ROMA – «Ho sempre avuto difficoltà ad aprirmi e condividere i miei sentimenti con le persone che mi circonda(va)no. Tuttavia, attraverso i video ho scoperto un modo che mi permette di esprimere il mio stato d’animo in modo autentico. È come se un drone o una telecamera diventassero il mio confidente, permettendomi di comunicare in modo più aperto e sincero. Attraverso i video riesco a raccontare la mia storia, i miei sentimenti e le mie emozioni in un modo che a parole mi risulta ancora difficile».
Nato a Roma il 27 maggio 1992, Manfredi Roesler Franz rispecchia per intero e fino in fondo le caratteristiche del suo segno zodiacale, i Gemelli: “tremendamente curiosi, provano nella conoscenza un piacere infinito. Attenti ai particolari, hanno un grande senso dell’umorismo. D’altro canto, questa loro intelligenza ha come contrappeso una certa superficialità, imposta da Mercurio, che li fa tornare fra i comuni mortali. Hanno un forte senso teatrale, doti comunicative e una grandissima simpatia».
Manfredi Roesler Franz, nell’agosto 2023, ha comprato con i suoi risparmi un van con cui ha iniziato a girare l’Italia, la Croazia e il Montenegro. Ha finora percorso 25 mila chilometri in 5 mesi, facendo riprese fotografiche di mari, coste, laghi, cascate e montagne con i suoi droni FPV (First-person view) ad alta velocità (superano i 200 km/h, è richiesto un apposito patentino di guida e per pilotarli si indossa un visore) perché adora riprendere la natura, soprattutto all’alba e al tramonto. La sua vita vuole essere questa. In 5 mesi ha ottenuto partendo da zero un ottimo successo online con 31mila 300 follower su Instagram.
Manfredi Roesler Franz, per la verità, ha un cognome ingombrante. È, infatti, uno degli ultimi eredi di uno dei più grandi pittori italiani dell’Ottocento che si sono affermati in Italia e all’estero, Ettore Roesler Franz, fondatore e più volte presidente dell’Associazione degli Acquarellisti romani, ma soprattutto è figlio di uno dei più grandi cronisti italiani, Pierluigi Roesler Franz, che con il suo lavoro ha attraversato e segnato la storia e la crescita del Corriere della Sera e della Stampa, uno dei massimi esperti viventi di diritto dell’informazione, della comunicazione e della previdenza giornalistica. Attualmente è componente della Giunta esecutiva della Figec Cisal, consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti e sindaco Inpgi. Dire di più significherebbe voler parlare di lui e non invece di suo figlio Manfredi.
Dopo aver conseguito il diploma del liceo scientifico, Manfredi prende la laurea triennale in Scienze statistiche alla Sapienza di Roma, poi la magistrale con il massimo dei voti in Data Science e vive l’esperienza esaltante di stagista alla New York University, nel Dipartimento di Computer Science e Cyber Security, che è il massimo della ricerca e della formazione in tema di analisi dei dati. Quindi trova immediatamente lavoro in Enel (advanced analytics project), per conto di Ntt Data, poi in Allianz Global P&C e, quattro anni fa a Milano, a Telepass Assicura.
Un professionista come pochi, un numero uno in senso assoluto, primo della classe a scuola e nella vita. Un manager moderno, nel senso più lato e più completo del termine, con alle spalle una famiglia borghese, educato a vivere e a viaggiare per il mondo, inglese scritto e parlato come se fosse la sua madre lingua, ma soprattutto con una capacità di adattarsi ai mercati internazionali più difficili e più complessi del momento.
«Il messaggio che vorrei mandarvi – la sua filosofia – è che la vera vita inizia al di fuori della zona di comfort. Che avere paura é normale, ma questa va presa positivamente. Non si ha mai paura per le cose facili o le situazioni semplici, si ha paura quando vorremmo prendere la strada più difficile lasciando il certo per l’incerto. E dato che purtroppo, le strade facili non porteranno a nulla di concreto, se non ad una temporanea e superficiale soddisfazione, la strada da prendere é solo una, quella più tortuosa».
È la prima volta che mi capita di incontrare un professionista di statistica informatica, ma il suo curriculum ufficiale dice anche che Manfredi Roesler Franz è più precisamente un “Data Scientist”.
