Figec Cisal ha debuttato in Puglia con un interessante dibattito a Polignano a Mare

Intelligenza Artificiale: il futuro è già ieri ma…

Giuseppe Mazzarino, Michele Partipilo, Carlo Parisi e Lorenzo Del Boca

POLIGNANO A MARE (Bari) – Si è parlato di “Intelligenza Artificiale fra etica e doveri”, a Polignano a Mare, per interrogarsi su cosa cambia per i giornalisti e riflettere su cosa si può fare per garantire un’informazione professionale di qualità.
Per il debutto in Puglia, la Figec Cisal, d’intesa con l’ente terzo InformaGiovani, ha scelto un tema di scottante attualità, trattato in una delle più suggestive location del nostro Paese, con un parterre di esperti che ha entusiasmato i giornalisti intervenuti al Covo dei Saraceni Hotel per partecipare al corso di formazione organizzato dal consigliere nazionale Vito Scisci che, nella provincia di Bari, è il motore del nuovo sindacato dell’informazione e della comunicazione.
A porgere il saluto del Comune di Polignano a Mare è stato il sindaco Vito Carrieri che, nel suo intervento, ha sottolineato che «il giornalismo deve essere al passo coi tempi perché abbiamo bisogno di informazione corretta e pulita».

Vito Carrieri (sindaco di Polignano a Mare) e Vito Scisci

Presente anche il segretario confederale della Cisal, Pietro Venneri, il quale, nell’assicurare la piena disponibilità della Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori a garantire in tutte le province pugliesi tutti i servizi di Patronato e Caf, ha evidenziato «il preziosissimo lavoro che il sindacato dei giornalisti sta svolgendo all’interno della Cisal con iniziative di altissimo livello e grande interesse come questa che ha letteralmente catturato l’attenzione di addetti e non addetti ai lavori per tutta la durata del corso».
Il coordinatore Figec Cisal della Puglia, Giuseppe Mazzarino (membro della Giunta esecutiva de componente del gruppo di lavoro sulla deontologia del Cnog), ha coordinato il dibattito che ha messo a confronto esperienze e opinioni, dei relatori e del pubblico, sull’impatto che le nuove tecnologie digitali e in particolare l’intelligenza generativa hanno sul lavoro giornalistico e sulle responsabilità professionali dei giornalisti. 

Carlo Parisi e Pietro Venneri

Carlo Parisi (segretario generale della Figec Cisal e consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti), dopo aver illustrato le iniziative varate dalla Figec Cisal per la formazione professionale («se vogliamo che il reclutamento dei giornalisti non ceda definitivamente il passo a quello degli ingegneri»), si è soffermato sul «pericolo sempre più incombente del pensiero unico in rete, oggi in mano a quattro giganti: Amazon, Apple, Facebook e Google. Fermare il progresso con moratorie che servirebbero solo a far guadagnare tempo ai “pirati”, è impossibile, oltre che ridicolo, ma è assolutamente necessario regolamentare il web a livello globale, con provvedimenti drastici ed efficaci, perché l’intelligenza artificiale altro non fa che “rubacchiare” dalla rete informazioni che, se false ma veicolate grazie alla “dittatura dell’algoritmo”, finiscono per assumere l’aspetto di verità assolute, con tutti i devastanti pericoli che ciò comporta».

Michele Partipilo, Carlo Parisi e Lorenzo Del Boca

Punto anche al centro dell’intervento di Lorenzo Del Boca (presidente della Figec Cisal e, per tre mandati, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti): «Le truffe, realizzate utilizzando personaggi della finanza che consigliavano investimenti fantasma o la denuncia dei servizi segreti americani che hanno scoperto un telegiornale dell’Isis costruito interamente al computer, dimostrano che la cosiddetta “Intelligenza Artificiale” già rappresenta un problema di evidente attualità. Quindi non una questione destinata a proporsi in tempi medi ma una presenza con la quale dobbiamo fare i conti».

Polignano a Mare (Foto Giornalisti Italia)

«È ovvio – ha spiegato il presidente della Figec Cisal – che se, digitando dei tasti, in una manciata di secondi, si ottengono dei risultati che l’intelligenza umana ha necessità di elaborare per un tempo – certo – assai più dilatato significa che alcune categorie professionali sono a rischio di estinzione.
Setacciando i milioni di romanzi che sono stati scritti in 2 mila anni è così difficile, dando alcune indicazioni sulla trama, chiedere all’algoritmo di costruire una storia da presentare al pubblico dei lettori? O, mettendo a disposizione i lavori dei pittori che hanno ritratto – per esempio – un tramonto, chiedere una “tavola” d’ispirazione naif o barocca? A carboncino o a pastello? A china o con la forma del puzzle?».
Del Boca ha osservato che «su questo terreno, il rischio è estremamente alto anche per i giornalisti la salvezza dei quali dipende dall’affrontare questo tipo di accelerazione tecnologica senza pretendere di bloccarla. Immaginare di chiudere il progresso in un angolo è velleitario, quindi serve prendere il meglio e l’utile per metterlo a disposizione di un’informazione più puntuale. Ma siccome non tutto è il meglio e l’utile, occorre individuare delle regole di garanzia che vangano per i giornalisti e per il pubblico dei lettori (radioascoltatori, teleutenti, naviganti in Internet). E dobbiamo farlo in fretta. Aspettare le determinazioni dei parlamenti (nazionali o europei) che a parole si stanno interessando del problema significa ottenere – forse – dopo domani ciò che serviva l’altro ieri. Perciò dobbiamo cominciare a individuare regole di trasparenza utili a governare il fenomeno. Regole che servono subito. L’Intelligenza Artificiale non rallenterà il passo per aspettare le nostre decisioni».
«L’Intelligenza Artificiale – ha detto, dal canto suo, Giuseppe Mazzarino – è per la gran parte dell’opinione pubblica, e anche per chi, professionista del giornalismo e dell’informazione quell’opinione pubblica contribuisce ancora a creare, una cosa del futuro, da fantascienza; e nel migliore dei casi un qualcosa che arriverà in un indistinto, nebuloso, lontano domani. E invece l’AI, come viene definita in sigla, è ieri.

