MILANO – «A via Solferino è vietato manifestare la propria opinione. La giornalista del “Corriere della Sera” Monica Ricci Sargentini è stata sospesa per tre giorni (lavoro e stipendio). Il motivo? Aveva approvato un’iniziativa di protesta contro il giornale, in difesa della legge Merlin. Tutto nasce da un articolo di Roberto Saviano sulla regolarizzazione del “sex work”, pubblicato il 25 marzo su “Sette” (inserto diretto da una donna, Barbara Stefanelli). L’opinione dello “sgomorrato” viene contestata da alcune associazioni femministe e la giornalista ne dà notizia a una conoscente. a quel punto…».
A sganciare la bomba è il sito di Roberto D’Agostino “Dagospia”, pubblicando la notizia relativa alla decisione di sospendere la giornalista, rea di avere approvato un’iniziativa di protesta contro il giornale, in difesa della legge Merlin che regola la prostituzione. Sette aveva, infatti, pubblicato un’opinione di Roberto Saviano in favore del riconoscimento e della regolamentazione del “sex work” che aveva scatenato le proteste di alcune associazioni femministe con un mail-bombing sottoscritta da centinaia di donne.
«Mi chiedo – è scritto nella lettera a Stefanelli e Saviano – come un giornale di tale diffusione e importanza in Italia possa difendere un’informazione tanto parziale, superficiale e dannosa. Da dove arriva tanta misoginia al Corriere della Sera e a chi lo dirige? L’articolo di Saviano che avete ospitato nelle vostre pagine è scandaloso per contenuto e per superficialità e ritengo la testata responsabile di diffondere cultura da carta straccia, solo per conformismo ammantato di radicalità rivoluzionaria.
Come si può paragonare la legalizzazione della marijuana alla legalizzazione della prostituzione. Ma si, certo, siamo carta igienica noi donne in fondo.
Scrive Saviano: “… perché criminalizzare un fenomeno non lo elimina, regolamentarlo, invece, tutela chi vi è coinvolto”. Ma Saviano, non sa che la prostituzione è quasi solo tratta e la regolarizzazione è una manna per papponi e mafiosi? Non conosce il modello abolizionista, già in vigore in molti Paesi civili? Non sa che quello che lui chiama “lavoro” è inaccettabile tragedia (per le donne coinvolte ovvio)? Perché riconosce agli uomini il diritto di stuprare a pagamento? Perché non studia e non riflette sull’umanità disgraziata che non è solo quella di Gomorra prima di parlare? Da dove gli/vi viene tanta misoginia?».
«Monica Ricci Sargentini – scrive Dagospia – non partecipa direttamente all’iniziativa di protesta, ma condividendone i contenuti ne dà privatamente notizia a una conoscente. Venuta casualmente a saperlo, la direzione dell’azienda su sollecitazione del direttore Fontana invia alla giornalista una formale lettera di richiamo, contestandole l’intento di avere voluto danneggiare l’immagine del giornale nonché di aver inteso creare problemi al sistema informatico, intasato dalle mail di protesta. Ricci Sargentini si rivolge a un legale che replica al richiamo, iniziativa in seguito alla quale le viene comminata la sospensione di 3 giorni».
Il sito di Roberto D’Agostino chiosa: «Dunque il primo giornale italiano contesta a una propria giornalista il diritto di manifestare la propria opinione, peraltro in difesa di una legge dello Stato – la 75/1958, nota come legge Merlin, la cui costituzionalità è stata recentemente ribadita dall’Alta Corte – ritenendola responsabile della legittima, spontanea e partecipatissima iniziativa di centinaia di donne e femministe. Un fatto senza precedenti».
A questo punto scende il campo il Comitato di redazione chiamando in causa Luciano Fontana: «Caro direttore, ti scriviamo riguardo alla lettera e al provvedimento disciplinare conseguente che hanno raggiunto la collega Monica Ricci Sargentini e che oggi sono diventati di dominio pubblico. Li riteniamo gravi e inusuali sia per la collega che per la storia del Corriere e dei rapporti tra la Direzione e la redazione. Ti chiediamo quindi di far ritirare la sanzione ex art.7 L.300/70 che giudichiamo inappropriata per la collega e lesiva per l’immagine stessa del giornale e della sua redazione».
Nel rispondere al Cdr, il direttore del Corriere della Sera scrive: «Cari colleghi, credo sia doveroso che l’organismo sindacale chieda prima all’azienda di conoscere esattamente i termini della questione che sono profondamente diversi da ciò che, come scrivete, “è diventato di dominio pubblico”.
Si tratta infatti della contestazione di un mail-bombing contro il giornale a cui la collega ha partecipato dando istruzioni sulla sua realizzazione. La collega Monica Ricci Sargentini non ha mai chiesto alla direzione di poter esprimere la sua opinione o di promuovere un confronto sull’articolo che si riteneva di contrastare».
Ma il Cdr è, giustamente, tutt’altro che soddisfatto della risposta e convoca l’assemblea di redazione del Corriere della Sera per domani, martedì 26 aprile, alle 14.45. All’Ordine del giorno: «Discussione sui temi emersi nell’ultima assemblea del 19 aprile, il caso del provvedimento disciplinare verso la collega Sargentini, varie ed eventuali».
Solidarietà alla giornalista è stata espressa da Stampa Romana che, nell’annunciare di essersi attivata per la revoca del provvedimento disciplinare, sottolinea che il caso «si sta traducendo in una lesione della professionalità e dello stipendio di una collega del Corriere, da tempo impegnata nella difesa dei diritti delle donne, femminista contraria a ogni forma di sfruttamento e mercificazione del corpo femminile».
Evidenziando che «le posizioni della collega sono note e del tutto legittime in un contesto democratico di libero pensiero e di libera informazione», Stampa Romana ritiene «grave che il Corriere scambi la protesta di centinaia di suoi lettrici e lettori per lesione dell’immagine della testata, attribuendone la responsabilità alla collega, e quindi definisca i limiti di una nuova censura». (giornalistitalia.it)
Difendo la posizione di Monica Ricci Sargentini. Le donne non sono “corpi” da mercificare, hanno coscienza e dignità pari agli uomini.