Volantino Br sul sequestro Moro all’asta: arriva la Digos. Bertolami: “Tutto regolare”

Così si rischia il saccheggio degli archivi storici

Pierluigi Roesler Franz e il primo volantino delle Br sul segreto Moro all’asta

ROMA – Nel palazzo della Bertolami Fineart, a Roma in Piazza Lovatelli 1 – ironia della sorte è che siamo a poca distanza da via Michele Caetani, dove venne poi ritrovato il corpo del presidente della Dc Aldo Moro – è arrivata la Digos.
“Una visita dovuta” – ci confermano tranquillamente dalla Casa d’Aste – e probabilmente legata all’iniziativa del presidente dei Cronisti romani, Pierluigi Roesler Franz, fra l’altro anche consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, che nei giorni scorsi ha preso carta e penna e ha scritto un dettagliatissimo esposto al Procuratore Generale della Corte d’Appello di Roma, Antonio Mura, contro la messa in vendita all’asta del primo volantino delle BR diffuso subito dopo il sequestro di Aldo Moro.

Aldo Moro

Nel suo esposto pubblico il famoso giornalista del Corriere della Sera, giornale per il quale Pierluigi Franz ha seguito le fasi più calde del sequestro Moro, scriveva testualmente al Procuratore Mura: «Mi permetto richiamare la Sua cortese attenzione su una notizia di gravità inaudita e a mia memoria senza precedenti, cioè sulla messa all’asta online il 18 gennaio alle ore 15 nella sezione “Autografi & Memorabilia” presso un’importante ed autorevole Casa d’Aste, la Bertolami Fine Arts, lotto n. 43, del primo volantino con cui il 16 marzo 1978 le Brigate Rosse rivendicarono il sequestro dell’ex presidente della Dc Aldo Moro e la strage in via Fani in cui furono barbaramente trucidati i suoi 5 agenti della scorta, come scritto in modo assolutamente spregiativo nelle prime 4 righe delle 2 pagine del documento».
«Assolutamente tutto regolare», sottolinea Giuseppe Bertolami, il titolare della grande Casa d’Aste, cosa che ha ripetuto testualmente anche agli ufficiali della Digos che lo hanno interrogato per capire soprattutto quale fosse la provenienza del volantino in questione, e la dinamica più generale di una gara d’asta come questa appena partita.
«L’asta online del volantino, che misura circa cm. 33×22, presenta lievi strappi ai bordi, pieghe centrali e che è in condizioni molto buone», ha scritto nel suo esposto Pierluigi Roesler Franz al Procuratore Generale della Corte d’Appello di Roma, è partita da un prezzo base di 600 euro rispetto alla sua stima di 1.300 – 1.700 euro, ed ha già raggiunto gli 12 mila euro (è questa la più alta delle 38 offerte sinora pervenute).
L’ex direttore de “La Stampa” e de “la Repubblica” Mario Calabresi, figlio del commissario Calabresi, una delle vittime degli anni di piombo, ha giustamente scritto su Twitter: «Queste pagine grondano sangue, non possono essere comprate e vendute, diventare oggetto da collezione. L’unico luogo dove possono stare è nelle case della Memoria a ricordarci la barbarie che fu il terrorismo».
Ma la provocazione forse più forte della denuncia di Pierluigi Roesler Franz sta qui: «Ci si chiede: il volantino delle Brigate Rosse, datato 16 marzo 1978, distribuito il giorno dopo, in cui si annunciava il sequestro dell’allora presidente della Dc Aldo Moro e presentato nei giorni scorsi all’asta come “originale” non è, forse, un corpo di reato sottratto alla magistratura o agli atti della Camera e del Senato relativi alla Commissione parlamentare sul caso Moro? Come è possibile metterlo all’asta? Non va sequestrato subito e conservato eventualmente in un Museo della Memoria, ed esposto con tutte le dovute cautele e spiegazioni prendendone le distanze dal suo delirante contenuto?».
Pierluigi Franz nel suo esposto pubblico pone allo stesso Procuratore Generale della Corte d’Appello di Roma alcuni interrogativi pesanti.
«In proposito – sottolinea il giornalista – non sarebbe, forse, ravvisabile la violazione sia dell’art. 21 della Costituzione in tema di stampati illegali, sia dell’art. 15 della legge 8 febbraio 1948, n. 47 – Disposizioni sulla stampa? Quest’ultima norma, intitolata “Pubblicazioni a contenuto impressionante o raccapricciante” prevede che: “Le disposizioni dell’art. 528 del Codice penale si applicano anche nel caso di stampati i quali descrivano o illustrino, con particolari impressionanti o raccapriccianti, avvenimenti realmente verificatisi o anche soltanto immaginari, in modo da poter turbare il comune sentimento della morale o l’ordine familiare o da poter provocare il diffondersi di suicidi o delitti. Peraltro la pubblicità di tale volantino, amplificata dalla possibilità di vederlo sul computer e stamparlo online moltiplicandone così la sua diffusione non può forse integrare il reato di apologia di delitti con finalità di terrorismo: banco di prova per la tenuta dei principi fondamentali dell’ordinamento penale cui fanno riferimento gli artt. 414, terzo comma, c.p., che punisce con la reclusione da uno a cinque anni «chi pubblicamente fa l’apologia di uno o più delitti» e l’art. 270 bis c.p., che prevede il reato di associazione con finalità di terrorismo».