Mi documento quanto basta per capire meglio il personaggio. E scopro che il ruolo di un Data Scientist è cruciale in moltissime realtà industriali del mondo, inclusi settori chiave come la sanità, il commercio, le tecnologie e la ricerca avanzata.
I “data scientist” lavorano ogni giorno con enormi quantità di dati, per estrarre poi informazioni significative utili al mondo dell’impresa.
Questo lavoro – spiegano gli esperti – coinvolge diverse fasi che vanno dall’acquisizione degli stessi, quindi dalla raccolta da varie fonti, come database, sensori, file di testo, social media, e altro ancora, alla pulizia. Un data scientist utilizza strumenti statistici e tecniche di visualizzazione per comprendere meglio i dati, per individuare correlazioni e trend. Ma costruisce anche modelli statistici o algoritmi di machine learning per fare previsioni o estrarre conoscenze significative dai dati elaborati. Così come comunica i risultati ottenuti in modo chiaro e comprensibile a persone non esperte nel campo, aiutando a prendere decisioni basate sui dati.
Cos’è successo in realtà nella vita di Manfredi Roesler Franz?
Una mattina questo giovane informatico si sveglia e decide di cambiare vita. Il suo sogno è un altro. Vuole andare in giro per il mondo. Ha voglia di riprendere con la sua telecamera i tramonti più suggestivi del pianeta. Sceglie di vivere on the road, per registrare e fissare su pellicola (oggi è tutto digitale in 4K) i paesaggi più belli della terra. La scoperta, prima di tutto. Le emozioni del cuore e le suggestioni degli orizzonti subito dopo. La certezza dei mari puliti e la magia della cascate innevate delle Dolomiti ancora oltre.
Lo cerchiamo e lo troviamo appollaiato a cinque mila metri di altezza sulla baita di montagna più irraggiungibile delle Alpi. E da qui non fa che ripeterci il suo mantra: «Qualunque esse siano, segui le tue passioni, il tuo cuore e il tuo istinto. Fatti spronare dalla paura, perché averla é il sintomo che stai per fare la cosa più giusta. Buttati. La vita ti ripagherà».
– Manfredi, ci diamo del tu?
«Con immenso piacere. Se lo facciamo sarà molto bello per me».
– Ok. Allora ti chiedo, cosa ti ha spinto a mollare il tuo lavoro tradizionale e diventare oggi un free lance, un giornalista così completo, che gira le immagini, le monta. le mette in rete e conquista migliaia e migliaia di follower?
«Che vuoi che ti dica? La verità è che, fin da quando ero adolescente, ho sempre cercato di abbandonare la zona di comfort che la mia famiglia mi aveva costruito attorno, per nuove scoperte. Alla base c’è questa mia grande curiosità di vedere cosa ci sia oltre il mio mondo, e quindi poter vivere esperienze diverse.
Pensa che a 16 anni sono andato a vivere da solo. Durante gli anni all’università ho avuto modo di vivere negli Usa e di visitare tanti paesi diversi. Poi, nel 2020 mi sono trasferito a Milano, ma da quel momento in poi mi sono sentito come un criceto sulla ruota, dove ogni giorno era simile al precedente».
– In che senso?
«Facevo fatica a chiamarla vita. Poi, durante una sessione di kitesurf a Capo Verde, ho visto la “fine” di questo viaggio. Oggi ringrazio Dio di aver vissuto quell’attimo, perché mi ha fatto capire che basta un istante e che tutto può cambiare. Ma nonostante questo, ti confesso, la paura di lasciare tutto alle mie spalle continuava a prevalere su tutto il resto».
– Qual è stato il momento cruciale di questa scelta?
«Era un giorno di fine luglio. Ho chiuso gli occhi e mi sono chiesto: Se oggi mamma e papà non ci fossero più, cosa faresti? In quel momento ho capito perfettamente che non stessi vivendo la mia vita, ma solo quella che serviva per rendere orgogliosi i miei genitori, la mia famiglia, e ripagarli di tutti gli sforzi che avevano fatto per me».
– È a questo punto che sei partito?
«Nel giro di pochi giorni ho preso il van e ho chiamato l’ufficio per comunicare la mia scelta».
– Immagino che non abbiano capito inizialmente cosa volessi fare?
«Ti dirò di più. Loro hanno fatto qualcosa di davvero unico. Hanno capito il mio stato d’animo e mi hanno proposto di lavorare da remoto. Da quel momento dormo semplicemente molto meno, lavoro come prima e sfrutto il tempo libero per le mie passioni. Credo che la felicità passi dal sacrificio».
