ROMA – Dopo allo stop al quotidiano la Repubblica, il Garante per la protezione dei dati personali ha esteso ad altre testate la limitazione di ogni ulteriore diffusione dei messaggi scambiati tra la dirigente scolastica e lo studente del Liceo Classico, Linguistico, delle Scienze Umane “Eugenio Montale” di Roma. I provvedimenti – in via d’urgenza – riguardano Open on line, Letto quotidiano, Il Giornale, Il Riformista, Skuola.net e La notizia giornale.
I quotidiani hanno pubblicato alcuni articoli sulla relazione intima tra la preside, che viene identificata con il nome e cognome e con alcune fotografie, e lo studente maggiorenne, di cui viene riportato il nome di battesimo senza precisare se di fantasia o meno, riportando dettagli relativi ai rapporti personali anche attinenti alla sfera sessuale.
Il Garante privacy ricorda che, «nella diffusione di dati personali per finalità giornalistiche, il diritto di cronaca deve tutelare dignità, diritti e libertà fondamentali della persona. Un principio, richiamato anche nelle Regole deontologiche, da interpretare con particolare rigore in riferimento a informazioni relative alla sfera sessuale».
L’Autorità evidenzia che «i dettagli riportati negli articoli nulla aggiungono alla necessità di fare chiarezza sulla vicenda e sulla regolarità delle condotte della dirigente scolastica, sulle quali sono in corso accertamenti da parte degli uffici scolastici competenti».
L’intervento del Garante per la protezione dei dati personali è scattato giovedì con il “blocco” provvisorio, in via d’urgenza, di ogni ulteriore diffusione, anche on line, dei contenuti dei messaggi acquisiti e presentati, come loro trascrizione, in alcuni articoli pubblicati da “la Repubblica” riguardanti la relazione intima che sarebbe intercorsa tra la dirigente del liceo romano ed uno studente dello stesso istituto.
«Gli stralci dei messaggi – ha subito osservato Il Garante della privacy – riportano dettagli relativi ai rapporti personali, anche attinenti alla sfera sessuale, tra la preside (identificata con il nome e cognome e con alcune sue fotografie) e lo studente del liceo, maggiorenne, di cui viene pubblicato il (presunto) nome, indugiando sulle frasi che si sono scambiati e sulle circostanze dei loro incontri, che nulla aggiungono alla necessità di fare chiarezza sulla vicenda».
Il Garante, nel richiamare il Codice privacy, il quale prevede che in caso di diffusione o di comunicazione di dati personali per finalità giornalistiche devono essere sempre rispettati i limiti del diritto di cronaca – rappresentati dalla tutela della dignità, della riservatezza, dell’identità personale e della protezione dei dati personali e, in particolare, il limite dell’essenzialità dell’informazione riguardo a fatti di interesse pubblico, ha ritenuto di conseguenza necessario disporre il “blocco” provvisorio del trattamento nei confronti di Gedi, Gruppo Editoriale spa, riservandosi ogni altra decisione a conclusione dell’istruttoria avviata sul caso.
Da rilevare che mentre giornali e programmi televisivi continuavano a sbattere il “mostro” in prima pagina, i cosiddetti paladini della legalità, dell’etica e della deontologia professionale – sempre pronti a esternare indignazione, sussulti e grida a ogni piè sospinto – sono rimasti in silenzio. E lo sono ancora. Per la cronaca, ricordiamo, che preside e alunno sono maggiorenni, non è stato commesso alcun reato, il preside è donna e di lei sono stati diffusi fotografia, nome, cognome, stato civile, abitudini e quant’altro, mentre dello studente è stata celata l’identità. È solo un caso di presunta violazione dell’etica professionale e, se confermato dai fatti, una triste vicenda personale.
Quando, a febbraio, scoppiò il caso del liceo Majorana – Valentini di Castrolibero, in provincia di Cosenza, con la clamorosa protesta degli studenti contro un docente accusato di ricatti sessuali e violenze nei confronti di alcune ragazze, nessuno rivelò l’identità dell’uomo. E in quel caso – è bene ricordarlo – sfortunate protagoniste sono state due minorenni (donne) e la magistratura ha configurato l’ipotesi di reato, tant’è che il docente è stato iscritto nel registro degli indagati. (giornalistitalia.it)