Giuseppe Bertolami

«Nessun mistero – replicano dalla Casa d’Aste Bertolami –. La Digos sapeva benissimo che non avrebbe trovato da noi nessun reperto giudiziario, ma solo una delle copie del volantino a suo tempo distribuito dalle BR alle istituzioni, e abbandonato nelle cabine telefoniche del centro di Roma, davanti alle scuole e in alcuni cassonetti della spazzatura. Niente di più. Qualcuno che ha avuto tra le mani quel volantino lo ha conservato fino ad oggi consapevole forse di avere tra le mani un documento storico di un certo valore. Dove sta allora il mistero? Numerose copie di questo volantino – sottolinea ancora Giuseppe Bertolami – sono già conservate nella più autorevole delle case della memoria, ovvero l’Archivio di Stato. Noi come casa d’aste facciamo semplicemente il nostro lavoro, non speculiamo su nulla. Questo è comunque un pezzo di storia italiana. Se fosse stato un pezzo di storia gloriosa, nessuno ne avrebbe parlato. Ma visto che tratta di un pezzo triste, tutti ne parlano».
Una tesi che non convince per niente Pierluigi Franz e che ancora oggi insiste nel chiedere che l’Asta venga definitivamente bloccata.
«Non è un esempio da stoppare subito per evitarne l’emulazione? Altrimenti – aggiunge il famoso giornalista al PG Antonio Mura – chi potrebbe assicurare che in un prossimo futuro da tutti gli archivi giudiziari italiani non spariscano reperti di analoghe drammatiche vicende o di fatti di cronaca che hanno diviso l’opinione pubblica nell’ultimo secolo e che potrebbero essere messi scandalosamente sul mercato come rarità assolute al migliore offerente? Ma di questo passo dove si andrebbe a finire? È davvero tutto normale?».

16 marzo 1978 ore 9.02: in via Mario Fani a Roma le Brigate Rosse sequestrano Aldo Moro e uccidono i cinque agenti di scorta. A terra il corpo dell’agente Raffaele Iozzino

Franz dedica, quindi, la parte finale del suo esposto pubblico alle vittime della Strage di Via Fani. «Ma i familiari dei cinque valorosi ed eroici agenti di scorta barbaramente trucidati dai brigatisti in via Fani si attendono, invece, che lo Stato continui a tutelare sempre il loro ricordo per aver sacrificato la vita per salvare quella di Aldo Moro. E semmai questa singolarissima ed anomala asta senza precedenti dovesse ugualmente svolgersi il suo ricavato dovrebbe essere quanto meno sequestrato ugualmente dallo Stato e devoluto al Fondo delle vittime del terrorismo affinché la memoria di quei drammatici anni vada preservata con assoluto rispetto e in silenzio».

Dario Franceschini

Ma non solo la Digos di Roma. Alla Casa d’Aste Bertolami in queste ore si è anche presentato il massimo esperto italiano di documenti legati al terrorismo, mandato espressamente dal ministro della Cultura, Dario Franceschini, con l’incarico ufficiale di redigere una relazione tecnica da presentare nelle prossime ore allo stesso ministro, inchiesta questa a quanto pare parallela a quella della Digos, e anche questa partita dopo l’esposto di Pierluigi Franz al Procuratore Generale Antonio Mura.
Cosa ne sarà del volantino “incriminato”? Francamente è ancora presto per dirlo. Di certo constatiamo che il volantino, ancora oggi 10 gennaio 2022, è in bella mostra e in vendita sul sito ufficiale della Casa Bertolami, ne deduciamo quindi che gli ufficiali della Digos, l’altro ieri, non avessero con sé nessun provvedimento di sequestro del documento stesso. Chi vivrà vedrà. (giornalistitalia.it)

Pino Nano

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