Condannato per “tradimento” con l’accusa di aver divulgato “segreti di Stato” a spie ceche

Mosca: 22 anni di carcere al giornalista Safronov

Ivan Safronov

MOSCA (Russia) – Il giornalista russo Ivan Safronov è stato condannato oggi dal tribunale di Mosca a 22 anni di carcere per “tradimento”, con l’accusa di aver fornito informazioni militari a spie della Repubblica Ceca. Esperto di temi di difesa, Safronov ha lavorato per i quotidiano Kommersant e Vedomosti. Ha sempre negato le accuse, dichiarando di essere stato accusato per la sua attività giornalista.
Fonti giudiziarie hanno riferito all’agenzia stampa russa Tass che, avendo compiuto un reato “grave”, il 32enne Safronov dovrà scontare almeno 14 anni in un regime di stretta detenzione. La condanna è la prima di un giornalista per tradimento dal 2001 e la più severa degli ultimi anni per questo tipo di reato. La pubblica accusa aveva chiesto una condanna a 24 anni.
All’annuncio del verdetto, i sostenitori di Safronov hanno cominciato a gridare: “Libertà, libertà”, racconta Moscow Times. La difesa ha annunciato di voler far appello e ha sottolineato che anche testimoni dell’accusa hanno riferito che il giornalista “non ha infranto la legge”. L’insieme della accuse era stato secretato, ma secondo il media investigativo indipendente Proekt, che ha pubblicato l’incriminazione, i “segreti di Stato” divulgati sarebbero disponibili online. Si ritiene che le accuse siano una rappresaglia per un articolo apparso nel 2017 su Kommersant a proposito di una vendita di aerei militari al Cairo, che innescò un caso diplomatico.

Uno degli avvocati di Safronov, Daniil Nikiforov, comunica alla stampa il verdetto di condanna

In vista del verdetto di oggi, diversi media russi, fra cui Meduza, TV Rain, Novaya Gazeta Europe e il servizio russo di Moscow Times, hanno diffuso un comunicato chiedendo la scarcerazione del giornalista.  «La ragione della persecuzione di Ivan Safronov non è il “tradimento”, che non è stato provato, ma il suo lavoro giornalistico», viene sottolineato.
Arrestato il 7 luglio 2020, Safronov è stato sottoposto a forti pressioni. «Dal primo giorno del suo arresto, Ivan è stato costantemente spinto a confessare», ha raccontato a Moscow Times uno dei suoi avvocati, Yevgeny Smirnov. Anche la settimana scorsa gli sarebbe stata offerta una condanna a 12 anni in cambio di una ammissione di colpevolezza. Sia Smirnov, che un altro avvocato del team della difesa, Ivan Pavlov, hanno lasciato la Russia l’anno scorso. Un terzo, Dmitri Talantov, è stato arrestato in giugno per aver “discreditato” le forze armate.
Dal 2010 al 2019, Safronov ha lavorato come giornalista presso il quotidiano economico Kommersant. Costretto a lasciare a causa di un articolo contro un alto funzionario, ha poi lavorato a Vedomosti e nel 2020 aveva ottenuto un incarico come consulente per le comunicazioni presso Roscosmos, l’ente spaziale russo. Il padre di Safronov, che portava il suo stesso nome, era anche lui giornalista a Kommersant, specializzato in questioni di difesa. Nel 2007 l’uomo morì cadendo da una finestra. La versione ufficiale è che si trattò di “suicidio”, ma non tutti ne erano convinti, tanto più che il giornalista stava lavorando ad una inchiesta su forniture segrete di armi russe a Iran e Siria. (adnkronos)

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