ROMA – Un’altra Pasqua di passione per i tanti, troppi giornalisti che il lavoro l’hanno perso, lo stanno per perdere o non l’hanno mai trovato, a causa di una profonda crisi dell’editoria, per molti aspetti strutturale, per altri conseguenza delle restrizioni imposte dalla pandemia, per altri ancora effetto di una becera e ignorante politica di tagli che, purtroppo spesso, induce molte aziende a chiudere per non avere il coraggio di investire nei momenti di difficoltà.
Una crisi, certo, che ha costretto numerose aziende serie a ridurre o cancellare tanti posti di lavoro a causa del crollo delle vendite o della riduzione degli introiti pubblicitari. Già, il lavoro, l’unica vera garanzia di libertà e tutela della dignità dell’uomo, sebbene in molti continuano a concentrare ipocritamente la loro attenzione sulla pagliuzza nell’occhio dell’altro senza accorgersi della trave che gli sta facendo perdere la vista.
Cosa fare? Di sacrifici non ne possiamo più, ma a volte basta davvero poco per rimettere in moto un’azienda o una vita spenta dai sacrifici e dalle privazioni. Alle istituzioni, il dovere di intervenire subito e concretamente investendo le risorse pubbliche per sostenere le aziende che credono nel valore del capitale umano e, nel contempo, aiutare chi è senza lavoro e si trova in difficoltà; alle aziende, il monito a non dimenticare che gli investimenti vanno fatti soprattutto nei momenti di crisi e i risparmi non vanno scaricati sui lavoratori; a tutti noi il rinnovato appello a non rassegnarsi alla rassegnazione. Un aiuto, una parola, un sorriso, una mano tesa (“Il perdono è un’arma potente: libera l’anima, cancella la paura”, ci ha insegnato Nelson Mandela), non sono indice di debolezza, ma gesti rivoluzionari. Che cambiano la vita e la storia. Buona e serena Pasqua a tutti. (giornalistitalia.it)
Carlo Parisi
Buona Pasqua