LEONFORTE (Enna) – Il giornalista ennese Josè Trovato ha sporto una formale denuncia al commissariato di Polizia di Leonforte contro i responsabili dei profili Facebook riconducibili ai familiari di un mafioso della provincia di Enna, in carcere con una condanna all’ergastolo, che hanno pubblicato minacce (per la terza volta) nei suoi confronti.
«In questi anni – afferma Trovato – mi sono abituato a tollerare, provenienti dalle famiglie dei boss, espressioni fuori dagli schemi, messaggi sibillini, frasi a metà tra il detto e il non detto, persino attacchi di gente che vuol fare passare il messaggio che chi parla di mafia danneggia questa terra. Oggi però ho deciso di dire basta. La misura è colma».
Nello specifico, a commento di un post in cui Trovato annunciava la prossima presentazione a Leonforte del suo libro dal titolo “Mafia 2.0-21”, dopo essere stato apostrofato come “giornalista da strapazzo” e “ridicolo”, il responsabile del profilo in questione, con tono apparentemente amichevole, lo ha invitato a non scrivere mai più di suo padre. Sarà la magistratura a stabilire se questa richiesta, proveniente dal figlio di un mafioso e assassino, integri o meno una specifica fattispecie di reato.
Josè Trovato, componente del Gruppo cronisti siciliani, ricorda che nella sua precedente denuncia del 2005 nei confronti del padre dell’autore del commento, allora a piede libero, con tono intimidatorio, sostanzialmente, vennero usate le stesse parole contro di lui, cioè non scrivere più notizie che lo riguardavano. «Poi nel 2009 – sottolinea Trovato – venni a conoscenza in Questura dei suoi propositi di volermi fare “saltare la testa”. Avrebbe usato proprio queste parole mentre si trovava in carcere a Caltanissetta: “Saltare la testa”. “La mia testa è sempre sulle mie spalle – conclude Trovato – e soprattutto, oggi come ieri, non posso che dir loro di mettersi il cuore in pace, perché non smetterò mai di raccontare le cronache della mia terra». (giornalistitalia.it)