ROMA – Il 22 aprile prossimo ricorrerà il venticinquesimo anniversario della morte di Ugo Baduel, giornalista e scrittore. In quest’occasione la Società Dante Alighieri assieme a I Parchi letterari, ha organizzato per martedì 15 aprile alle ore 10, nella sua sede di Piazza Firenze 27, a Roma, una mattinata in suo ricordo dal titolo “Ugo Baduel, uomo libero”.
Interverranno Massimo D’Alema, Sandro Gerbi, Enzo Golino, Piero Sansonetti, Aldo Tortorella e Chiara Valentini. La moglie, Laura Lilli, e la figlia Alessandra Baduel lo ricorderanno in chiave personale.
Verrà letto un ricordo su Ugo Baduel scritto da Walter Veltroni. Modererà Simonetta Fiori.
Ugo Baduel (Perugia, 1934 – Roma, 1989) è stato uno dei più brillanti inviati speciali de “L’Unità” del suo tempo, dove ha lavorato per quasi trent’anni, dal 1960 (anno in cui si iscrisse al Partito Comunista Italiano) al 1989, anno della sua morte. Ed è corretto non escludere questo tragico ultimo anno, perché è quello in cui scrisse uno dei suoi più noti editoriali, “Il codice genetico del Pci”.
Baduel morì in aprile e non ce la fece a vedere la sospirata caduta del muro di Berlino. La sua attività all’Unità può dividersi in tre filoni: le inchieste di carattere sociale, il giornalismo parlamentare e gli editoriali e la collaborazione con Enrico Berlinguer, di cui fu amico oltre che collaboratore e resocontista ufficiale dal ‘73 all’‘84 e col quale fece due viaggi: uno nell’Europa dell’Est e uno a Cuba e in America Latina.
Sulle colonne dell’Unità Baduel fece inchieste molto importanti, specie al Sud, toccando argomenti di cui in quegli anni nessun altro giornale parlava: parlò dei bambini che ad Altamura in Puglia venivano dati in affitto perchè lavorassero, e del caporalato che in Sicilia faceva il bello e il cattivo tempo fra i braccianti. Scrisse contro il latifondo e contro e la mafia, di cui negli anni Sessanta tutti tacevano.
Riuscì a intervistare uno dei “padroni” di Napoli, Antonio Gava. Per due anni, alla vigilia del ‘68, fu anche al nord.
Si occupò dei sindacati ormai ribollenti nelle grandi fabbriche. Prima, a Roma, era stato giornalista parlamentare e notista politico.
Non era arrivato né a l’Unità né al Pci all’inizio della sua precoce carriera politica: da ragazzo era cattolico.
A diciannove anni dirigeva il giornale degli studenti medi democristiani “Lo studente d’Italia”, dove teneva un rubrica seguitissima: “Il ragazzo dai capelli verdi”.
A Roma Baduel fece parte del gruppo democristiano di sinistra Terza generazione, e fra lo sbalordimento di tutti, che vedevano in lui un futuro ministro, abbandonò la Dc che riteneva “troppo affamata di potere” e, dopo un breve interregno in cui scrisse per L’Ora di Palermo, si legò al gruppo cattolico-comunista di Franco Rodano e, nel ‘55, fondò con lui l’importante rivista “Dibattito politico”. Intanto conobbe Lucio Magri e Giuseppe Chiarante e, con loro, nel ‘60, fece il “salto” nel Pci.
Di Ugo Baduel è uscito postumo, nel 1992, da Sellerio, il romanzo-memoria “L’elmetto inglese”. Ha scritto inoltre una biografia di Enrico Berlinguer per le Edizioni l’Unità e ha collaborato al film di Ansano Giannarelli, “Berlinguer/ la sua stagione”. (Adnkronos)
Lo ricordo, certo che lo ricordo Ugo Baduel. La sua scrittura piana, robusta, umanissima sempre. Lo ammiravo. L’ho conosciuto a Crotone, la mia città. Che anno era? Forse il 1983. Baduel arrivò con Berlinguer e Tatò per una iniziativa pubblica con gli operai delle fabbriche. Ricordo che zoppicava. Il disagio del vivere in provincia è anche non poter partecipare alla mattinata in programma a Roma.