MILANO – Il giornalista Pio d’Emilia, da oltre trent’anni inviato in Asia e corrispondente di Sky dal Giappone, è morto oggi a Tokyo. Aveva 68 anni e, nonostante la malattia lo perseguitasse da oltre un anno, non aveva mai rinunciato a lavorare senza risparmiarsi.
«Da oggi siamo un po’ più soli», scrive il direttore di Sky TG24, Giuseppe De Bellis, annunciando che «Pio è morto in uno dei due posti che amava di più: a Tokyo, quella che considerava casa sua, quella che aveva scelto un po’ per fiuto giornalistico e un po’ per provocazione culturale anni fa, quando l’estremo Oriente era una area poco battuta dalla stampa europea, figurarsi da quella italiana».
«Ci ha lasciati – ricorda De Bellis – in un modo che non gli era usuale, in silenzio, lui che amava le parole e che le parole usava per vivere con la stessa intensità con cui raccontava le sue storie. Corrispondente dall’Asia per quasi 20 anni, ma anche grande inviato e cronista, curioso e coraggioso. Ogni volta che c’era una crisi internazionale, una area instabile, una protesta di piazza, un terremoto, un’altra catastrofe naturale, anche molto distante da Tokyo, arrivava la telefonata: “Se volete io ci sono, pronto a partire”. Quel grado di sana incoscienza che è anima di un certo modo di fare giornalismo era il tratto più visibile di Pio: non era soltanto professione, era un modo di stare al mondo, coinvolto e coinvolgente, appassionato, totalizzante. Non aveva un carattere facile, non era raro che qualcuno di noi in redazione avesse uno scambio acceso di vedute con lui, perché era un tipo da grandi e piccole battaglie, con quel trasporto verso il lavoro abbiamo tutti imparato a capire che fosse il suo trasporto verso la vita».
Il direttore di Sky TG24 sottolinea che Pio d’Emilia «era divertente, ironico, scanzonato e permaloso al tempo stesso, ma così vitale da minimizzare i problemi di salute che lo accompagnavano da un po’ e che non gli hanno mai impedito di continuare a fare ciò che amava di più: il giornalista. Non esisteva un Pio diverso dal giornalista: memorabile la sua inchiesta/racconto “Mini size me, la svolta di Pio”, il documentario con cui mostrò la sua strada verso una vita più sana documentando il rapporto tra l’alimentazione e la salute.
L’avventura di cui andava più fiero, però, è “Fukushima, a nuclear story”, il suo viaggio attraverso il Giappone colpito dal terremoto, dallo tsunami e dalla catastrofe nucleare del reattore di Fukushima. Fu il primo inviato straniero a essere entrato nella “zona proibita” e a raggiungere la centrale dopo l’incidente».
«Non c’è un solo collega di Sky TG24, in questi 20 anni, – conclude Giuseppe De Bellis – che non abbia avuto un vissuto con lui. Dai direttori che si sono avvicendati e che oggi lo piangono con affetto e stima, a tutti i lavoratori della nostra testata, giornalisti e non. La sua perdita ci lascia senza parole, con una tristezza profonda, con il magone di non aver potuto dirgli per l’ultima volta una qualsiasi cosa, di non avergli lasciato l’ultima parola di una conversazione, come accadeva sempre. Ci mancherà, ci manca già». (giornalistitalia.it)
Da semplice telespettatore vi dico che lo ammiravo tantissimo e sono profondamente dispiaciuto della sua morte.