ANCONA – E’ stato il primo giornalista italiano a morire, da eroe, nella Grande Guerra. Lamberto Duranti, figlio di Ulderico, nato ad Ancona il 21 gennaio 1890, cadde in battaglia alle Argonne, colpito al cuore mentre combatteva contro i tedeschi. E oggi, nel centenario della morte, la sua città, Ancona, lo ha ricordato con una cerimonia solenne al cimitero delle Tavernelle, dove il giornalista fu sepolto (nell’occasione, la città di Ancona proclamò il lutto cittadino).
Alla commemorazione, organizzata dall’Accademia di Oplologia e Militaria di Ancona, erano presenti, tra gli altri, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche, Dario Gattafoni, e la fiduciaria dell’Ingpi, l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, per le Marche, Rosalba Emiliozzi.
Lamberto Duranti, patriota e di fede repubblicana, collaborò con vari giornali del partito repubblicano e fondò “La Penna” (pubblicato fino al 1914) assieme al pubblicistica e saggista Camillo Marabini, uno dei più importanti rappresentanti del garibaldinismo post-risorgimentale e collaboratore del quotidiano repubblicano “La Ragione” e “La Luce”. Fu, appunto, uno dei garibaldini della Legione Garibaldina che combatterono nelle Argonne (Francia) dove, tra la fine del 1914 e i primi mesi del 1915, caddero 300 soldati ed ufficiali, 400 restarono feriti e un migliaio si ammalarono.
Il suo nome non figura, però, sulla lapide con i nomi di 83 giornalisti Caduti in guerra nel 1915-1918, inaugurata da Mussolini nel 1934 al Circolo della Stampa di Roma e casualmente ritrovata a Roma nel maggio 2011 in una cantina dell’Inpgi. Sono 5 i giornalisti nati nelle Marche e Caduti nella Grande Guerra (oltre a Duranti, Augusto Agabiti di Pesaro, Filippo Corridoni di Pausula poi Corridonia – proprio in suo onore, Amilcare Mazzini di Mondolfo e Gaetano Serrani di Tolentino), altri 3 nati, invece, in altre regioni, hanno lavorato in giornali marchigiani (Gaspare Bianconi di Norcia e Arturo Caruso di Acerra), mentre uno (Giuliano Bonacci di Firenze, inviato di guerra del Corriere della Sera e figlio di Teodorico, ex Ministro della Giustizia e vice presidente della Camera) apparteneva ad una famiglia marchigiana.
Duranti fu anche Segretario di organizzazioni operaie e politiche e Segretario della Federazione repubblicana di Perugia. Di carattere avventuroso, partì per prestare soccorso in Sicilia dopo il terremoto di Messina del 1908. Fu volontario garibaldino nel 1911 in Albania e durante la guerra greco-turca nel 1912. Sembra che nella battaglia di Driskos nel 1912 abbia ottenuto una medaglia al valor militare oltre ai gradi di tenente. Ma all’Istituto del Nastro Azzurro ciò non risulta.
Si prodigò con Felice Figliolia (giornalista foggiano di cui era molto amico e anch’esso morto poi in guerra), Alina Albani Tondi (esponente di spicco di “Fede Nuova”, giornale femminile mazziniano), Giovanni Minuti e Giuseppe Chiostergi, nel Comitato pro Albania. Partì da Brindisi il 15 agosto, ma la spedizione non ebbe successo perché impedita dalla Triplice Alleanza. E il 17 settembre, tornò a casa senza essere riuscito ad unirsi agli insorti albanesi. L’anno seguente si recò nuovamente con la Croce Rossa in Grecia quando quel Paese si batteva contro i turchi, recando aiuti sanitari. Nonostante le difficoltà ci riprovò poi ugualmente con un’ambulanza fino a Corfù.
Al suo ritorno in Italia s’impegnò nella zona di Cervia e di Ravenna nelle lotte sociali e politiche che videro una dura contrapposizione fra socialisti massimalisti e repubblicani. Si adoperò per l’unità dei lavoratori e “…portò sempre una parola di pace”.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914 si arruolò in Francia nel Corpo volontari italiani garibaldini operante nella regione francese delle Argonne, dove erano arruolati anche alcuni nipoti di Garibaldi, due dei quali, Bruno e Costante, entrambi figli di Ricciotti, morirono eroicamente.
Tenente del Corpo Volontari Argonne, 4° Reggimento Legione Garibaldina, 1° battaglione, Laberto Duranti morì il 5/1/1915 a La Harazee nelle Argonne, nei pressi di Verdun, dove venne colpito al cuore in combattimento. Lo stesso giorno morì Costante Garibaldi, nipote dell’Eroe dei Due Mondi.
Nel corso della stessa battaglia restò gravemente ferito il giornalista sardo (era nato a Cagliari nel 1879) Augusto Alziator de “Il Resto del Carlino”, uno dei primissimi corrispondenti italiani di guerra. Era il segretario di Peppino Garibaldi. Fu dato, in un primo tempo, erroneamente per morto, ma nel febbraio 1915 si seppe che era stato preso prigioniero dai tedeschi e ricoverato a Baden.
