ROMA – In questa giornata così importante per la storia del nostro Paese vorrei ricordare lo studente d’Ingegneria Giorgio Roesler Franz (cugino di mio padre) che fu tra gli ultimi italiani a perdere la vita 77 anni fa nel Secondo Conflitto Mondiale tre giorni dopo la Liberazione: morì a Milano a soli 21 anni a guerra ormai finita. Fu colpito da una bomba a mano tedesca il 26 aprile 1945 e spirò dopo un’agonia di 48 ore.
Giorgio Roesler Franz era nato ad Anzio (Roma) il 12 settembre 1923. Figlio unico di Pietro Roesler Franz e di Paola Angelini, era pronipote del celebre pittore vedutista di “Roma Sparita” Ettore Roesler Franz (1845-1907). Cresciuto in una famiglia romana dagli ideali patriottici dove era stato educato a sensi elevati di dignità e di cuore, si era trasferito a Milano con i suoi genitori dopo gli studi superiori.
Nell’anno accademico 1942-1943 si era iscritto al Politecnico come studente al primo anno del triennio di applicazione di Ingegneria Civile. Nell’ambiente dell’ateneo era entrato in contatto con giovani appartenenti a vari gruppi antifascisti ed aveva scelto di far parte di una squadra sappista del capoluogo lombardo. Nelle ore decisive per la liberazione della città, il 25 aprile 1945, Giorgio si era unito spontaneamente al 1° Battaglione d’Assalto delle Formazioni “Giustizia e Libertà” in un’azione militare contro i nazifascisti.
All’Innocenti di via Rubattino era, infatti, giunto l’ordine insurrezionale: la fabbrica fu liberata, venne occupata l’armeria e fatti prigionieri 15 nazifascisti. Due mitragliere da 20 mm. vennero piazzate a difesa della fabbrica. Il giorno dopo, però, una settantina di tedeschi rioccuparono l’Innocenti di Lambrate e piazzarono un cannoncino e alcune mitragliatrici di fronte all’ingresso principale.
Il 1° battaglione d’assalto fu chiamato in rinforzo per difendere gli stabilimenti sotto attacco di fascisti e occupanti.
I sappisti furono costretti a ritirarsi nello stabilimento G. 2 e nel palazzo uffici. Sul posto vennero fatte convergere la 116ª, 110ª, 118ª, 130ª e 192ª brigata Garibaldi Sap a cui si unirono anche partigiani di altre formazioni tra cui il I° battaglione d’assalto delle formazioni di Giustizia e Libertà. Gli scontri si estesero anche all’interno del collegio dei Martinitt. Nel conflitto a fuoco davanti alla fabbrica lo studente Roesler Franz fu investito al petto dallo scoppio di una bomba scagliata dai militari tedeschi.
Malgrado gli immediati soccorsi di un medico e dei compagni e il successivo trasporto alla più vicina guardia medica e quindi in ospedale, il giovane perse la vita due giorni dopo, il 28 aprile 1945, ad appena 21 anni. Il suo nome figura tra i Partigiani Caduti nella Resistenza lombarda; una scheda biografica è conservata nell’archivio storico dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, fondo CVL.
Un anno dopo a Musocco, a cura del Comando della formazione di Giustizia e Libertà, fu celebrata una messa in sua memoria. Sempre nel 1946 il Rettore del Politecnico di Milano, Gino Cassinis (futuro sindaco del capoluogo lombardo), conferì la laurea ad honorem alla sua memoria. Il nome di Giorgio Roesler Franz figura tra i Partigiani Caduti nella Resistenza lombarda.
Sue schede biografiche sono conservate sia nell’archivio storico dell’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, sia dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. È ricordato nel Monumento “Memoriale ai Caduti all’Idroscalo di Milano”, nonché nel Cippo F3 Lastra 1 nel Campo della Gloria ai Caduti per la Libertà nel Cimitero Maggiore di Milano e nella Lastra n. 16 ai Caduti per la Libertà nella Loggia dei Mercanti a Milano. (giornalistitalia.it)
Pierluigi Roesler Franz
LEGGI ANCHE:
Monumento Memoriale ai Caduti all’Idroscalo di Milano
Campo della Gloria ai Caduti per la Libertà nel Cimitero Maggiore di Milano
Caduti per la Libertà nella Loggia dei Mercanti a Milano
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Database Guida
Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione
Gli operai della Innocenti che non fecero ritorno dai lager