ROMA – L’hanno battezzata “Luxembourg Leaks”, per comodità “Luxleaks”, l’inchiesta-scandalo che sta travolgendo il neopresidente della Commissione Europea, Jean Claude Junker e il Paese, il Lussemburgo, che lo ha visto per 18 anni nel ruolo di premier. Inchiesta destinata a fare la storia del giornalismo investigativo e, notizia nella notizia, frutto del lavoro dell’International Consortium of Investigative Journalism (ICIJ), un consorzio di 80 giornalisti di diversi Paesi.
Dal nome che ricorda volutamente un’altro scoop che ha travolto il mondo e la sua origine, Wikileaks e il suo “papà” Julian Assange, Luxleaks è stata pubblicata in anteprima su 40 media di 26 Paesi e “rivela il nome di 340 multinazionali ‘furbette’ che hanno sfruttato scappatoie legali nei paradisi fiscali per pagare meno tasse”, come scrive L’Espresso, che ha avuto l’esclusiva per l’Italia.
Per vent’anni queste società, attive in Europa, hanno dirottato miliardi di euro in Lussemburgo, grazie ad accordi rigorosamente top secret e raggirando il fisco nei rispettivi Paesi di provenienza. Che sono stati, così, privati di miliardi di euro di entrate tributarie.
Più di 28mila pagine di accordi e carte riservate – tale è la mole prodotta dalla task force giornalistica – raccontano, insomma, il funzionamento di un meccanismo che in fondo tutti conoscevano, quello che permetteva ai clienti del piccolo Stato europeo di pagare meno tasse, con metodi legali, ma “furbetti”.
Un’inchiesta, Luxleaks, destinata a creare forte imbarazzo nel mondo dei big della finanza e dell’industria, ma anche a Bruxelles, che ha appena dato il benvenuto alla presidenza Juncker, ex primo ministro del Granducato del Lussemburgo.
Nel dossier messo a punto dall’ICIJ figurano anche 31 società italiane, tra cui alcune banche, come Intesa San Paolo, Unicredit, Banca Marche e Sella, e aziende di Stato, come Finmeccanica.
I cronisti del Consorzio internazionale hanno, dunque, scoperto un quadro inquietante dei rapporti tra enormi multinazionali e le autorità del Lussemburgo. Preoccupanti soprattutto perché non vi è traccia di alcun reato. Si tratta, come ha sintetizzato L’Espresso, di “un’emorragia di fondi, perfettamente legale, che sottrae risorse dall’economia del resto dell’Ue”.
L’inchiesta-scandalo sul Lussemburgo messa a punto da un consorzio internazionale