NEW YORK (Usa) – Un appello alle autorità tunisine, per il rilascio immediato e senza condizioni del giornalista Khalifa Guesmi e la fine intimidazioni ai giornalisti affinché rivelino le loro fonti, è stato lanciato dal Comitato per la protezione dei giornalisti Cpj.
Il giornalista è stato, infatti, condannato a un anno di carcere dalla sezione del tribunale di primo grado di Tunisi, specializzata nell’esame dei casi di terrorismo.
Il 17 marzo scorso, Guesmi, corrispondente della stazione radio locale indipendente e del sito web di notizie Mosaique FM, ha diffuso un servizio sullo smantellamento di un gruppo terroristico nella città meridionale di Kairouan. Il giorno successivo l’unità investigativa antiterrorismo della polizia nazionale tunisina nella capitale Tunisi ha convocato Guesmi e dopo nove ore di interrogatorio gli ha ordinato di rivelare le sue fonti. Richiesta alla quale il giornalista si è opposto appellandosi alla legge antiterrorismo n. 26 del 2015 che concede ai giornalisti l’immunità dall’azione penale se si rifiutano di rivelare le loro fonti quando riferiscono di terrorismo.
Nella stessa giornata il pubblico ministero ha accusato Guesmi di avere legami con un gruppo terroristico e ha ordinato la sua detenzione per 5 giorni in attesa di indagini.
«Le autorità tunisine – afferma Justin Shilad del CPJ per il Medio Oriente e il Nord Africa – dovrebbero rilasciare immediatamente il giornalista Khalifa Guesmi e smettere di fare pressione sui giornalisti affinché rivelino le loro fonti, soprattutto alla luce della legge che garantisce ai giornalisti il diritto di proteggere le loro fonti quando riferiscono di terrorismo. Devono, infatti, consentire a tutti gli operatori dell’informazione di lavorare liberamente senza timore di detenzione o intimidazioni».
Il 21 marzo, l’unità investigativa antiterrorismo ha continuato le sue indagini su Guesmi e il pubblico ministero ha confermato l’ordine di detenzione di 5 giorni nel carcere al-Aouina a Tunisi.
Il Cpj ha inviato un’e-mail di protesta al Ministero dell’Interno tunisino, ma non ha ricevuto risposta. Da ricordare che, il 25 luglio 2021, il presidente tunisino Kais Saied ha licenziato il primo ministro Hichem Mechichi e congelato le attività del parlamento a tempo indeterminato durante le proteste antigovernative e da allora, il clima della libertà di stampa nel paese è notevolmente peggiorato, come ha documentato dal Cpj. (giornalistitalia.it)