Vetere: “Il risultato più significativo? Il nuovo contratto firmato con Figec Cisal. È il futuro”

Uspi: Il Bello e il Bene in 70 anni di ascolto

Francesco Saverio Vetere

ROMA – “Viaggio nella cultura della bellezza, nell’informazione, nell’arte e nei rapporti tra gli esseri umani per realizzare il bene”. Questo il tema del convegno “Il Bello e il Bene” che si terrà, lunedì 19 giugno alle ore 10 nella Sala Zuccari del Senato, per festeggiare i 70 anni dell’Unione Stampa Periodica Italiana (Uspi) e i 127 anni del Vomere, uno dei giornali locali più antichi di Sicilia.
Un grande evento per il mondo della comunicazione italiana che si aprirà con la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e gli interventi di numerosi esponenti della politica e delle istituzioni: dal segretario generale e dal presidente dell’Uspi, Francesco Saverio Vetere e Antonio Delfino, a Simona Loizzo (componente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei deputati), Federico Mollicone (presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei deputati), Giampaolo Rossi (direttore del Master in Media Entertainment alla Link Campus University), Diego Ciulli (Head of Government Affairs and Public Policy Italia), Giuseppe Corasaniti (docente di informatica giuridica e intelligenza artificiale e diritto alla Luiss), Rosa Rubino (direttore responsabile de “Il Vomere”), Andrea Monda (direttore responsabile de “L’Osservatore Romano”), Francesco Pappalardo (responsabile della Biblioteca del Senato), Esma Cakir (presidente dell’Associazione Stampa Estera), Angelo Raffaele Marmo (editorialista QN che farà da moderatore), Alberto Barachini (sottosegretario di Stato all’Informazione e all’Editoria) e Gianfranco Astori (consigliere per l’Informazione e la partecipazione sociale della Presidenza della Repubblica).

Sergio Mattarella

Per Francesco Saverio Vetere, segretario generale dell’Uspi, è l’occasione ideale per fare un bilancio di quella che rimane oggi, nel grande panorama dell’informazione italiana, una “cellula viva” della grande stampa italiana. Parliamo dell’Associazione che dal 1953 riunisce insieme ben mille editori, almeno 3000 mila testate periodiche diverse, alcune di queste oggi anche telematiche, edite o trasmesse con qualunque mezzo da medie e piccole imprese editoriali e da enti e associazioni no-profit.
«Tutti ormai sanno chi siamo», sorride sornione Francesco Saverio Vetere «e chi ha voglia di capire meglio cosa abbiamo fatto in questi ultimi 70 anni di vita, allora venga alla nostra festa di compleanno, a Palazzo Madama, perché parleremo di noi, e racconteremo soprattutto le cose che abbiamo ancora davanti da fare».
Nei fatti, oggi, Vetere è la testa di ponte di almeno 3 mila giornali italiani diversi, piccoli o grandi che sia poco importa, e che a volte fanno a pugni per sopravvivere, per emergere, per liberarsi dalla precarietà a volte assillante del sistema e del momento politico. Dietro ognuno di loro c’è “l’avvocato”, come ormai da anni lo chiamano molti dei suoi associati. Senza dubbio, un passato glorioso alle spalle, ma pare di capire anche un orizzonte e una prospettiva futura piena di nuove certezze.

Antonio Delfino e Francesco Saverio Vetere, presidente e segretario generale dell’Uspi

«Il nostro sogno di sempre – ripete Francesco Saverio Vetere – è quello di rappresentare la stampa periodica italiana nella tutela dei diritti e degli interessi professionali, morali e materiali dell’intera categoria, e questo lo facciamo anche mettendo in piedi, e in essere, ricerche e studi, dibattiti e convegni su temi che riguardano la stampa periodica ed i suoi rapporti con la realtà sociale. Abbiamo una mission storica a cui non siamo mai venuti meno, che è quella di mettere in atto in campo interno e internazionale tutte le azioni connesse al conseguimento dei nostri scopi, assumendo ogni iniziativa che, a tal fine, riterrà idonea; coordinare, nei limiti dell’attuale Statuto, l’attività professionale degli associati nei loro rapporti con le amministrazioni e gli istituti, sia pubblici che privati, a carattere economico, politico, culturale, sindacale e sociale. In parole più semplici, vogliamo difendere ed elevare il prestigio della categoria».
L’uomo è un “duro”; chi lo conosce bene parla di un professionista educato a lavorare per gli altri anche 14 ore al giorno, senza un’ora di sosta, cocciuto e caparbio come solo certi calabresi sanno ancora esserlo, un uomo colto, avvocato cassazionista, giornalista pubblicista, giurista abituato a navigare in mari procellosi, professore e filosofo insieme, un intellettuale pragmatico che non teme mai nessun confronto con gli altri.

