“Vigilare sulle aziende che utilizzano fondi pubblici e riformare al più presto il settore”

Figec al Governo: “Riflettori sul gruppo Gedi”

ROMA – «Allarmano le voci che danno per imminente la vendita delle testate del Nord Est del gruppo Gedi, ovvero Il Piccolo, Messaggero Veneto, Mattino di Padova, Nuova Venezia, Tribuna di Treviso, Corriere delle Alpi, a cui dovrebbe aggiungersi la Gazzetta di Mantova. A neppure tre anni dall’acquisto del controllo del Gruppo editoriale da parte delle holding del gruppo Exor, c’è il rischio che una fetta fondamentale dell’informazione italiana passi di mano». Lo afferma la Giunta Esecutiva della Figec Cisal, Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione denunciando che «dopo i contributi all’editoria stanziati dal Governo a settembre 2022 e l’apertura ai prepensionamenti a carico dell’Inps, sembra che queste manovre di sostegno, invece che aiutare il sistema dell’informazione, siano uno strumento per consentire il recupero delle perdite e una compensazione per collocare i giornali sul mercato, senza che la legge preveda un limite di tempo per la vendita di aziende che utilizzano contributi pubblici per il loro sostentamento».
«La stampa, come la televisione, ma anche l’editoria digitale, la radio e tutti i media in generale – sottolinea la Figec Cisal – sono un presidio di democrazia tutelato dall’articolo 21 della Costituzione e sul quale chiediamo al Governo di vigilare come, peraltro, è stato fatto in altri settori su aziende che hanno utilizzato fondi pubblici. I contributi e i sostegni posti nel bilancio dello Stato hanno il fine di promuovere nuove assunzioni, la svolta digitale e l’innovazione in un settore che necessita innanzitutto di una profonda riforma normativa che lo adegui alla richiesta dei tempi e del mercato».
La Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione «nell’esprimere la propria solidarietà alle giornaliste e ai giornalisti del Gruppo Gedi, chiede al Governo e ai rappresentanti politici di vigilare su quanto potrebbe accadere proprio per tutelare l’informazione italiana e i posti di lavoro che andrebbero persi». (figec.it)

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