ROMA – Come ampiamente riferito ieri da Giornalisti Italia, la giuria tecnica del Premio Internazionale Mozia 2024, presieduta da Gianni Letta, nella suggestiva cornice del Circolo Canottieri Aniene di Roma, ha reso note le “eccellenze” della prima edizione che ritireranno il prestigioso riconoscimento sabato 21 settembre, alle 18.30, nell’isola di Mozia.
Occasione, hanno spiegato i promotori Rosa Rubino e Salvatore Lombardo, “apostolo” e “mecenate” del premio, come li ha simpaticamente definiti Gianni Letta, finalizzata anche ad accelerare l’inserimento della “Civiltà Fenicio-Punica dell’Isola di Mozia e di Lilybeo” nella Word Heritage List dell’Unesco.
In attesa della cerimonia di consegna del premio, Giornalisti Italia propone un ritratto dei vincitori con i profili e le motivazioni della giuria. Il viaggio inizia con la giornalista Stefania Battistini, inviata di guerra del Tg1 della Rai, oggi alla ribalta mondiale per via della decisione assunta dalla Russia di considerala “ricercata” per reati contro il Paese in guerra con l’Ucraina.
L’inviata del Tg1, insieme al cineoperatore Simone Traini, sono accusati di essere entrati illegalmente nel Paese il mese scorso al seguito delle truppe ucraine penetrate nella regione di Kursk.
A riportare per prima la notizia è stata l’agenzia russa Ria Novosti: «I servizi russi dell’Fsb hanno aperto un procedimento penale contro la giornalista della Rai Stefania Battistini e l’operatore Simone Traini per aver attraversato illegalmente il confine di Stato della Federazione Russa e aver filmato un video nel territorio del villaggio di Sudzha, nella regione di Kursk».
Come ampiamente riferito ieri da Giornalisti Italia, i nomi di Stefania Battistini e Simone Traini compaiono ufficialmente nel database dei ricercati del ministero dell’Interno russo sulla base di “un articolo del codice penale” non ancora ben specificato. Ma l’agenzia Tass ricorda che per l’ingresso illegale in Russia è prevista una pena fino a cinque anni di reclusione. Nella lista dei ricercati figurano altri inviati stranieri, Simon Connolly di Deutsche Welle, Nick Walsh della Cnn e le giornaliste ucraine Natalia Nagornaya, Diana Butsko e Olesya Borovik.
A questo punto l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, ha richiamato in patria i due giornalisti “esclusivamente per garantire la loro sicurezza e tutela personale di ognuno di due”. La stessa Rai, ai suoi massimi livelli, parla oggi di «un atto di violazione della libertà d’informazione» e riconferma che «Stefania Battistini e Simone Traini hanno svolto in modo esemplare e obiettivo il proprio lavoro di testimoni degli eventi di questi mesi». La Rai, sottolinea ancora Viale Mazzini, «continua a svolgere il proprio ruolo di servizio pubblico anche grazie alla coraggiosa attività dei propri giornalisti e inviati e si riserva di operare in ogni sede per denunciare la decisione del governo russo a difesa della libera informazione e a tutela della propria giornalista e dell’operatore». E piena e concreta è stata la solidarietà espressa ai due giornalisti dal sindacato Unirai Figec che, denunciando «l’ennesima provocazione dello stato russo, in spregio delle normali regole di democrazia e del lavoro di un giornalista», ha offerto loro assistenza legale.
Ma chi è Stefania Battistini? Impeccabile, precisa, documentatissima, senza fronzoli, senza eccessi, un linguaggio asciutto, modernissimo, veloce, di forte impatto mediatico, ma soprattutto il dono della sintesi e il rigore delle notizie che dà.
È questa l’immagine, solenne austera e rassicurante insieme, che Stefania Battistini ci dà di sé stessa in televisione, storica inviata di guerra del Tg1. Ogni giorno, ogni sera, ogni notte l’inviata del Tg1 racconta la tragedia immane del popolo ucraino, ma racconta soprattutto le devastazioni plurime della guerra, i dolori di intere città, le ferite profonde che il conflitto russo ucraino ha inferto a quel Paese. E lo fa con assoluta discrezione, con un rispetto quasi sacro per le persone che incontra per strada e che intervista, e per le tante storie di disperazione che ogni giorno da mesi ci propone.