I più importanti gruppi editoriali della stampa online applicano il contratto Figec Cisal – Uspi

Questo fa di lui un leader a 360 gradi, amato e seguito dal “popolo Uspi” più di quanto non si immagini, con in corpo la giusta rabbia per le lobby di potere e nemico dichiarato di chi vorrebbe controllare o influenzare l’indipendenza della stampa periodica italiana. Un mastino vero e proprio, un cane da guardia come pochi, e soprattutto un uomo intellettualmente libero.
«Dopo la crisi economica del 2007-2009 che ha duramente colpito il comparto dell’editoria causando il fallimento e la chiusura di molte aziende – spiega l’avvocato – l’Uspi si è impegnata in prima linea nella promozione di atti che tutelassero il settore editoriale-giornalistico e ne promuovessero la ripresa. L’atto che può essere considerato tra i risultati più significativi dell’azione dell’Uspi nei suoi 70 anni di attività, è il nuovo Contratto collettivo nazionale Uspi – Figec Cisal, firmato lo scorso febbraio, che disciplina il lavoro giornalistico e i rapporti di lavoro di natura redazionale nei settori della comunicazione e dell’informazione periodica locale e online e nazionale no profit.

Dal Protocollo Uspi-Cisal al Contratto collettivo nazionale di lavoro Figec Cisal – Uspi: Francesco Saverio Vetere con Carlo Parisi (segretario generale Figec Cisal), Francesco Cavallaro (segretario generale Cisal) ed Enzo Caratelli (segretario confederale Cisal)

Esso stabilisce finalmente dei punti fermi nella tutela del lavoro giornalistico e nell’affermazione della sua dignità, attraverso l’introduzione di significativi aumenti retributivi e contributivi e l’estensione di diritti e tutele che si applicano sia alle figure professionali tradizionali che a quelle legate alle piattaforme digitali. Ma abbiamo rinnovato anche l’accordo sul lavoro autonomo, che stabilisce un trattamento economico minimo con criteri migliorativi rispetto al contratto Fieg-Fnsi. E abbiamo introdotto, infine, anche altri elementi da cui traspare sensibilità nei confronti dei principi religiosi dei lavoratori, sia per i cattolici (con l’introduzione, come novità assoluta rispetto ad altri contratti, del giorno di Pasqua tra le festività), sia per gli appartenenti a religioni o culti differenti (con la possibilità di individuare festività religiose integrative o sostitutive rispetto a quelle cattoliche).Vi pare poco?».

La firma del contratto collettivo nazionale di lavoro Figec Cisal – Uspi

– Di cosa va più fiero Segretario?

«In 70 anni l’Uspi ha fatto molte cose importanti. Ha difeso il settore più debole, evitando che i grandi editori prendessero tutte le risorse, soprattutto pubbliche. Ha favorito la regolamentazione della nuova editoria online a livello di definizione di prodotto editoriale e di tutela contrattuale. Ha generato pluralismo sindacale, andando a stipulare contratti con sindacati che prima non rappresentavano i giornalisti. Ma potrei raccontare dei rapporti dell’Uspi con l’Europa dell’est durante la Guerra Fredda, della nascita dell’editoria periodica come indicatore di libertà progressivamente acquisita nell’est, delle scuole di editoria, dell’insegnamento universitario, degli studi sulla libertà di stampa».