– La fotografia è una tua vecchia passione o è nata strada facendo?
«Più che fotografia, direi le riprese e il montaggio video. La fotografia è venuta successivamente a cascata. Già a 12-13 anni montavo i miei primi video, poi negli anni è diventata la mia passione più grande».
– Quanto ha contato in questa tua scelta il mestiere di tuo padre?
«Sicuramente il lavoro di papà richiede una fortissima curiosità e la capacità di non soffermarsi solo sulle apparenze, ma bensì andare oltre. Credo di aver assorbito molto queste sue caratteristiche. Inoltre, solo dopo aver preso questa strada, ho saputo proprio da lui, che da giovane aveva fatto qualcosa di molto simile: lasciando una grande azienda per lanciarsi nel mondo del giornalismo. Anche lui aveva mollato tutto per inseguire un sogno».
– Come hai spiegato a tuo padre e a tua madre che stavi per cambiare vita?
«La prima persona a cui l’ho detto è stata mia madre. Ricordo di averla chiamata una sera dicendole: mamma, ceniamo insieme che ti dovrei parlare. Lei pensò subito a qualcosa che avesse a che fare con le ragazze. A cena fui molto diretto, le dissi che entro fine anno sarei partito. Lei sgranò gli occhi e alzò le sopracciglia, stava per svenire. Ricordo perfettamente la sua espressione. Provai a spiegarle quale era il mio stato d’animo, volevo che capisse cosa stessi vivendo e come mi sentissi».
– Posso chiederti che reazione ebbe?
«Da che era decisamente contraria, soprattutto all’inizio, anche lei iniziò a capire, forse anche a comprendere le mie decisioni, e questo mi bastava. Mi raccontò anche un aneddoto che non conoscevo: a 25 anni si sarebbe voluta trasferire in Polinesia, poi però è nato mio fratello e così non se ne fece nulla».
– E tuo padre?
«Per quanto riguarda mio padre, invece, anche lui l’ha saputo durante una cena di famiglia. Ma questa volta fu mia sorella a rompere il ghiaccio. Durante la cena disse davanti a tutti: Manfredi, sta per lasciare tutto e sta per partire».
– Immagino il grande Pierluigi Roesler Franz…
«Papà diventò bianco, smise completamente di parlare. Solo a fine cena mi disse: “Manfredi, fai quello che ti senti di fare, ma ti prego usa la testa».
– Te lo aspettavi?
«Francamente no, non pensavo di trovare questa apertura da parte sua».
– E oggi come vanno le cose in famiglia?
«Devo dirti che oggi sono entrambi felicissimi di vedermi così.Non ci crederai ma papà si è addirittura iscritto a Instagram per seguirmi e spesso mi manda dei consigli su posti da visitare in zona.
Questo per dire che le persone che davvero ti amano, saranno felici nel vederti felice».
– Vedo che fai tutto da solo, dalle riprese al montaggio, in sei questo autodidatta?
«Sì, gestisco tutto in autonomia, dalla produzione alla post-produzione. Ho iniziato anni fa guardando tantissimi video su YouTube. Una volta capite le basi si tratta solo di creatività».
– Come scegli le località di riprendere?
«Mi informo tantissimo su internet e parlo con le persone del luogo per i posti meno gettonati. Uso strumenti come Google Earth per pianificare dove posizionarmi per osservare albe e tramonti».
– Qual è stata la trasferta più emozionante fino ad ora?
«Ce ne sono due che mi sono rimaste davvero impresse: la prima è Cala Golortizé in Sardegna. La cosa incredibile è che non l’avessi mai sentita nominare, questo per dire che l’Italia è davvero poco valorizzata. È un posto surreale, tra i più belli che abbia visto in tutta la mia vita. Il secondo luogo è Seceda, sulle Dolomiti. Arrivato in cima, sono rimasto pietrificato da tale bellezza. Momenti che non scorderò mai».
– Come prepari le tue trasferte?
«Vivo letteralmente alla giornata, spessissimo mi capita di programmare qualcosa anche la sera prima, ma poi la mattina presto cambio completamente idea, in base a fattori come il meteo. Di base, prima di avventurarmi per qualsiasi trasferta, mi informo bene sul tracciato, sui possibili pericoli e sull’abbigliamento da indossare».