Nata a Milano il 16 aprile 1977, segno zodiacale Ariete, Stefania Battistini si laurea in Scienze della comunicazione con 110 e lode e dal 2007 diventa giornalista professionista. La sua carriera in Rai iniziata come reporter per il Tg1 e per Speciale Tg1. Le affidano subito i primi servizi da zone di guerra come il Kurdistan e la Siria, e la sua esperienza sul campo la porta varie volte faccia a faccia col pericolo.
Nel 2017 viene minacciata da un uomo armato, nel bel mezzo di un servizio, poi il 3 marzo di quest’anno in Ucraina, subisce un assalto vero e proprio mentre è in diretta con “Uno Mattina”, e che lei racconterà subito dopo con un self control fuori dal comune: «Hanno spalancato la porta urlando coi fucili spianati. Hanno buttato a terra i due operatori di ripresa Simone Traini e Mauro Folio, con il ginocchio premuto sulla loro schiena e il kalashnikov puntato a 2 centimetri dalla loro testa.
Erano evidentemente molto nervosi, quindi poteva accadere qualunque cosa. Dopo circa un quarto d’ora è arrivato il capo della Polizia e siamo riusciti a spiegare chi eravamo e cosa stavamo facendo. Quello che è successo stamattina racconta il livello di tensione che sta vivendo il popolo ucraino, per cui qualsiasi attività considerata fuori dall’ordinario viene considerata un’attività nemica, una possibile minaccia.
Quindi qualunque giornalista straniero, soprattutto chi si ferma diversi giorni, è considerato un possibile pericolo, un possibile sabotatore, una possibile spia».
Stefania Battistini e la guerra, dunque. Stefania Battistini e l’Ucraina, Stefania e il giornalismo, Stefania e il suo essere donna, sembrano la stessa cosa. Le due facce della stessa medaglia. Addirittura, Stefania – dicono i sondaggi – è diventata così popolare nelle case degli italiani che non servirebbe neanche presentarla quando compare in televisione, la gente la conosce così bene, la vede ogni giorno, e ha imparato a seguirla e soprattutto ad amarla.
Stefania è la sobrietà assoluta. Appena un filo di trucco, quanto basta per nascondere i segni di certe alzate improvvise, o quelli della paura e dello smarrimento, perché quando suona l’allarme che preannuncia nuovi attacchi aerei anche i giornalisti vivono le stesse emozioni e lo stesso terrore della gente che subisce la guerra. Tutti insieme, dentro lo stesso contenitore. Tutti insieme sotto la stessa cappa di paura e di rombi mortali.
Donna elegante, preparatissima, mai banale, mai superficiale, sempre pronta a spiegare i tanti misteri del conflitto. È come la guerra fosse anche la sua guerra, eternamente vestita di nera con questo giubbotto antiproiettile che le regole aziendali giustamente spesso le impongono anche al chiuso. Ma una guerra è sempre una guerra, con i suoi morti e le sue rovine, e Stefania Battistini questa guerra in Ucraina l’ha raccontata dall’inizio fino alla fine con l’equilibrio dei grandi inviati speciali di un tempo.
Niente emozioni private, niente riflessioni soggettive, niente analisi azzardate, ma la serietà e il rigore assoluto del racconto e dei fatti da proporre al suo pubblico.
«Quando risaliamo in auto, sussurra: “Non lasciateci soli!”. Ci manda un bacio e si fa il segno della croce».
È questo uno dei tanti episodi che Stefania racconta con incredibile efficacia nel suo ultimo libro «Una Guerra Ingiusta-Racconti e immagini dell’Ucraina sotto le bombe», Edizioni Piemme, e in cui la giornalista ricostruisce gli orrori della guerra in Ucraina. «Normal». Questa –scrive Stefania – è la reazione del popolo ucraino nel Donbass al suono delle scariche di colpi. «Ci siamo abituati».