Francesco Saverio Vetere

Dietro tutto questo c’è la sua vita personale. 61 anni appena compiuti, Francesco Saverio Vetere è nato a Cosenza il 26 aprile 1962, ha alle spalle un corso di studi importante, maturità classica al Liceo “Bernardino Telesio” di Cosenza, poi la laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Ma non gli basta e anni dopo prende una seconda laurea magistrale in Management delle organizzazioni pubbliche e sanitarie all’Università “UnitelmaSapienza” di Roma. Avvocato patrocinante in Cassazione, Francesco Saverio Vetere è segretario generale e Presidente della Giunta Esecutiva dell’Uspi dal novembre del 1999, giornalista pubblicista e docente di Storia della Stampa Periodica all’Università “Sapienza” di Roma, ma anche docente di Management dell’Editoria Periodica, nella stessa Università di Roma.
L’uomo vanta un curriculum da primo della classe. È stato mille cose diverse insieme. Presidente del Coordinamento Mondiale della Stampa Periodica Italiana, componente della Commissione Paritetica Governo-Editori alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, componente del Comitato per il Credito Agevolato alle imprese del settore della comunicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, componente della Commissione Tecnica per l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, componente dell’Osservatorio per la Distribuzione e Vendita dei Prodotti Editoriali alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, amministratore della Società Editrice Euroma “La Goliardica” di Roma, società editrice della Università di Roma, consigliere di amministrazione di Opims (Osservatorio Permanente per l’Informazione Medico-Scientifica), organismo che si occupa del monitoraggio dell’informazione medico-scientifica sui mezzi di comunicazione. Insomma, uno dei massimi esperti in Italia della storia della Stampa periodica, e tutto questo suo lavoro e questa sua dedizione verso il mondo della comunicazione periodica e locale nel 2002 gli è valsa l’onorificenza del Presidente della Repubblica di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana.

– Nel 2020, in piena pandemia, “l’avvocato” pubblica “Le luci della strada” (Edizioni Efesto, 138 pagine, 11 euro)…

«È un racconto di sette amici, sulla sessantina, che si incontrano la notte di Capodanno nella casa dell’unico non sposato e parlano per tutta la notte, a modo loro, di fatti lontani nel tempo. Vista la maniera caotica di parlare non si capisce quasi mai chi sia a dire cosa, ma forse non è così importante. A ricordare bene, i loro nomi sono: Peppino, Gabriele, Ernesto, Giovanni, Rodolfo, Antonio e Matteo. Ma detto questo non saprei aggiungere altro, tranne l’aspetto fisico più o meno simile, capelli scarsi e grigi, statura media. Niente di che, ma lo sanno anche loro. Parlano di amore, di amicizia e di un viaggio che non avrà mai fine».

– Cosa significano 70 anni di Uspi ?

La risposta di Francesco Saverio Vetere è un mix di malcelato orgoglio da una parte, forse per il suo ruolo protagonista, e di senso dello Stato dall’altra.
«L’Uspi – ricorda Vetere – è nata 70 anni fa per tutelare i giornali culturali, ponendosi come punto di riferimento alto, non meramente commerciale di un settore dell’informazione che si fondava su principi che andavano al di là della logica dell’impresa. Tuttavia, nei decenni successivi la piccola e media editoria ha chiesto tutela. Noi non ne avevamo assolutamente alcuna voglia, ma abbiamo sentito il dovere di rappresentare presso le istituzioni le necessità di un comparto debole. E alla fine abbiamo rischiato di snaturarci perdendo di vista il tema della qualità, messo inopinatamente in secondo piano rispetto alla libertà di stampa. Dovrebbero, invece, sempre andare di pari passo».

Francesco Saverio Vetere

«Praticamente – spiega il segretario generale dell’Uspi – abbiamo dedicato molto tempo e molti anni alle cose che più interessavano gli editori piccoli. In particolare, le tariffe postali, i contributi pubblici, i contratti di lavoro. Sono tutti temi importanti e dolenti che però necessitavano di un lavoro in profondità, in alcuni casi di una vera e propria demolizione e ristrutturazione del sistema, strutturato sulle necessità di alcune lobby che facevano il bello e il cattivo tempo e condizionavano pesantemente tutta l’informazione. Così il tema della qualità, che io chiamo “bellezza”, lo vede nella brochure del nostro convegno al Senato, è stato messo da parte. Ancora di più quando è arrivata l’informazione online e sono nati i motori di ricerca e i social».

