CAMPOBASSO – “La violenza non può essere l’ultima parola, prevenzione e informazione sulla violenza contro le donne” è stato il tema dell’evento formativo organizzato, nell’Aula Magna della Scuola Allievi Carabinieri di Campobasso, dall’Ordine dei Giornalisti del Molise in collaborazione con la Scuola Allievi Carabinieri di Campobasso, la Questura, la Procura della Repubblica, il Comune di Campobasso, l’Ambito Territoriale Sociale di Campobasso e il Centro Antiviolenza Befree di Campobasso.
Ai lavori, coordinati dalla giornalista Rita Carla Codispoti, hanno partecipato i 500 Allievi Carabinieri del 143° Corso e le autorità civili e militari della regione che hanno seguito l’evento con molto interesse. Tra i giornalisti presenti il presidente e il vice presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Molise, Vincenzo Cimino e Cosimo Santimone.
Ad aprire il convegno il colonnello Bruno Capece, comandante della Scuola Allievi Carabinieri, un’eccellenza molisana, insieme alla Scuola allievi Agenti della Polizia di Stato “Giulio Rivera” di Campobasso.
Sono poi intervenuti il vice prefetto vicario Elvira Nuzzolo e la dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale, Maria Chimisso. La Nuzzolo ha evidenziato l’importanza di «tenere alta l’attenzione su una delle peggiori piaghe di questi tempi, che spesso le donne non denunciano, ed è per questo fondamentale la conoscenza degli strumenti giuridici». Chimisso, invece, ha sottolineato come sia necessario «sensibilizzare le istituzioni scolastiche perché spesso dirigenti e docenti non hanno gli strumenti per intervenire».
Poi è stata la volta degli interventi tecnici del sostituto procuratore della Repubblica di Campobasso, Annarita Carollo, e del questore di Campobasso Vito Montaruli, i quali hanno illustrato gli strumenti di tutela per le vittime di violenza di genere e di violenza domestica, evidenziando la necessità di intervenire con immediatezza.
«Esistono – ha spiegato Carollo – denunce di carattere pretestuoso, strumentale, bisogna per questo andare ad interessarsi, scavare, acquisire un’intera chat, perché inserire dei messaggi in un contesto, fa rivelare la conflittualità. Come pure bisogna pensare ai genitori vessati e maltrattati dai figli che hanno bisogno per la loro tossicodipendenza. Serve un’educazione sentimentale che non parta soltanto dalle scuole, ma maturi all’interno delle famiglie».
Dal canto suo, il questore Vito Montaruli ha riportato i dati non confortanti del 2022 soffermandosi sul reato dello stalking introdotto nel 2009 e sull’importanza di «verificare che lo stalker non sia in possesso di armi, perché c’è un ritiro cautelare, in quanto le situazioni possono degenerare». Ha, inoltre, parlato del fenomeno della violenza in ambito familiare, per poi spiegare il provvedimento dell’ammonimento del Questore finalizzato a favorire una forma anticipata di tutela delle vittime di genere. Di qui la firma del Protocollo d’Intesa Zeus, recentemente promosso dal Ministero dell’Interno – Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, per favorire una collaborazione tra gli operatori della Questura di Campobasso e quelli dell’Ambito Territoriale Sociale del Comune.
Il colonnello Capece nel suo intervento ha spiegato come «l’Arma dei Carabinieri ha deciso di investire tanto nella lotta alla violenza di genere» e che «le donne non denunciano o denunciano troppo tardi. Questo richiede un’adeguata preparazione professionale e siamo i primi a cogliere i segnali perché lavoriamo per la tutela e la protezione dei soggetti vulnerabili».
«Il fenomeno – ha aggiunto Capece – può essere vinto non tanto con le misure di prevenzione, ma con la cultura del rispetto. Abbiamo realizzato insieme al Coni, d’intesa con la Direzione Scolastica Regionale, gli “Incontri del Cuore”, in tutte le scuole medie e superiori, promuovendo la cultura del rispetto e della legalità attraverso lo sport».
Il colonnello Luigi Dellegrazie, comandante provinciale dei Carabinieri di Campobasso, ha spiegato come «in ogni Comando Provinciale sia stato creato un ambiente per le vittime delle fasce fragili, con una stanza rosa, realizzato a Campobasso grazie anche all’aiuto del Lions Club». Dopo aver parlato della capillarità dell’Arma («siamo presenti in 44 Comuni») ha detto concluso sottolineando che «quando una donna bussa alla vostra porta, dovete avere la sensibilità per capirla».
A rappresentare il Comune di Campobasso sono stati l’assessore al Bilancio, Pina Panichella, e l’assessore alle Politiche Sociali, Luca Praitano, accompagnati dall’assessore Simone Cretella.
Panichella ha illustrato come l’Ambito Territoriale Sociale gestisca il servizio regionale di contrasto alla violenza di genere che include tre Centri Antiviolenza: Campobasso, Termoli, Isernia e una Casa rifugio ad indirizzo segreto per donne vittime di violenza. Già da otto anni sono attivi questi servizi per la donna su tutto il territorio regionale, garantendo privacy ed anonimato. «La violenza degli uomini contro le donne – ha concluso – ha una spiegazione culturale e la cultura si cambia attraverso la formazione».
Fiorella Masucci, coordinatrice regionale del Centro Antiviolenza Befree di Campobasso, dopo aver evidenziato come «le donne hanno pari diritti degli uomini, non sono soggetti inferiori», ha espresso la necessità di «costruire relazioni sane» ricordando che, per farlo, è altrettanto necessaria «l’empatia, l’ascolto attivo, perché una donna vi sta raccontando la sua storia, di violenze e di abusi, e quindi credere a queste donne è la prima cosa».
L’avv. Domenico Bruno ha fatto un excursus su come si sia arrivati al reato di stalking, passando poi alle novità legislative sui maltrattamenti in famiglia, che ha definito «il peggior reato», ricordando la necessità di educare nelle scuole, ma «prima di tutto in casa».
A chiudere l’evento formativo il presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Molise, Vincenzo Cimino, che ha parlato della necessità di «usare un linguaggio consono alla situazione, perché scrittura, voce, suoni ed immagine fanno parte del giornalista». Cimino ha, inoltre, evidenziato l’importanza di fare rete e di far capire come sia giusto il «rispetto delle regole, contrastando anche chi esercita la professione in modo abusivo, come i sindaci che si scrivono i comunicati stampa da soli». Quindi l’appello ad ascoltare le donne: «La donna si confida con noi giornalisti, con un sacerdote e con un carabiniere». (giornalistitalia.it)
Rita Carla Codispoti