ROMA – Uno dei disegni di legge più interessanti di questi ultimi anni di politica sociale e dell’infanzia in Parlamento porta oggi la firma, come primo firmatario, del senatore calabrese Nicola Irto, architetto e giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Calabria.
Comunicato alla Presidenza del Senato il 31 maggio scorso come “Disposizioni per la promozione e la diffusione della lettura in età prescolare”, 8 articoli in tutto, il disegno di legge porta anche le firme dei senatori Cecilia D’Elia, Andrea Crisanti, Vincenza Rando, Francesco Verducci e Filippo Sensi, tutti componenti della Commissione Cultura in Senato per il Pd e tutti molto legati al senatore calabrese.
Un disegno di legge, dunque, che si prefigge «l’obiettivo di favorire ed implementare azioni e strumenti per la promozione e la diffusione della lettura in età prescolare». Nessuno meglio di noi, che ogni giorno “tratta” con le parole scritte, sa quanto fondamentale sia oggi la crescita culturale dei nostri bambini. Ben vengano dunque iniziative così importanti per la crescita del Paese.
Lo spiega assai bene, il sen. Nicola Irto, il perché di questa sua iniziativa legislativa: «Rientra tra i compiti fondamentali dello Stato, delle Regioni, e in generale delle istituzioni pubbliche, adottare politiche e azioni a sostegno dell’infanzia. A tal fine è opportuno ricordare che la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, ratificata in Italia con legge 27 maggio 1991, n. 176, impone agli Stati contraenti l’adozione di tutte le misure legislative e amministrative necessarie a tutelare i diritti riconosciuti nella Convenzione medesima. Tra questi, l’articolo 17 prevede un impegno degli Stati membri a garantire l’accesso a bambini e a ragazzi a un’informazione sicura, rispettosa della loro età, e che promuova il loro benessere sociale, spirituale e morale».
Nello specifico, con questo disegno di legge, si propongono una serie di interventi di ampliamento dei servizi con caratteristiche educative, ludiche e culturali. Quindi: la creazione di reti e il sostegno di progetti e laboratori, di rafforzamento infrastrutturale, in termini di dotazione libraria, della rete locale delle biblioteche di pubblica lettura, nonché la creazione di piccole biblioteche negli asili nido e nelle scuole dell’obbligo.
C’è dell’altro ancora. Si prevede, altresì, il rafforzamento delle strutture bibliotecarie e l’istituzione o il supporto di presìdi e di iniziative di lettura negli studi pediatrici, nei reparti o negli spazi ambulatoriali degli ospedali, nei consultori e nei centri vaccinali. A tal fine, è prevista anche l’adozione di un Piano triennale per la lettura in età prescolare, che ha la finalità di individuare obiettivi, strumenti e azioni di informazione, diffusione e implementazione delle misure volte alla creazione di una rete che garantisca servizi su tutto il territorio nazionale in modo uniforme ed efficiente.
I firmatari del disegno di legge lo dichiarano a chiare lettere: «È importante, al fine della stesura di un Piano realmente efficace e rispondente alle esigenze e ai bisogni concreti, la previsione di un tavolo di coordinamento che coinvolga le varie parti interessate (operatori, educatori, enti territoriali, pediatri, associazioni, biblioteche) i quali, attraverso il confronto e lo scambio di esperienze, hanno il compito di evidenziare le esigenze e le criticità, nonché di elaborare proposte e progetti utili alla redazione del predetto Piano».
La vera mission di questo disegno di legge, se così possiamo dire, è questa: «La lettura viene considerata strumento indispensabile di sviluppo cognitivo, affettivo, sociale e relazionale dei bambini, di educazione all’ascolto e alla comunicazione. Essa rappresenta un mezzo di conoscenza e di comprensione della realtà e, più in generale, uno strumento di crescita e di prevenzione della povertà culturale ed educativa.
La povertà educativa presenta forti ed indissolubili legami con la povertà economica e si traduce in maggiori difficoltà a trovare un lavoro, a sottrarsi allo sfruttamento e all’isolamento sociale, a esercitare i propri diritti democratici e, correlativamente, in maggiori possibilità di ammalarsi, di cadere dipendenti dall’alcool e dalla droga, di delinquere».