– Vivere in un van non deve essere facile?
«Assolutamente no. Chiaramente ha tantissimi difetti, crea diversi problemi, il primo dei quali è la mancata condivisione. All’inizio del viaggio, i momenti più belli potevano trasformarsi nei più tristi. Di fronte a tramonti spettacolari, vedevo tante persone condividere quel momento, mentre io guardandomi intorno, mi trovavo sempre solo. Oggi vedo la solitudine come una grande opportunità per crescere e conoscersi. Questa mi ha messo a nudo, facendo crollare le maschere imposte dalla società e sono davvero felice sia successo. Oggi mi sento un’altra persona, o meglio sono tornato ad essere me stesso in tutto e per tutto. L’ultimo difetto è chiaramente il brutto tempo. Quando il meteo è avverso si è praticamente costretti a rimanere dentro una scatola di metallo per ore, se non per giorni».
– Immagino ne valga comunque la pena…
«In ogni caso tutti questi difetti per me vengono sovrastati dalla bellezza di questa vita, da una libertà sconfinata, quella di svegliarsi ogni giorno in un posto diverso. Che sia in riva al mare, al lago, ai piedi di una montagna o in cima ad una collina. Non ci sono praticamente limiti».
– In Sicilia ti hanno derubato, ma tu hai ripreso da dove avevi lasciato…
«In Sicilia ho vissuto, purtroppo, il momento più triste di questa avventura strepitosa. Nel giro di cinque minuti mi hanno aperto il furgone e derubato di tutto, provocandomi un danno economico enorme, ma soprattutto mentale. Mi sono sentito violato e impotente. Sono passato dall’apice della felicità ad una tristezza infinita nel giro di pochi minuti. Il mondo mi è crollato addosso. Tornato a Roma ho pianto per giorni. Poi, grazie soprattutto al sostegno morale della mia famiglia ed al supporto incredibile delle persone che mi seguivano, mi sono rialzato e nel giro di qualche settimana sono ripartito».
– Come immagini il tuo futuro?
«Faccio molta fatica a pensare ad un futuro a lungo termine, vivo alla giornata. Credo che il futuro sia solo una grande illusione e porti spesso a non renderci felici oggi. Tante volte si pensa di fare qualcosa oggi con la speranza di essere felici domani. Ma chi ci garantisce che le cose andranno come ce le siamo immaginate e che le persone che oggi abbiamo intorno anche domani ci saranno? Nessuno, purtroppo. Quindi preferisco essere felice oggi, e al domani pensarci quando diventerà presente. Con questo non dico che non bisogna avere obiettivi nella vita, ma non bisogna perdere di vista il presente, che è l’unica cosa che davvero conta».
– Perché all’Università hai scelto la statistica e non magari l’accademia di fotografia?
«Mi sono laureato in scienze statistiche perché sapevo fosse una delle lauree più ricercate, ed effettivamente ho iniziato a lavorare fin da subito. Dentro di me ho sempre pensato di dare più spazio alla creatività, ma come detto prima, volevo rendere felici i miei genitori».
– Che effetto fa constatare con mano che ogni giorno migliaia di persone guardano quello che hai realizzato?
«Fa sicuramente strano, ma non ci penso molto. Avere pochi seguaci o tanti, non ha cambiato niente in me. Vado avanti per la mia strada inseguendo l’amore folle per la natura e la mia passione più grande: la creazione di contenuti. La cosa che più mi rende felice è ricevere messaggi di ringraziamento da parte della gente per aver “smosso” qualcosa al loro interno. Questa per me è la cosa che conta di più».
– Manfredi Roesler Franz ha ancora un sogno nel cassetto?
«Assolutamente sì. Condividere questo viaggio, inteso come vita, con la persona giusta e costruire una famiglia». (giornalistitalia.it)
Pino Nano
I SUOI 36 REPORTAGE SU INSTAGRAM
Manfredi Roesler Franz ha una pagina Instagram www.instagram.com/manfredi_rf/ dove alle ore 9 del 24 gennaio 2024 ha 31.300 follower e 69 post: 54 reel e 15 foto, mentre nella pagina su TikTok, in https://www.tiktok.com/@manfredi_rf ha 9.660 follower, 171.100 mi piace e 83 video.
