Direttore di radio Mosaique accusato di cospirazione contro la sicurezza dello Stato

Il giornalista Noureddine Boutar resta in carcere

Noureddine Boutar

TUNISI (Tunisia) – Il giudice istruttore in Tunisia ha ordinato di trattenere in carcere il direttore generale dell’emittente radiofonica privata “Mosaique Fm”, Noureddine Boutar, che è stato arrestato la scorsa settimana. Lo ha riferito l’avvocato Ayoub Al Ghadamsi, in una dichiarazione alla stessa emittente. Al Ghadamsi ha spiegato che il giudice istruttore ha preso questa decisione sullo sfondo di «utilizzare la linea editoriale di “Mosaique” per offendere la più alta gerarchia di potere e simboli dello Stato e infiammare la situazione nel Paese».

Kaïs Saïed

Archiviata l’esperienza della rivoluzione dei gelsomini, la Tunisia è oggi sempre più nelle mani del presidente della Repubblica, Kaïs Saïed, ma non è ancora chiaro in quale direzione stia andando il Paese arabo più vicino alle coste dell’Italia. Il capo dello Stato ha avviato una vasta campagna di arresti di politici, uomini d’affari e giornalisti accusati di aver «cospirato contro la sicurezza dello Stato» dall’interno e dall’esterno del Paese.
Tra le personalità di spicco finite in manette figurano leader politici islamisti come Khayam Turki, Abelhamid Jlassi, Faouzi Kammoun e Noureddine Bhiri, tutti vicini o membri del movimento Ennahda, principale partito di opposizione che si ispira ai principi della Fratellanza musulmana. Colpisce, inoltre, l’arresto Noureddine Boutar, direttore generale di “Mosaique Fm”, la radio indipendente più ascoltata del Paese, talvolta critica nei confronti del potere.
È stato arrestato anche un imprenditore di primo piano come Kamal Eltaief, 68 anni, vicino alla cerchia dell’ex presidente Zine el Abidine Ben Ali e con buone entrature nelle ambasciate straniere. Una purga trasversale, dunque, che colpisce tutti: islamisti all’opposizione, indipendenti ed esponenti dell’ex regime.
La campagna di arresti ha suscitato le preoccupazioni dell’Onu, della Germania e soprattutto degli Stati Uniti, il Paese che più di tutti ha influenza sul Fondo monetario internazionale (Fmi). Da parte sua, il presidente Saied afferma che «la libertà di espressione è garantita e non c’è alcun legame con questi arresti, che piuttosto sono legati al complotto e alla corruzione», mentre chi afferma che la libertà di espressione è minacciata in Tunisia «o non conosce la verità o la usa per offendere il suo Paese». (agenzia nova)

I commenti sono chiusi.