Il senatore Nicola Irto, nella sua relazione di fondo inviata alla Presidenza del Senato, usa esattamente questo concetto: «Bambini poveri saranno adulti emarginati con ricadute non solo individuali ma anche collettive per la negativa incidenza sul Pil e per la grave carenza di coesione sociale e territoriale: dunque se il fallimento educativo per l’individuo è una grave deprivazione personale, per la società è un danno economico ed un insidioso pericolo».
Nessuno può dargli torto. Del resto, i dati ufficiali mostrano che solo il 45,1 per cento della popolazione con un’età superiore ai 6 anni ha letto un libro nel corso dell’ultimo anno. Solo l’11,7 per cento della popolazione frequenta le biblioteche. Più di 2 milioni di italiani di età compresa tra i 15 e i 65 anni, pari al 5,4 per cento della popolazione, risultano analfabeti funzionali.
«La correzione di questi drammatici dati – spiega Nicola Irto nel suo disegno di legge – può e deve partire dalla consapevolezza dei genitori che i primi anni di vita, e addirittura lo stadio embrio-fetale, sono decisivi per il futuro dei loro figli sia dal punto di vista fisico che mentale. Occorre sottolineare l’interrelazione tra benessere fisico e benessere mentale-psicologico. La “domanda di salute” non può più essere rivolta solo alla cura di patologie del corpo, ma deve mirare anche al corretto sviluppo neuronale e delle funzioni cognitive ed emotive».
Il fatto che a firmare il disegno di legge di Nicola Irto ci sia anche uno scienziato come il prof. Andrea Crisanti – senatore Pd anche lui al primo mandato – ci fa allora capire il perché nel corpo centrale della proposta Irto ci siano analisi di carattere anche scientifico: «È ormai noto, – si legge, infatti, nel testo ufficiale – grazie ai progressi effettuati dalle neuroscienze negli ultimi 25 anni, che il 90 per cento del potenziale cerebrale di un individuo si forma durante la vita intrauterina e nei primi 5 anni di vita, quindi gli investimenti sul capitale umano sono tanto più efficaci quanto più precoci».
Il disegno di legge di Nicola Irto si prefigge poi un obiettivo complesso, che non si limita soltanto alla riduzione dell’abbandono scolastico, o a favorire l’abitudine alla lettura e ad alzare il livello cognitivo dei bambini, ma mira invece a intervenire presso tutti gli attori dello sviluppo proponendo un modello di sostegno educativo alle famiglie. Quando si parla di “ambiente” con rapporto ad un bambino il riferimento fondamentale è alla vita familiare, poi scolastica, poi sociale in senso più ampio.
«Ecco allora – spiegano i senatori Pd – che «la famiglia, anzitutto, è il primo luogo di apprendimento e resta sicuramente il più importante: bambini esposti a un linguaggio povero, non adeguatamente stimolati con il gioco, esposti per tempi eccessivi a video (peggio se non adeguati nei contenuti) sono già segnati da un’indubbia diseguaglianza che si paleserà più drammaticamente in ambito scolastico e lavorativo. È importante, dunque, favorire in modo innovativo lo sviluppo delle competenze genitoriali, sostenendo i progetti e le attività dei soggetti pubblici e privati».
Un disegno di legge che valorizza e afferma «la fondamentale attività esercitata dai medici pediatri, che svolgono un ruolo di assistenza e di supporto ai bambini e alle famiglie, non solo dal punto di vista squisitamente medico-pediatrico ma altresì in termini di sostegno educativo, pedagogico e formativo».
Questo infine è uno dei passaggi clou della proposta-Irto: «I pediatri – e in particolare i pediatri di famiglia diffusi in modo capillare sul territorio – entrano precocemente in contatto con i bambini, godono di un rapporto privilegiato con le famiglie, sono soggetti professionalmente qualificati e quindi possono veicolare messaggi di tipo sanitario ma anche di sostegno genitoriale. Per le specifiche caratteristiche della loro attività, pertanto, possono raggiungere gran parte della popolazione».
È la prima volta – di questo va dato merito al senatore Irto del lavoro svolto – che un disegno di legge promuova un concetto avanzato di salute come in questo caso, «intesa ormai non solo come benessere meramente fisico o mentale, con riferimento alla cura e prevenzione delle patologie neuro-psichiatriche, ma altresì come equilibrio armonico della persona e stimolo al corretto sviluppo individuale e della prevenzione della deprivazione cognitiva-emotiva-relazionale». (giornalistitalia.it)
Pino Nano