– Palpabile la sua preoccupazione sul futuro della professione giornalistica…

«Oggi tutti noi assistiamo a un fenomeno veramente molto grave, l’attività giornalistica, allo stato, dev’essere strutturata secondo le linee guida dell’indicizzazione (la Seo) che impongono un linguaggio e un’ampiezza dei contenuti sempre più basici e fondati su regole comuni, quindi sulla costruzione di un modo di comunicare e di pensare uniforme. Una cosa orribile. E tutto questo è successo perché l’informazione online è cresciuta sul modello della gratuità e si sostiene con le visualizzazioni determinate dall’approvazione degli algoritmi, dei motori di ricerca e dei social. Non c’è altra strada che stare nei canoni dell’economica guidata dai Big Data, che presuppone la gestione dei nostri dati da parte degli Ott (Over The Top). Questo tempo sta per finire. Questo modello sta per finire. I dati come i diritti dell’uomo non potranno più essere gestiti secondo le vecchie linee guida e il modello degli Ott andrà progressivamente sempre di più in crisi».
L’anima vera di Francesco Saverio Vetere, che è il senso del diritto di cui l’uomo è impastato, viene fuori per intero e in maniera prepotente, soprattutto nel modo come “l’avvocato” immagina oggi il futuro di questa professione.
«Il futuro si giocherà, a mio avviso, sulla qualità dell’informazione posta in vendita, libera, per quanto potrà esserlo, dai condizionamenti linguistici e contenutistici degli algoritmi. Questa è la strada da percorrere. La qualità che porta all’informazione fondata sulla verità e non sulla ricerca truffaldina di visualizzazioni. Questo è ciò che noi dobbiamo sviluppare e promuovere staccandoci da piccole logiche lobbystiche e da più grandi logiche commerciali mascherate da libertà di internet. La chiamate libertà quella che impone un certo linguaggio e un certo contenuto?».

– Segretario, e se le chiedessimo un bilancio dei primi 70 anni di Uspi?

Il vecchio logo

«Vede, le ripeto quello che ho già detto in mille occasioni pubbliche diverse. Noi ci siamo messi continuamente “all’ascolto del mondo”. Dapprima il nostro piccolo mondo italiano, in cui i giornali, soprattutto quotidiani, per esistere avevano bisogno sempre di un aiuto pubblico. Poi all’ascolto delle dinamiche internazionali e abbiamo cercato di comprenderne le trasformazioni. L’informazione cambia e si svincola progressivamente dall’idea di giornale per frammentarsi in contenuti fruibili singolarmente. La vecchia definizione di giornali era quella di un’opera collettiva. Non sarà più necessariamente così, ma si tratterà sempre di informazione, non più “il giornale” inteso nella sua maniera più tradizionale, ma può essere un blog, una pagina social, un podcast, un video, qualunque altra cosa insomma».

– Il dibattito non può ignorare il ruolo devastante e debordante dell’Intelligenza Artificiale…

«Non amo rivolgermi al passato. Voglio pensare al futuro nel senso di contribuire al prossimo passo, cioè a definire il rapporto tra la produzione di informazione e l’Intelligenza Artificiale (IA). Che ne sarà del giornalismo per come lo conosciamo? Ho idea che il giornalismo umano creerà e rappresenterà una nicchia in un mare magnum di informazioni generate dall’IA. E sarà imprescindibile, ma con numeri incomparabilmente inferiori agli attuali. I problemi che porrà questa trasformazione sono talmente enormi da non poter essere denunciati ora per intero. Cominciamo dai princìpi. Ecco perché “Il Bello e il Bene” sono a fondamento del mondo per come vogliamo conoscerlo e per come lo desideriamo».
– Il bello e il bene? È davvero convinto di questo tema così generico?

«Vede, possiamo individuare tanti significati, diretti e indiretti, di un titolo così impegnativo. Devo dirle, però, che sono un appassionato di filosofia e dopo varie peregrinazioni nella modernità per circa 20 anni sono tornato a Platone cioè al fondamento del pensiero di noi occidentali. Quindi si tratta di una passione, perché noi viviamo di passioni e tendiamo a ricondurre tutte le cose che accadono nella nostra vita a ciò che ci muove, ci determina ogni giorno. Non saprei vivere freddamente, non mi divertirei, non troverei un senso a tutto il lavoro che faccio. Cominciamo dunque dai princìpi. Ripartiamo dai principi, e mettiamola in questo modo: “Il Bello e il Bene” sono a fondamento del mondo per come vogliamo conoscerlo e per come lo desideriamo. Non è d’accordo con me?». (giornalistitalia.it)

Pino Nano



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