In questo suo libro troviamo in realtà quelli che lei chiama «i ritratti delle città colpite, delle case sventrate, delle scuole che al posto delle cartine geografiche sulle pareti mostrano cartelli che illustrano le armi. E soprattutto le persone dalle vite spezzate che, nonostante tutto, non vogliono smettere di credere nella pace».
In “Una guerra ingiusta” Stefania racconta, a un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, la vita sotto le bombe e lo fa accompagnando il suo diario con delle foto che lei stessa ha scattato nel corso di questi lunghi anni di guerra. Quando il 21 febbraio 2022 Putin ordina l’ingresso delle forze armate russe in Donbass per quella che chiama «operazione di mantenimento della pace», erano, infatti, già otto anni che la regione più orientale dell’Ucraina viveva nel terrore di un conflitto iniziato in sordina.
Ma ci si può davvero abituare alla guerra, al sapere di poter morire in qualsiasi momento?
Stefania Battistini questa volta – che tra i numerosi premi ricevuti, lo scorso novembre ha avuto l’onorificenza dell’Ordine della Principessa Olga da parte della Presidenza della Repubblica d’Ucraina come inviata di guerra – ci prende per mano e ci accompagna nell’Ucraina sotto assedio raccontando un anno di guerra attraverso testimonianze e situazioni vissute in prima persona, raccontati con una sensibilità e una forza d’animo davvero fuori dal comune.
Mi piace sottolinearlo, ma “Una guerra ingiusta” è un libro per ragazzi, certo, ma in fondo è un libro anche per noi adulti.
Non se la prenda Stefania Battistini, ma ogni qualvolta lei compare al Tg1 la prima cosa che ci torna in mente è l’immagine, altrettanto austera e soprattutto fiera, di Monica Maggioni che nel 2003 è stata l’unica giornalista italiana “embedded in Iraq”, cioè aggregata all’esercito statunitense durante la seconda Guerra (di conquista) del Golfo. Per tre mesi, ricordo, ha vissuto con i militari americani durante l’avanzata di terra dal Kuwait verso la capitale irachena, e dal maggio 2003 è arrivata a Baghdad e ha iniziato una copertura regolare dell’occupazione americana e delle disgrazie irachene (che tale occupazione ha cagionato) fino al gennaio 2005, con una esperienza anche in Afghanistan dove è arrivata, sempre con i Marines, nel luglio 2009.
Donne giornaliste di grande valore, donne inviate di guerra, donne brave, soprattutto professioniste molto brave, e la cosa più interessante è che ora entrambe lavorano per la stessa testata e per lo stesso giornale, il Tg1. Monica Maggioni, direttore responsabile fino a poco tempo fa. Stefania Battistini, inviata di guerra in Ucraina.
Deduco che le due “pasionarie” del Tg1 andassero molto d’accordo tra di loro, se non altro per lo spazio che il Tg1 di Monica Maggioni ha sempre riservato alle cronache di Stefania Battistini, e che noi oggi di proposito vogliamo proporvi in una foto completamente diversa da come lei ogni giorno compare in televisione.
Abbiamo scelto una foto istituzionale, lei che racconta la sua esperienza professionale al Parlamento Europeo, perché mai come in questo caso abbiamo a che fare con una “donna di Stato”, a cui il giornale più seguito dagli italiani ha affidato il compito, assolutamente non facile, di raccontare una delle guerre più complicate di questo secolo, certamente uno dei conflitti più difficili da analizzare, soprattutto per le mille implicazioni possibili che il racconto della guerra potrebbe produrre sul piano internazionale.
Un compito delicatissimo che, a nostro giudizio, Stefania Battistini ha già svolto con il massimo risultato possibile. Ecco perché per noi oggi Stefania Battistini è a pieno titolo “Premio Mozia 2024”. Premio alle eccellenze del nostro Paese. (giornalistitalia.it)
Pino Nano
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