)
Pino Nano
Sono molto felice che si dica ai quattro venti quanto ancora possa essere vivamente numerosa la presenza nel nostro Paese di coloro che forte avvertono il bisogno di rispecchiarsi in un partito come la Democrazia Cristiana. Forte è il bisogno per tanti di non sentirsi orfani o impossibilitati a recuperare e a rilanciare quei valori morali e politici figli della tradizione e della nostra storia, che ci ha fatto crescere e maturare convinzioni rimaste ancora oggi indelebili in molti… Interessante e “bello” ripercorrere quegli anni ai quali si guarda ancora e se ne menzionano gli intramontabili nomi da Alcide De Gasperi ad Aldo Moro… Monumenti della politica nazionale di fronte ai quali ognuno ancora oggi ha l’opportunità di porsi a guardare ed ammirarne la loro bellezza, ricordare la loro visione del mondo e della società, avere l’impressione di risentirne le loro frasi, ripensare le loro intenzioni, partecipare alle loro lotte, scelte, riviverne i fatti… Grazie a Mimmo Nunnari.