ANCONA – “La vertenza Messaggero per 34 prepensionamenti tra Lazio, Abruzzo e Marche e 13 eccedenze convenzionali da regolare con contratto di solidarietà a fronte di sole 11 assunzioni ex decreto Lotti, è tutt’altro che chiusa”.
Lo afferma il Sigim, il Sindacato Giornalisti Marchiginai che ieri, nel corso della riunione della Giunta della Fnsi con la Consulta delle Associazioni regionali di stampa, ha posto con forza all’attenzione del sindacato unitario dei giornalisti “il progetto di assoluta penalizzazione che la Caltagirone Editore (proprietaria anche del Corriere Adriatico) ha costruito per il Messaggero nelle Marche: la cassa integrazione finalizzata al prepensionamento che taglierebbe fino a 6 posti di lavoro tra Ancona, Ascoli e Pesaro; il contratto di solidarietà per almeno 2,5 giornate al mese a tutti i non prepensionabili; la chiusura progressiva e certa di due redazioni (Pesaro e Ascoli) man mano che le uscite diventeranno esecutive; l’accorpamento di tutti i redattori superstiti ad Ancona, mantenendo tuttavia i dorsi provinciali pesarese e piceno in presenza di un solo corrispondente art. 12 per area”.
“Un massacro di competenze, capacità e prospettive, – incalza il Sindacato Giornalisti delle Marche – dopo che la scellerata politica di ‘panino’ con il Corriere Adriatico è costata la perdita di quasi metà del venduto quotidiano creando le premesse per una ristrutturazione così pesante e dai troppi punti oscuri.
Qualora il piano non fosse modificato, nelle Marche il Messaggero si vedrebbe infatti pesantemente ridimensionato. In misura superiore e non proporzionata anche rispetto ad altre edizioni regionali o ad altre testate della Caltagirone Editore: ad esempio, in Veneto, a dispetto di un bilancio d’esercizio del Gazzettino gravato da maggior passivo, la Caltagirone Editore lo scorso 20 ottobre – subito dopo il nulla di fatto al tavolo sul Messaggero – ha firmato accordi certamente più sensati, che temperano i tagli di organico con adeguate misure di sviluppo. Quello sviluppo che nel piano Marche non si vede”.
D’altro canto, “è nebbia fitta su tutti i numeri: sui target diffusionali e pubblicitari a fine ristrutturazione; sull’organico del nascituro ‘superdesk’ anconetano, subito gravato dal contratto di solidarietà; su quanti redattori saranno riassunti durante lo stato di crisi ad Ancona per sostituire i prepensionati che dalle Marche abbandoneranno la testata in caso di capienza del relativo fondo Inpgi; su quali garanzie economiche supplementari avranno i redattori costretti al cambio di sede; su quali condizioni saranno proposte ai redattori part time art. 36 che a Pesaro e ad Ascoli dovrebbero trasformarsi in corrispondenti art. 12, la figura contrattuale più debole e meno protetta sulla quale incredibilmente l’editore Caltagirone pensa di scaricare eredità molto pesanti.
Nelle precedenti riunioni al tavolo Fieg, il Sigim ha posto questi temi con durezza”.
L’azienda, però, non si è mossa dalle sue posizioni. “Ha anzi cercato di gabellare il suo esclusivo interesse – incalza il Sigim – di non pagare le indennità contrattuali di trasferimento dei redattori, sin quando non sarà certa dell’effettività dei prepensionamenti, come un gentile supplemento-vita a redazioni già ‘spacciate’”.
Resta il fatto “inaccettabile – forse il più grave di tutti sul piano dei principi – che nelle Marche e solo nelle Marche un gruppo editoriale quotato in Borsa pensi di tenere in piedi due dorsi provinciali senza neppure un giornalista art. 1 in sede, devolvendo la copertura quotidiana di territori provinciali assai complessi a corrispondenti art. 12 e a un esercito di collaboratori che da anni chiedono un futuro da dipendenti e non di vivere alla giornata”.
E’ un precedente che il Sigim non intende avallare e sul quale richiama “la viva attenzione della Fnsi”.
Altrettanto grave è poi la richiesta aziendale di gestire la solidarietà non solo in verticale, ma anche in orizzontale: ovvero decurtazioni di stipendio reali a fronte di tagli di orario virtuali, vista la tipicità della professione giornalistica che non prevede certo il timbro del cartellino o la sirena di segnalazione per abbandonare il giornale all’orario convenuto.
“Pur capendo il disagio del Cdr de il Messaggero e la stanchezza della redazione romana, da mesi sotto la costante pressione dell’editore per il raggiungimento di un accordo e la salvaguardia dei precari in scadenza di contratto, il Sigim chiede piena solidarietà sindacale alle altre Associazioni regionali di stampa, e impegna la Fnsi a esercitare tutta la sua influenza e capacità di mediazione in sede ministeriale perché anche i redattori e le prospettive del Messaggero Marche abbiano diritto a un futuro concreto, fatto non solo di tagli né di assurdi ‘ribassi’ contrattuali potenzialmente replicabili in altri stati di crisi”.
Il Sigim resta sul piede di guerra: “I redattori hanno diritto a un futuro concreto”