Lamberto Duranti affidò al suo taccuino un drammatico messaggio sulla guerra e sul destino di una generazione: “Ciascuno è pronto a compiere il sacrificio della propria vita pur di scrivere quest’altra fulgida pagina del garibaldinismo…alla baionetta per attaccare una trincea tedesca distante 20-30 metri dalla francese, senza aver modo di passare. Sarà un massacro…io sarò il primo, se comandato, ad avanzare”.
In una sua lettera datata 1° gennaio 1915 (4 giorni prima di morire), indirizzata a Publio Angeloni, così descrisse lo svolgersi della battaglia del 26 dicembre 1914: “Ci siamo battuti da veri leoni. Sono veramente vivo per miracolo. Il Diavolo non m’ha voluto con sé. Abbiamo combattuto per due ore sotto un turbinio di fuoco … Presto riattaccheremo: forse domenica. Sarò ancora fortunato? Ci credo poco ma… avanti! C’è gloria per tutti qui e bisogna conquistarsela. I tedeschi hanno veduto come sappiamo batterci: lo vedranno ancora perdio! Abbiamo sposato la santa causa francese e per essa daremo l’ultima stilla di sangue; italianamente”.
Camillo Marabini (grande amico e quasi un fratello per Duranti) riportò le sue ultime parole prima di morire. Dopo essere uscito dalla trincea disse: “Venite a vedere come muore un garibaldino!”. Dopodiché fu ferito al cuore e, riportato in trincea, affermò: «Ah… muoio… muoio per la Repubblica».
I suoi ultimi istanti di vita sono raccontati da Emanuele Sella: “Con il sorriso sulle labbra muore Duranti urlando:«Italia!» (in “L’Argonna”, da “L’Eterno Convito”, Roma, Formiggini, 1920, citato in Giuseppe Fumagalli, “Chi l’ha detto?”, Hoepli, 1921, p. 647).
Secondo la versione riportata dal suo grande amico Camillo Marabini in “La rossa avanguardia dell’Argonna. Diario di un garibaldino alla guerra franco-tedesca”, Milano, 1915, e ritenuta dal Fumagalli la più verosimile, il luogotenente Duranti uscì dalla trincea dicendo «Venite a vedere come muore un garibaldino», dopodiché fu ferito al cuore e, riportato in trincea, disse: «Ah… muoio… muoio per la Repubblica.». Una diversa versione é, invece, riportata da Souchon, in “Les mots heroïques de la guerre”, p. 252. In sua memoria Oddo Marinelli ha scritto nel 1961: “Lamberto Duranti: nella scapigliatura, nell’apostolato, nel sacrificio”, “Fede e Avvenire”, 1961 – 57 pagine.
Dettero notizia della sua morte Il Messaggero del 7/1/1915 e la Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n. 5 dell’8 gennaio 1915. Il rientro in Italia della salma in treno prima fino a Torino, poi a Genova, Roma e quindi ad Ancona commosse l’Italia. Vedere articoli su La Stampa di Torino delll’11- 12 e 14 gennaio 1915 a pag. 5.
Ai suoi funerali, in forma solenne e con Ancona in lutto cittadino (tutti i negozi chiusi), parteciparono il console di Francia, l’ex sindaco della città e il pubblicista forlivese Pietro Nenni, all’epoca repubblicano. Ne dette notizia la Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n. 10 del 14 gennaio 1915 a pag. 298.
Duranti fu sepolto con gli onori militari nel Cimitero delle Tavernelle nei pressi dell’ingresso principale, accanto alla tomba di diversi patrioti risorgimentali. Un anno dopo la morte il Partito Repubblicano pose una lapide in suo onore. Vi si legge: “A La Harazée nella Foresta delle Argonne, il tenente garibaldino Lamberto Duranti, giovinetto di 24 anni, balzò primo sulla trincea gridando: “Venite a vedere come muore un repubblicano italiano”. Cadde con il cuore spezzato da piombo germanico”.
All’inaugurazione del monumento funebre intervenne, tra gli altri, il pubblicista (allora repubblicano) Pietro Nenni, venuto appositamente in licenza dal fronte dove stava combattendo (come testimonia La Stampa del 7/1/1916 a pag. 4).
La città di Ancona gli ha intitolato una strada e il nome di Lamberto Duranti è inserito per ultimo nella 10^ colonna in basso a destra della lapide marmorea, realizzata nel 1921 dallo scultore anconetano Mentore Maltoni, su cui sono stati incisi i 614 nomi dei Caduti anconetani nella prima guerra mondiale. E’ posizionata sulla parete dello scalone monumentale all’interno del Palazzo degli Anziani, antica sede municipale della città.
Il suo eroico sacrificio é stato immortalato nel 1965 nella cartolina commemorativa delle celebrazioni del 50° Anniversario della campagna garibaldina delle Argonne (1914-15/1964-65).