Una fase dei lavori nella Sala Business del Covo dei Saraceni Hotel di Polignano a Mare

Perché le accelerazioni dei processi tecnologici, che non governiamo più, l’hanno resa possibile. E il suo impatto sul nostro sistema sociale, sul lavoro, sulle relazioni interpersonali sta già dispiegando effetti potentissimi, dei quali poco ancora ci stiamo rendendo conto, giacché l’AI unifica potentemente, rendendoli indistinti e quasi inseparabili, il virtuale e il reale, e modificando quindi la stessa percezione, individuale e collettiva, che abbiamo di noi stessi».

Polignano a Mare (Foto Giornalisti Italia)

Per quanto riguarda il giornalismo e i giornalisti, e l’ampia sfera della comunicazione, l’AI pone immediatamente, già ieri, appunto, complessi problemi, che richiedono che essa venga in qualche modo normata; sul piano del diritto d’autore, per esempio (l’AI è in grado di aggirarlo e violarlo, per quel che riguarda testi e immagini), ma anche su quello deontologico, per non dire di quello sindacale e professionale. Pochi esperti di tecnologie informatiche già oggi potrebbero “produrre” in intero notiziario, da diffondere attraverso qualsiasi medium, ricorrendo all’AI e rendendo “inutile” la mediazione professionale del giornalista. Quand’anche questo “notiziario” non dovesse alterare la realtà e la percezione della realtà, si porrebbe un enorme problema – deontologico, prima che penale e civile – sulla “responsabilità”, che oggi, in Italia, è sempre e comunque, nel minore dei casi per omesso controllo, del direttore responsabile.
Occorre normare, anche per quel che riguarda il giornalismo e la comunicazione, l’uso dell’AI, ha concluso Mazzarino, facendo riferimento alla Carta di Trieste, un documento di indirizzo promosso nel capoluogo giuliano da un gruppo di lavoro coordinato dal giornalista Andrea Bulgarelli della Giunta esecutiva Figec Cisal e da mons. Ettore Malnati, teologo esperto di comunicazioni sociali.
È il tasto sul quale ha battuto, con grande maestria, Michele Partipilo (esperto di deontologia e diritto dell’informazione, già presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia, componente dell’Esecutivo del Cnog e direttore della Gazzetta del Mezzogiorno). Perché l’AI, che richiede, per ora, apparecchiature energivore potentissime ma già operanti – e sul punto illuminante è stato anche l’intervento del tecnico informatico Mimmo Dormio – , e se difetta, per ora, di creatività, l’AI è già in grado in pochi secondi, rintracciando in rete milioni di dati, e ricorrendo anche a testi già redatti, di elaborare, secondo le informazioni sul trattamento ricevute, testi giornalistici accurati, precisi, esaurienti, su qualcosa che è già avvenuto.

L’intervento di Mimmo Dormio

A tutto questo presiede, di volta in volta, un algoritmo, che detta le istruzioni in base alle quali l’AI si muoverà. Il fatto è che nella sua evoluzione l’AI è in grado, attraverso un vero e proprio “allenamento”, al quale contribuiscono tutti gli utenti dei principali social media, che immettono in rete ogni giorno miliardi di miliardi di dati, di creare a suo volta nuovi algoritmi.
E qui torniamo al problema dei problemi: al di là delle manipolazioni, che sono sempre più indistinguibili (anche foto costruite e filmati manipolati, e programmi in cui la voce delle più varie personalità, in accordo anche col movimento delle labbra, pronuncia, in qualsiasi lingua, cose che l’interessato non ha mai detto), chi sceglie? Di chi è la responsabilità? Ed anche da un punto di vista deontologico, i vari obblighi ai quali il giornalista è soggetto, che non sono una gabbia che ne imbriglia la creatività ma una salvaguardia per il giornalista stesso, oltre che una garanzia per l’utente, come possono e debbono essere adeguati?

Michele Partipilo

Intanto – suggerisce Partipilo – i testi prodotti con l’AI devono sempre essere identificabili come tali; poi, ogni organo di informazione dovrebbe dichiarare quale sistema di AI adopera; ma soprattutto deve essere sempre presente, ed identificabile, il soggetto umano che opera la scelta e se ne assume la responsabilità.
Anche le norme varate dall’Unione Europea, che entreranno in funzione fra due anni, e sono “vecchie” di cinque anni nei quali Commissione, Parlamento e Consiglio ne hanno dibattuto, pur necessarie, perché necessario è un ordinamento sovranazionale dell’AI, anche a fronte dello strapotere tecnologico ed economico dei grandi player del web, nessuno dei quali è europeo, mostrano il ritardo con il quale i tempi della politica si muovono rispetto a quelli della tecnologia. Un ritardo che non ci possiamo permettere, ha concluso Partipilo, che ha proposto una modifica dell’art. 9 del Testo Unico sui doveri del giornalista che tenga conto anche delle nuove responsabilità poste dall’AI. (giornalistitalia.it)

Carlo Parisi, Lorenzo Del Boca e Vito Scisci a Polignano a Mare (Foto Giornalisti Italia)

 

 

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