ALMA ASH-SHAAB (Libano) – Il giornalista Issam Abdallah, videoreporter dell’agenzia di stampa Reuters, è stato ucciso mentre documentava un attacco aereo delle forze israeliane nel villaggio di Alma al Shaab, nel distretto di Tiro, nel sud del Libano. Colpita dal raid di Israele l’autovettura sulla quale viaggiava con le giornaliste Christina Assi di Afp, Carmen Jokhdar ed Ellie Brakhaya del canale satellitare Al Jazeera, rimaste ferite. Una di essi rischia di perdere l’uso delle gambe. Feriti anche i reporter della Reuters Thaer al-Sudani e Maher Nazeh.
Una troupe di giornalisti dell’Arabic Service della Bbc è stata, invece, aggredita e fermata dalla polizia israeliana in un posto di blocco, a Tel Aviv, mentre rientrava in albergo.
Lo ha reso noto la Bbc denunciando che i giornalisti si erano qualificati mostrando le loro press card, ma sono stati ugualmente maltrattati dagli agenti. Si tratta dei giornalisti Muhannad Tutunji e Haitham Abudiab e di due loro collaboratori. Erano a bordo di un Suv contrassegnato dalla scritta “TV” in rosso.
I poliziotti li hanno brutalmente prelevati dal veicolo e sbattuti contro un muro prima di procedere a una perquisizione dell’auto e del loro materiale. Tutunji è stato anche afferrato per il collo quando ha cercato di filmare la scena con il suo telefonino, che è stato scaraventato per terra e danneggiato.
I giornalisti della Bbc, dopo il rilascio, si sono rivolti ai responsabili polizia di Tel Aviv per chiedere spiegazioni, ma finora non ne hanno avute. Mentre una portavoce del servizio pubblico del Regno Unito ha protestato per l’accaduto sottolineando come il Suv fosse “chiaramente marcato” con le insegne di riconoscimento dei media e rivendicando per i giornalisti «il diritto di informare liberamente sul conflitto in corso fra Israele e Gaza».
Jonathan Daghar, capo dell’ufficio di Reporter Senza Frontiere (Rsf) per il Medio Oriente, ha dichiarato che «secondo le prime informazioni si è trattato di un attacco deliberato. Approfondiremo il caso e se dovesse risultare che si tratta di un atto intenzionale lo denunceremo come un crimine di guerra».
«Un episodio – ha sottolineato Daghar – che richiama quello della giornalista di Al Jazeera, Shireen Abu Akleh, uccisa nel 2022 nonostante indossasse un giubbotto stampa. Anch’essa è stata uccisa da un proiettile israeliano, come ammesso dalle autorità, ma ad oggi il crimine rimane impunito». (giornalistitalia.it)