“La libertà di espressione si tutela combattendo la propaganda non oscurandola”

Osce contraria alla censura ai media russi

Teresa Ribeiro

BRUXELLES (Belgio) – «Non è un compito facile per nessuna democrazia affrontare la disinformazione e la propaganda preservando la libertà di espressione, tuttavia è possibile».
Così la rappresentante per la libertà dei media dell’Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa (Osce), Teresa Ribeiro, che, a margine della sua audizione alla commissione diritti umani dell’Eurocamera, spiega all’Ansa di «non essere favorevole a divieti generalizzati ai media» in riferimento alla decisione del Consiglio Ue di bloccare le trasmissioni di alcuni media russi in Europa.
Per combattere la disinformazione «il primo passo è fidarsi dei media indipendenti nella propria regione e del loro lavoro in prima linea nell’esporre gli errori. Dobbiamo anche fidarci delle nostre società, che sono molto più resilienti di quanto a volte potremmo essere inclini a pensare», ha spiegato Ribeiro che ha poi sottolineato come «anche una mossa drastica come il recente stop del Consiglio Ue alla diffusione di RT e Sputnik non si avvicini neanche lontanamente alle pratiche di censura adottate dalle autorità della Federazione Russa».
Secondo la rappresentante Osce, infatti, «la Federazione Russa sta rapidamente raggiungendo una situazione di completa censura e isolamento dei suoi cittadini da qualsiasi forma di informazione indipendente. Un’intera popolazione è privata della capacità di informarsi adeguatamente».
L’importanza del controllo dell’informazione si sta rivelando cruciale in questa guerra ma non è un fenomeno nuovo, spiega Ribeiro. «Nella storia delle ostilità armate, c’è sempre stata una guerra che vede le parti in causa sfruttare le tecniche dell’informazione a loro vantaggio per rafforzare la retorica del “noi contro di loro”. Ora con le moderne tecnologie è possibile estendere tale pratica a campagne informative istantanee e massicce».
La rappresentante Osce, infine, ricorda il pericolo dei giornalisti che coprono il conflitto sul campo. «Nessuno può garantire la sicurezza di nessuno durante le guerre, ma le ci sono lo stesso delle regole e sono abbastanza chiare: i giornalisti sono civili e come tali non dovrebbero mai essere presi di mira. Le autorità militari e le altre autorità pubbliche dovrebbero adottare tutte le misure possibili e disponibili per fornire loro protezione e passaggio sicuro. Mettere in pericolo i giornalisti è una chiara violazione di queste regole». (giornalistitalia.it)

 

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