2.000.000 L’Alba dal Capanna Margherita sul Monte Rosa a 4.556 metri
https://www.instagram.com/reel/C1Ae6_jNXQM/
745.000 Capo Carbonara – Sardegna Sud Est
https://www.instagram.com/reel/CyL8-gVtHss/
587.000 Lago di Braies – Dolomiti https://www.instagram.com/reel/CwXK_P4Nnkc/
584.000 My year 2023
https://www.instagram.com/reel/C02BKlZN2yj/
531.000 Cascata della Soffia nelle Dolomiti https://www.instagram.com/p/Cw0PXlTtm8m/
516.000 Piscinas – Sardegna Ovest
https://www.instagram.com/p/CxtGonlNnDR/
514.000 Cala Goloritzé – Sardegna Centro Est
https://www.instagram.com/reel/Cyp03PEtgxy/
293.000 Roma raccontata in 13 secondi https://www.instagram.com/reel/CnSMAbjgwqq/
271.000 Dolomiti
https://www.instagram.com/reel/CzQgZdDt0H7/
213.000 Isole Capo Verde
https://www.instagram.com/reel/CmZo9zhg5ls/
201.000 Volpino lungo la strada delle Dolomiti
https://www.instagram.com/reel/Cy1T8XHNSiR/
150.000 Seceda – Dolomiti
https://www.instagram.com/reel/CwhrdAFNt23/
145.000 Ponta de São Lourenço – Madeira
https://www.instagram.com/reel/Cr_lOvRgGyt/
141.000 Grignetta
https://www.instagram.com/reel/CqrxFOkgqEl/
124.000 Madeira in 5 giorni
https://www.instagram.com/reel/CuU4dPWALyy/
113.000 Punta Salinas – Sardegna centro est
https://www.instagram.com/p/CzdvNUbNV2q/
104.000 Everywhere
https://www.instagram.com/reel/Cn6wLqpgXBD/
95.600 Madeira – secondo video
https://www.instagram.com/reel/CsjVRYpA-jv/
91.600 Dune di Porto Pino – Is Arenas Biancas – Sardegna Sud
https://www.instagram.com/reel/C0Z2Z4utjci/
86.200 Lago di Sorapis – Dolomiti
https://www.instagram.com/reel/CwcI_0Lt1AJ/
85.200 Penisola del Sinis – Sardegna Ovest
https://www.instagram.com/p/CyDiihqNIT1/
79.000 Sentiero Marciò – Paneveggio – Dolomiti
https://www.instagram.com/p/C1XpQzONkgd/
76.500 Lago di Antermoia, il lago a forma di cuore
https://www.instagram.com/reel/CxSYfy2Nl0d/
66.300 Resegone
https://www.instagram.com/reel/CrS9B9LAtzY/
64.400 “Grazie!”
https://www.instagram.com/reel/C0R9nLdtWSO/
63.200 Cala Luna – Sardegna Est
https://www.instagram.com/p/CydzZm7toWP/
52.700 Pico do Arieiro – Madeira
https://www.instagram.com/reel/CrZCC6jAZPE/
52.200 Sardegna
https://www.instagram.com/reel/Cz_1CKaN6lk/
48.500 Rifugio “Nuvolau” – Dolomiti ampezzane
https://www.instagram.com/reel/C2YD_iwNqFG/
48.500 Lago di Tovel
https://www.instagram.com/p/CxnLxPet6RC/
39.500 Grotta Azzurra, perla delle Dolomiti
https://www.instagram.com/p/CxDPrC0Nblt/
37.100 Il tramonto dalla Capanna Margherita “tetto d’Europa” sul Monte Rosa a 4556 metri
https://www.instagram.com/p/CuzneGggG5j/
36.000 Grignone
https://www.instagram.com/p/Ctq3_aIAF2D/
31.200 Pan di Zucchero (via ferrata). Lo scoglio più alto del Mediterraneo – Sardegna Ovest
https://www.instagram.com/p/CyXwM1ktfk7/
28.700 Il Piccolo Tibet sul Gran Sasso
https://www.instagram.com/reel/CzEy4SftStS/
26.300 Roda di Vael – Val di Fassa – Dolomiti
https://www.instagram.com/reel/C1prLYRNrBJ/
Semplicemente Manfredi! Quando si dice mi sembra di conoscerti da tanto…ecco questo…Da quando ti seguo scenari pazzeschi e il tuo raccontare che arriva dritto al🫶