L’editoriale del direttore Oscar Iarussi che inaugura oggi il nuovo corso del quotidiano

La Gazzetta del Mezzogiorno: Sempre nuova è l’alba

Il direttore Oscar Iarussi e la prima pagina del quotidiano di oggi

BARI – «La Gazzetta del Mezzogiorno» rinasce. L’avete sotto gli occhi e la ritrovate sul web, nel sito e seguendo i canali social. Un giornale che torna a esistere ha un sentore d’alba nel crepuscolo della carta stampata che accompagna la scia del post-Novecento.

Sergio Mattarella

Il secolo breve, come venne definito il Novecento, è in verità lunghissimo e perpetua fino a noi le sue contraddizioni: innanzitutto il bisogno di uguaglianza economica, sociale e di genere in un mondo ferito dalla pandemia dove le disparità crescono. Ed è urgente la tutela del lavoro nell’economia immateriale o telematica, che di certo offre grandi opportunità, ma spesso erode l’occupazione. Anche nella vita quotidiana siamo tutti più connessi nelle reti virtuali, eppure più isolati. Lo ha ricordato il presidente Sergio Mattarella nel discorso inaugurale del secondo settennato: «Senza partiti coinvolgenti così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso». Una mediazione delle opinioni e degli interessi che è altresì tipica della stampa.

Antonio Gramsci

Resta irrisolto il divario fra il Sud e il Centro-Nord del Paese. Il tema è da rilanciare nell’agenda politica e mediatica, a meno di non rassegnarsi al declino delle classi dirigenti. L’idea e la passione di completare l’unità nazionale, infatti, hanno contrad­distinto i protagonisti della storia italiana da Fortu­nato a Gramsci, da Salvemini a De Gasperi. D’altro canto, va tenuto vivo il sentimento della cittadinanza europea e sarebbe importante rivendicare l’identità mediterranea, immaginando un’area geopolitica che non può essere marginale o strumentale nel grande gioco fra le superpotenze atlantiche e orientali.
Insomma, capire quel che accade intorno a noi richiede di proiettarsi in un orizzonte più ampio. Ovvero, guardare da vicino le cose può condurre lontano lo sguardo. Il rincaro della bolletta del gas c’entra, eccome, con i venti di guerra tra Russia e Ucraina, un paese quest’ultimo che fra l’altro molti hanno «in casa» grazie alle badanti che si prendono cura degli anziani. Intanto il calo demografico, lo spopolamento e l’esodo studentesco verso le univer­sità settentrionali rischiano di lasciare senza energie creative il Mezzogiorno. Se non tutto, molto si tiene.

Aldo Moro

La «Gazzetta» proverà a essere un laboratorio di esercizi di realtà, privo sia della retorica delle «eccel­lenze meridionali» sia della nostalgia di un’arcadia fatta di sole e mare, rappresentazione speculare a quella del Sud come insanabile terra criminale. Le cronache, le inchieste, le storie e le analisi di appro­fondimento saranno affiancate da opinioni nitide e se necessario controcorrente. Nel vocio cercheremo le voci che esprimono sogni e bisogni, ripensando ad alcune pagine bellissime della nostra storia: il ri­scatto dei contadini lucani propugnato da Carlo Levi e Rocco Scotellaro (cui dobbiamo il titolo odierno), la lungimiranza politica di Aldo Moro, la vocazione pacifista di don Tonino Bello, lo spirito comunitario del «pensiero meridiano» di Franco Cassano, un maestro scomparso giusto un anno fa.
Ecco, la nostra visione si chiama «comunità». Contribuire a formare una comunità di Lettori, giorno dopo giorno, nella complessità del lavoro di un quotidiano cartaceo e digitale, corrisponde al ten­tativo di irrobustire la trama fra istituzioni, cittadini, imprese, università, scuole, associazioni.
Per noi la «questione meridionale» equivale a raccontare che proprio qui nel Mezzogiorno si gioca la partita cru­ciale per il Paese intero e per l’idea stessa e la con­cretezza dell’Europa unita, a cominciare dal dilemma salute-crescita e dal patto tra uomo e natura caro alle giovani generazioni.
Comunità e realtà, dunque, due parole chiave. La Gazzetta e il Mezzogiorno, di nuovo insie­me, come recita lo slogan di lancio. Torniamo dopo un lungo periodo a dir poco travagliato e quasi sette mesi di chiusura, laddove la «Gazzetta» non era mancata in edicola persino nel pieno della Seconda guerra mondiale. Vicende che hanno messo a rischio un’avventura prossima a compiere 135 anni e il cui archivio è stato dichiarato di interesse storico-culturale particolarmente importante dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Pu­glia.

Gli editori della Gazzetta del Mezzogiorno con mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari, e il direttore Oscar Iarussi

È una storia che gli imprenditori pugliesi Anto­nio Albanese, Aurelia Maria Miccolis e Vito Miccolis, nuovi editori della testata con la Edime srl, hanno avuto l’audacia e la tenacia di non abbandonare a se stessa, salvaguardando anche centotrenta posti di lavoro. Di questa sfida e della fiducia accordatami li ringrazio.
Negli ultimi 35 anni sono stato partecipe della vita della «Gazzetta», con vari direttori ai quali resto grato per quanto hanno dato al giornale e mi hanno insegnato, e rendo merito a Michele Partipilo che mi ha preceduto al timone nei mesi difficili prima della chiusura. In ogni circostanza, tutti noi redattori, collaboratori e poligrafici abbiamo percepito l’affetto dei Lettori che sentono la «Gazzetta» come un’ere­dità e un bene personale, familiare, collettivo. Tale è, una tradizione che si rigenera ogni mattina. Sempre nuova è l’alba. (lagazzettadelmezzogiorno)

Oscar Iarussi

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